Kazakistan: hanno vinto Tokayev e Putin. Fine della missione di pace russa/CSTO
Sedate con la forza le proteste contro il carovita e per la democrazia, la rivolta si è conclusa con una resa dei conti tra vecchio e nuovo potere kazako
[11 Gennaio 2022]
Oggi, il presidente del Kazakistan, Kasim-Yomart Tokayev, ha annunciato la fine della missione di mantenimento della pace dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) a guida russa e ha precisato che ormai «La situazione in tutte le regioni è stabile» e che « La missione principale delle forze di mantenimento della pace CSTO (Collective Security Treaty Organization) è stata completata con successo, il ritiro graduale del contingente inizierà tra due giorni. Questo processo non richiederà più di dieci giorni La missione principale della Csto è stata portata a termine».
Dopo aver schiacciato i rivoltosi nazionalisti con il pugno di ferro di esercito e polizia e con l’aiuto dei paracadutisti russi, Tokayev ha comunicato che «In generale è passata la fase acuta dell’operazione antiterrorismo. La situazione in tutte le regioni è stabile. A tal proposito dichiaro che la missione principale delle forze di pace della CSTO è stata portata a termine con successo. Tra due giorni il ritiro delle unità CSTO, il contingente di mantenimento della pace, inizierà per fasi. Il processo di ritiro non richiederà più di 10 giorni».
Il presidente kazako non minimizza quel che è successo – anche perché è stata la più grave crisi politico-sociale vissuta dal Paese dopo l’indipendenza dall’Urss nel 1991 – e ha sottolineato che «La risposta della CSTO ha consentito il recupero della città di Almaty, la più grande città del Paese e sua ex capitale, e quindi di non perdere il controllo su tutto il Kazakistan. Se avessimo perso Almaty, avremmo perso la capitale e l’intero Paese» e ha nuovamente accusato ambienti interni di aver organizzato le rivolte avvalendosi di mercenari e forze esterne e bande terroristiche: «Sono professionisti che preparavano il rovesciamento del potere. Trattandosi di un’aggressione portata avanti dal terrorismo internazionale contro il nostro Paese, il Kazakistan ha agito nel rispetto dei suoi diritti ricorrendo ai suoi partner della Csto perché gli inviassero il contingente di pace».
Ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva ricordato che «Le forze di pace della CSTO sono state inviate in Kazakistan sulla base di una richiesta ufficiale di quel paese e nel pieno rispetto dell’articolo 4 del trattato sulla sicurezza collettiva del 1992, che stabilisce che , in caso di aggressione contro uno qualsiasi degli Stati membri, tutti gli altri paesi forniranno il supporto e l’assistenza necessari, compresa l’assistenza militare». Secondo il ministero degli esteri russo, «Le affermazioni dell’Occidente, che considera illegittimo l’invio delle forze della CSTO, sono guidate da semplice animosità».
L’individuazione del nemico esterno serviva proprio a consentire l’intervento russo, ma è sempre più chiaro che le rivolte spontanee contro la liberalizzazione del prezzo del GPL e per chiedere democrazia e giustizia sociale sono state utilizzate per una resa dei conti all’interno del regime kazako che ha visto soccombere l’ala legata all’ex presidente e padre della Patria Nursultan Nazarbayev, uno dei dittatori asiatici più longevi e ammirato da Silvio Berlusconi perché riusciva a vincere le elezioni (truccate) con oltre il 90% dei voti.
Tokayev, che in molti credevano essere un uomo di paglia di Nazarbayev (e finora lo era), ha approfittato della rivolta popolare per far fuori la mafia petrolifera, familistica e cleptomane legata all’ex leader supremo (mafia della quale ha fatto parte anche lui) e per sbarazzarsi dei vertici dei servizi segreti e del governo fedele a Nazarbayev e oggi, piegata la rivolta sparando sulla folla e facendo migliaia di prigionieri, ha nominato il nuovo primo ministro Aliján Smailov (che era il premier ad interim), nomina subito approvata dalla Camera bassa del Kazakistan su “suggerimento” di Tokayev che ha subito incaricato il nuovo premier di presentare un piano d’azione al governo nelle prossime tre settimane e ha annunciato una moratoria quinquennale sugli aumenti salariali per ministri, capi di regione e deputati perché «La pubblica amministrazione necessita di una riforma e l’efficacia del dialogo tra funzionari e cittadini è scarsa per la presenza di una burocrazia totale» e ha dichiarato che presenterà altre radicali riforme a settembre, durante un discorso alla nazione, e che prolungherà la politica di modernizzazione del Paese.
Il Kazakistan ha il suo nuovo uomo forte che però deve il suo potere ai soldati di Vladimir Putin che si è così molto – e rapidissimamente – rafforzato in Kazakistan e in tutta l’Asia centrale ex sovietica dove i giacimenti di petrolio, gas, uranio e terre rare restano sotto egemonia russa e dove la Cina e l’Occidente (Italia compresa), sempre molto generoso con i petro-satrapi post-sovietici, continueranno a intervenire negli spazi lasciati liberi da Mosca.