Triplicano in un anno le auto elettriche immatricolate, ma sono ancora tre ogni mille

Istat, in Italia si respira aria sempre più pulita

Non mancano però i picchi negativi. I nuovi dati nel dossier “Qualità dell’ambiente urbano”

[10 Novembre 2015]

Il massiccio inquinamento dell’aria rappresenta un moderno flagello, con il quale nonostante tutto non possiamo rassegnarci a convivere. Il mancato rispetto dei limiti sul territorio italiano come su quello europeo continua ad essere additato come uno dei principali fattori di rischio ambientale, nonché un pericolo assai concreto per la salute umana. Nonostante ciò, in Italia sono fortunatamente lontane le scene apocalittiche che rimbalzano dai paesi in via di sviluppo: lampante l’esempio cinese, dove domenica gli ambientalisti denunciano sia stato raggiunto il livello di inquinamento da Pm 2.5 più alto mai registrato prima: 56 volte oltre il limite individuato dall’Oms.

Al contrario in Italia, complice la crisi economica, i livelli d’inquinamento dell’aria sono in tendenziale miglioramento da qualche anno. È quanto conferma oggi l’Istat aggiornando la sua rilevazione “Qualità dell’ambiente urbano”: «La qualità dell’aria migliora complessivamente nel 2014, soprattutto nelle città del Nord – riporta l’Istat –  tuttavia restano elevati i livelli per alcuni inquinanti e in diversi capoluoghi si rilevano picchi nelle medie orarie o giornaliere. Nel 2014 il limite per la protezione della salute umana del PM10 è stato superato in 35 capoluoghi. In sette città il numero di giorni di superamento è più del doppio dei 35 indicati come soglia dalla normativa. Rispetto al 2013 (44 le città interessate) continua il trend di riduzione iniziato tre anni prima, dopo il picco di 59 comuni registrato nel 2011. Scendono da 44 a 35 i capoluoghi dove il valore limite per il PM10 (media giornaliera) è superato per oltre 35 giorni», mentre «considerando nell’insieme i parametri per le polveri sottili (PM10, e PM2,5) le situazioni più critiche si presentano a Frosinone, Torino, Alessandria, Vicenza, Benevento, Cremona, Lodi, Milano, Cagliari e Palermo».

In questo contesto in chiaroscuro, è evidente che incidono profondamente sia i trend di consumo di energia elettrica, sia quelli inerenti i mezzi di trasporto. Per quanto riguarda i primi, riassume l’Istat, il consumo di energia elettrica per uso domestico nel 2014 è calato ancora (-7,3% in un anno), mentre il parco dei veicoli circolanti (14,8 mln, pari a 715 veicoli per km2 ) rimane pressoché stabile in quantità, sebbene stia cambiando in qualità.

«Nel 2014 – osserva l’Istat – torna a crescere la quota di auto di nuova immatricolazione (da 4,9 a 5,2%), ma aumenta anche quella delle auto di otto anni e più, meno sicure e meno efficienti dal punto di vista energetico (da 46,4 a 57,7% in 5 anni). Si riduce ulteriormente, da 55,5 a 54,1%, la quota di auto a benzina, a vantaggio di quelle diesel (37,9%) e a gas (7,7%). Le auto elettriche, in forte aumento, sono tre ogni mille nel 2014». Una quota certamente ancora ridotta, ma che risulta triplicata rispetto ai dati raccolti solo un anno prima: una tendenza che, probabilmente, troverà nuova linfa dopo lo scandalo sulle emissioni che ha colpito la Volkswagen.