La Regione Lazio non vuole più la centrale nucleare. Voto unanime in Consiglio per accelerarne lo smaltimento
[18 Luglio 2013]
La decisione di chiudere la centrale nucleare di Borgo Sabotino (nel Lazio), la prima costruita in Italia, è del 1987, ma la presentazione del primo progetto di smantellamento è di fine 2003, ma ci sono voluti 40 anni esatti dalla sua entrata in funzione, per avviare davvero la sua dismissione.
Ora finalmente il Consiglio regionale del Lazio, approvando la mozione che ha come prima firmataria la consigliera Cristiana Avenali, ha fatto un importante passo in avanti verso la definitiva fine dell’avventura nucleare nella regione, sancita dal Referendum del 2011.
In una nota si spiega che «Ed è stata concordata una tempistica per cui l’assessore Refrigeri, grazie ad una delibera pronta che ricalca la mozione e che porterà all’approvazione della Giunta, fissa 6 mesi di tempo perché si riferisca dei lavori in Consiglio».
La centrale nucleare di Latina ha prodotto energia dal 1963 al 1986. Il combustibile radioattivo esaurito in uscita dal processo è stato avviato all’estero per il riprocessamento negli anni ’90, e dal 2006 la Sogin ha iniziato il processo di bonifica ambientale dell’impianto. Da allora, poco o niente si è saputo sui tempi di riprocessamento delle scorie e di rientro ai siti di produzione e sui livelli di contaminazione delle aree di localizzazione degli impianti.
La Avenali ricorda che «La mozione, che risponde alle richieste di partecipazione dei cittadini dei comitati e di associazioni come Legambiente, impegna la Regione ad accelerare sulle procedure di smaltimento, in totale trasparenza e sicurezza da una parte, e ad istituire un Tavolo di lavoro sulla dismissione degli impianti di Garigliano e Borgo Sabotino, già reso operativo dalla Regione Campania e con il quale quello della Regione Lazio dovrà confrontarsi. E’ impensabile infatti, gestire otto anni di attività di dismissione altamente rischiose e con costi di bonifica che superano i 700 milioni di euro, oltre che con altissima professionalità, con un’adeguata trasparenza e informazione approfondita alla cittadinanza per tutto il periodo previsto, cioè fino al 2021. Le relazioni istituzionali, con Provincia e Comune di Latina in primis, devono essere considerate solamente come un primo passo, necessario ma non sufficiente, per garantire trasparenza e processi democratici di una procedura che comunque presenta rischi sanitari ed ambientali visto che la centrale di Borgo sabotino presenta entrambi le due implicazioni più critiche del nucleare: la messa in sicurezza e lo smaltimento delle scorie».
La consigliera è soddisfatta per la chiara direzione impressa da tutto il Consiglio regionale: «Credo siano sostanziali passi avanti in una gestione realmente efficace e sostenibile della questione e per un’uscita, questa volta sì definitiva, dall’infelice stagione nucleare che ci ha regalato costi insostenibili in bolletta ed un impatto ambientale e sociale che hanno superato di gran lunga gli ipotetici vantaggi di una tecnologia oramai sulla strada del tramonto. Non possiamo dimenticare la drammaticità del nucleare, testimoniata dai livelli di radioattività che ancora si riscontrano a Chernobyl pari al momento dell’incidente, come dalla morte una settimana fa del responsabile del gruppo di eroi che rimase dentro la centrale di Fukushima per fermare il più recente disastro in Giappone».
Esulta Legambiente e il presidente del Cigno Verde laziale, Lorenzo Parlati, sottolinea che «È molto positivo che il Consiglio Regionale abbia approvato all’unanimità la mozione per istituire il tavolo della trasparenza per la centrale nucleare di Borgo Sabotino in provincia di Latina, è una richiesta che Legambiente e i comitati locali avevano fatto da molto tempo e finalmente la nuova amministrazione regionale ha fatto propria. L’approvazione è un passo importante per fare chiarezza sullo stato della bonifica, ora aspettiamo al più presto la delibera già annunciata dall’Assessore competente, in modo che istituzioni e parti sociali possano finalmente avere un quadro chiaro della situazione e capire le prossime tappe per mettere in sicurezza il sito nucleare».
Legambiente aveva chiesto alla Regione Lazio proprio quel “tavolo regionale di confronto, trasparenza e partecipazione sulle attività di messa in sicurezza dei materiali e dei siti nucleari, sull’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti e sul trasporto di materie radioattive” approvato e conclude che «Ora la mozione impegna la Regione ad accelerare sulle procedure di smaltimento, in totale trasparenza e sicurezza da una parte, e ad istituire un Tavolo di lavoro sulla dismissione degli impianti di Garigliano e Borgo Sabotino, già reso operativo dalla Regione Campania e con il quale quello della Regione Lazio dovrà confrontarsi».