Interrogazione parlamentare di Verdi-Sinistra: il governo Eni-Meloni, si prende gas in area marina palestinese. Una vergogna

Israele concede licenze a Eni per il gas offshore nell’area marittima della Palestina

Le associazioni per i diritti umani palestinesi: sono illegali e violano il diritto internazionale

[12 Febbraio 2024]

L’8 febbraio, 4 gruppi palestinesi per i diritti umani – Al Mezan Center for Human Rights, Al Haq, Palestinian Centre for Human Rights (PCHR)  e Adalah (Giustizia in arabo) hanno denunciato che il governo israelian o ha dato «Licenze illegali di esplorazione del gas israeliano al largo delle coste di Gaza» e hanno chiesto a Israele di «Revocare le gare d’appalto che violano il diritto internazionale».

Ma il 29 ottobre, nel bel mezzo dell’invasione israeliana di Gaza, era stato il ministro dell’energia e delle Infrastrutture di Israele, Israel Katz, ad annunciare  «Notizie eccezionali per il mercato energetico israeliano. Anche adesso, le principali società di esplorazione di gas naturale ripongono la loro fiducia nella solidità di Israele e vogliono investire qui. Le società vincitrici si sono impegnate in investimenti senza precedenti nell’espolrazione del gas naturale e nei prossimi tre anni, che si spera possa portare alla scoperta di nuovi giacimenti di gas naturale, che a sua volta rafforzerà la sicurezza energetica di Israele, migliorerà le relazioni internazionali del Paese, contribuirà alla riduzione del costo della vita e costituirà un sicuro sistema energetico di riserva. fonte per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili. Vorrei ringraziare il personale dell’Amministrazione delle Risorse Naturali del Ministero per il loro duro e diligente lavoro, in questo periodo in cui molti dipendenti sono stati chiamati al servizio, per continuare a spingere il mercato energetico israeliano verso un futuro più pulito e più sicuro».

Infatti, il commissario per il petrolio del ministero dell’energia e delle Infrastrutture israeliano aveva annunciato i risultati di due gare nell’ambito del 4° Bid Round offshore (OBR4) per l’esplorazione di gas naturale nella zona economica esclusiva (ZEE) di Israele e le imprese vincitrici sono per la Zona G, 6 licenze assegnate a Eni (operatore), Dana Petroleum e Ratio Energies; Zona I, 6 licenze assegnate a SOCAR (operatore), BP e NewMed Energy.  E il ministero isrealiano sottolinea che «I risultati delle due Zone costituiscono un grande risultato per il mercato energetico israeliano, tra cui: ‘introduzione di quattro nuove società per l’esplorazione del gas naturale nella ZEE israeliana.  L’introduzione di due nuovi operatori in Israele. La scoperta di ulteriori giacimenti di gas naturale aumenterà la diversità dell’offerta e stimolerà la concorrenza sul mercato interno. Un totale di oltre 15 milioni di dollari in bonus alla firma».

Il direttore dell’Amministrazione delle risorse naturali e icommissario per il petrolio, Chen Bar-Yoseph, ha commentato: «I risultati dell’OBR4 pubblicati oggi sono il frutto degli sforzi professionali e ad ampio raggio del nostro team nell’ultimo anno, costituendo un risultato rivoluzionario. siamo fiduciosi che le compagnie vincitrici condurranno la fase di esplorazione in modo professionale, al fine di massimizzare il potenziale energetico ed economico dei giacimenti a beneficio dei cittadini di Israele.Stiamo avviando una nuova fase per garantire il futuro fabbisogno energetico di Israele, e siamo fiduciosi che, combinando le tecnologie esistenti ed emergenti, saremo in grado di produrre questa energia massimizzando le entrate per il popolo di Israele e minimizzando l’impatto ambientale. Vorrei ringraziare il Ministro dell’Energia e delle Infrastrutture per aver fiducia in noi nel guidare il processo e la creazione di un futuro energetico ed economico migliore per i cittadini di questo Paese».

Ma Al Mezan, Al Haq, PCHR  e Adalah fanno notare che in realtà gran parte delle licenze concesse nella Zona G a  Eni, Dana Petroleum (Regno Unito, una controllata della South Korea National Petroleum Company) e Ratio Petroleum (una società israeliana) sono in gran parte in un’area marittima adiacente alle coste di Gaza, quindi non nella ZEE israeliana e che «In particolare, il 62% della Zona G rientra nei confini marittimi  dichiarati dallo Stato di Palestina nel 2019 , in conformità con le disposizioni dell’United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOS) del 1982, di cui la Palestina è firmataria. Oltre alle licenze già assegnate nella Zona G, Israele ha emesso gare anche per le Zone H ed E; Il 73% della Zona H rientra nei confini marittimi dichiarati della Palestina, insieme al 5% della Zona E. Pur non essendo parte dell’UNCLOS, Israele ha  risposto  alla dichiarazione palestinese sostenendo che, poiché Israele non riconosce la Palestina come stato sovrano, la Palestina non ha l’autorità di dichiarare i propri confini marittimi e le proprie acque. Questo argomento è in diretta contraddizione con i principi consolidati del diritto internazionale».

Samir Zaqout (Al Mezan), Susan Power (Al Haq), Basilea Alsourani (PCHR) e Miriam Azem (Adalah), ricordano che «Israele è la potenza occupante nella Striscia di Gaza ed esercita il pieno controllo effettivo sulle aree marittime della Palestina. L’emissione della gara e la successiva concessione di licenze per l’esplorazione in quest’area costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario (DIU) e del diritto internazionale consuetudinario. Le gare d’appalto, emesse in conformità con il diritto interno israeliano, equivalgono in realtà all’annessione de facto e de jure delle aree marittime palestinesi rivendicate dalla Palestina, in quanto cerca di sostituire le norme del diritto internazionale umanitario applicabili applicando invece il diritto interno israeliano all’area, in contesto di gestione e sfruttamento delle risorse naturali. Secondo il diritto internazionale applicabile, a Israele è vietato sfruttare le risorse limitate non rinnovabili del territorio occupato, per guadagni commerciali e a beneficio della potenza occupante, secondo le regole dell’usufrutto, come previsto dall’articolo 55 dei Regolamenti dell’Aja . Invece, Israele, in quanto autorità amministrativa de facto nel territorio occupato, non può esaurire le risorse naturali per scopi commerciali che non siano a beneficio della popolazione occupata».

Il 5 febbraio 2024, Adalah ha inviato una  lettera  al ministro dell’energia israeliano e al procuratore generale di Israele, chiedendo: «(i) la revoca delle licenze per l’esplorazione del gas concesse nella Zona G; (ii) l’annullamento di eventuali gare pendenti nelle aree che rientrano nei confini marittimi della Palestina; e (iii) l’immediata cessazione di qualsiasi attività che comporti lo sfruttamento delle risorse di gas nei confini marittimi della Palestina, poiché queste aree non appartengono allo Stato di Israele e Israele non possiede alcun diritto sovrano su di esse, compresi i diritti economici esclusivi. Inoltre, l’esplorazione e lo sfruttamento del gas nelle aree marittime della Palestina violano palesemente il diritto fondamentale del popolo palestinese all’autodeterminazione, che comprende la gestione delle sue risorse naturali».

Il 6 febbraio, lo studio legale Foley Hoag LLP, in rappresentanza di Al-Haq, Al Mezan e PCHR ha inviato diffide a Eni SpA, Dana Petroleum Limited e  Ratio Petroleum  intimando loro di «Desistere dall’intraprendere qualsiasi attività nelle aree della Zona G che ricadono nelle aree marittime dello Stato di Palestina» perché «Tali attività costituirebbero una flagrante violazione del diritto internazionale». Le organizzazioni hanno notificato a Eni e alle altre due compagnie che «Qualsiasi tentativo di esplorare e sfruttare le risorse naturali rivendicate dallo Stato di Palestina senza il suo consenso violerà inevitabilmente il diritto internazionale umanitario, comprese le leggi sull’occupazione» e le hanno avvertite che «La complicità in crimini di guerra come il saccheggio è un reato grave, che espone gli attori delle corporations a responsabilità penale individuale. E’importante sottolineare che la Corte penale internazionale ha attualmente un’indagine aperta sui crimini internazionali commessi nel territorio dello Stato palestinese, e quindi ha giurisdizione per indagare e perseguire qualsiasi individuo ritenuto responsabile della commissione del crimine di guerra del saccheggio. Inoltre, partecipare alla gara ed effettuare esplorazioni di gas nelle aree marittime della Palestina, in violazione del diritto internazionale umanitario, espone le compagnie al rischio di azioni civili per danni».

Le 4 organizzazioni hanno dichiarato di essere pronte a «Utilizzare tutti i meccanismi legali disponibili nella massima misura possibile, a meno che le compagnie non si astengano da attività in violazione del diritto internazionale nei territori occupati, comprese le acque palestinesi».

Zaqout, Power, Alsourani e Azem concludono: «La demarcazione unilaterale di Israele dei suoi confini marittimi per includere le aree marittime della Palestina e le lucrative risorse naturali non solo viola il diritto internazionale ma perpetua anche un modello di lunga data di sfruttamento delle risorse naturali dei palestinesi per i propri guadagni finanziari e coloniali. Israele cerca di saccheggiare le risorse della Palestina, sfruttando quella che è già solo una frazione delle legittime risorse naturali dei palestinesi».

Il caso di una licenza israeliana concessa a Eni nella ZEE palestinese è stato portato in Parlamento dall’Alleanza Verdi-Sinistra (AVS) e il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli ha sottolineato in una nota che «Il governo Eni-Meloni scrive una nuova pessima e inaccettabile pagina del suo operato predatorio nello sfruttamento di risorse naturali in termini di approvvigionamento energetico e non curante delle norme del diritto internazionale».

Dopo aver ricordato la denuncia delle organizzazioni umanitarie palestinesi, Bonelli sottolinea: «Ho presentato un’interrogazione parlamentare e chiesto un urgente audizione del governo e di Eni affinché spieghino come sia possibile aver firmato contratti che prendono risorse che appartengono al popolo palestinese. Lo studio legale Foley Hoag LLP, ha inviato un avviso a ENI perché non intraprenda attività nelle aree marittime della Striscia di Gaza che appartengono alla Palestina, definendo illegittima la concessione per il gas di Gaza. Le associazioni prospettano ad Eni il rischio di rendersi complici in crimini di guerra. Chiedo alla Meloni di dare spiegazioni perché mentre a Gaza è in corso un massacro della popolazione il governo con  Eni chiede contratti per estrazione gas in aree marittime Palestinesi. Invito la premier Meloni a dare una risposta ad una scelta che per quanto mi riguarda non può che riempirci di vergogna».