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La guerra del gas di Cipro: al centro le trivellazioni offshore di Eni e Total

Due navi da guerra e un sottomarino turchi sorvegliano le prospezioni “illegali” dei greco-ciprioti
 |  Nuove energie

Il 13 luglio La Turchia ha inviato al largo di Cipro due fregate e un sottomarino a sorvegliare le attività della nave da trivellazione West Capella, battente bandiera panamense ma noleggiata da Total e da Eni. La multinazionale petrolifera italiana conferma di essere impegnata a Cipro «in attività di esplorazione e produzione di gas naturale e greggio e opera tramite la società Eni Cyprus Limited».

L’invio delle navi da guerra turche è avvenuto dopo il fallimento dei negoziati sulla riunificazione di Cipro, divisa tra la Repubblica di Cipro (greca), che fa parte dell’Unione europea, e la Repubblica turca di Cipro del nord, riconosciuta solo da Ankara.

Secondo una fonte dell’esercito, la Turchia dice di aver inviato fregate e sottomarino per «garantire la sicurezza del trasporto petrolifero», messo a rischio dai greco-ciprioti. Ankara aveva già avvertito la Repubblica di Cipro che avrebbe preso misure contro Nicosia «a causa delle operazioni congiunte di produzione petrolifera insieme alla Total e all’Eni», perché, «Le risorse di idrocarburi che si trovano al largo di Cipro devono appartenere sia ai turco-ciprioti che ai greco-ciprioti».

Le risorse gasiere offshore di Cipro sono uno dei principali motivi del contendere tra Nicosia e Ankara. Dopo l’ennesimo fallimento dei negoziati per la riunificazione dell’isola, il governo greco-cipriota ha deciso di autorizzare Eni e Total a realizzare prospezioni al largo di quelle che ritiene – come praticamente tutta la comunità internazionale – le sue coste. Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha gettato ulteriore gas sul fuoco, sostenendo «I diritti sovrani di Cipro» allo sfruttamento di questi giacimenti di gas e petrolio contesi.

Il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha risposto annunciando che Ankara ha già cominciato a preparare delle misure contro «le decisioni unilaterali dei greco-ciprioti» e ha aggiunto che «L’invio della West Capella prova che i greco-ciprioti non hanno dato prova di sincerità durante i colloqui per la riunificazione».

Insomma, la piattaforma continentale di Cipro rischia di diventare terreno di scontro armato nel Mediterraneo orientale e al centro c’è una trivellazione che coinvolge l’Eni che, insieme alla Total a ha avviato prospezioni per cercare il gas. Un’iniziativa che ha infiammato il nazionalismo turco, riunendo  per una volta il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e i suoi oppositori.

Per capire che aria tira, bisogna leggere l’intervista concessa a Sputnik/Ria Novosti  da o Necdet Pamir, presidente della commissione energetica del  Cumhuriyet Halk Partisi (Nhp – Partito repubblicano del popolo), la maggiore forza politica dell’opposizione turca, il partito “socialdemocratico” e nazionalista che pochi giorni fa ha portato un milione di turchi in piazza contro Erdoğan.

Pamir è convinto che «Sostenuti dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, i greco-ciprioti hanno proceduto a una prospezione di idrocarburi in dei territori precedentemente riconosciuti come Zona economica esclusiva della Turchia, mentre i turco-ciprioti hanno tutti i diritti di partecipare».

E’ evidente che l’esponente del Chp  considera – come tutti in Turchia . la Repubblica turca di Cipro del nord per quello che è: uno Stato fantoccio che si regge in piedi solo grazie ai soldati turchi, tanto che considera il mare nord-cipriota come Zone economica esclusiva della Turchia.

Ma Pamir  denuncia comunque all’agenzia di stampa russa che «L'attività dei greco-ciprioti in questa regione è illegittima. Violano il diritto internazionale.  La loro tattica consiste nell’attirare grosso società,  come Hepson e Total, coinvolgendole nei lavori sui campi, considerati come una sorta di prolungamento del giacimento gasiero super-gigante di Zohr, in Egitto».

La teoria dell’opposizione nazionalista-socialdemocratica turca  è che, visto l’intervento di compagnie europee e statunitensi,  «In queste condizioni, la Turchia potrebbe evidentemente ingerirsi,  avendo la comunità turca di Cipro tutto il diritto di partecipare ai lavori realizzati in questa regione». Ma Pamir  è convinto che Erdoğan alla fine  non farà nulla di concreto «Anche se si tratta di violazioni flagranti da parte di CIpro» e aggiunge che  «Ankara non vuole in realtà compromettere le sue relazioni con l’Unione europea e gli Stati Uniti».

Resta il fatto che le cannoniere turche “sorvegliano” minacciosamente le attività di trivellazione offshore di due multinazionali che appartengono a due Paesi Nato, proprio come la Turchia.

Redazione Greenreport

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