La Sicilia reazionaria che preferisce il petrolio alle rinnovabili

La Sicilia è una terra bellissima ma violentata da sessant’anni di mala politica

[16 Luglio 2015]

La classe politica regionale, incapace di  fare scelte strategiche in materia energetica, sta ipotecando il futuro della Sicilia. Che le piaccia a no, questo secolo segnerà l’uscita dal petrolio con cambiamenti profondi che potranno essere programmati e pianificati, come stanno facendo i Paesi più evoluti, o subiti, come stiamo facendo noi.

Pur cercando di sfuggire alla retorica per cui chi scrive della Sicilia la presenta come la terra dei paradossi, la polemica degli ultimi giorni innescata dall’approvazione da parte degli uffici regionali di tre nuovi parchi eolici è impossibile descriverla senza farvi ricorso. La Sicilia è una terra bellissima ma, violentata da sessant’anni di mala politica, oggi ha perso, almeno in parte, la sua straordinaria bellezza.

Se le scelte fatte tra gli anni ’50 e ’60, che hanno portato a realizzare importanti poli industriali in aree costiere di grande pregio naturale e paesaggistico, possono essere spiegate con la vecchia cultura industrialista, incapace di comprendere i danni irreversibili che avrebbe prodotto; quelle successive, tutte dovute alla sudditanza verso i “poteri forti” o legate a clientele e malaffare, non possono trovare alcuna giustificazione. Eppure si tratta di scelte che continuano a caratterizzare le gestione del territorio in Sicilia.

Basti pensare che, per provare a salvare i posti di lavoro degli operai della raffineria ENI di Gela, la Regione ha da poco sottoscritto un accordo che prevede il rilancio delle estrazioni petrolifere nel suo territorio. Il presidente che ha firmato quell’accordo, è lo stesso che da anni si presenta come il più acerrimo nemico della realizzazione d’impianti eolici ed è rimasto a quanto pare sorpreso che non siano ancora stati vietati per legge. E la gran parte della classe politica siciliana, con l’eccezione del M5S, sull’argomento fa il coro. E non si tratta della prima volta. Il suo predecessore Lombardo dal 2009 si oppose fermamente all’eolico “perchè era infiltrato dalla mafia”, salvo poi finire condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Varrebbe la pena di capire il perché di una tale diffusa avversione per le rinnovabili nella classe politica siciliana. Penso che si tratti semplicemente del modo più facile per lavarsi la coscienza. Stiamo parlando di una classe politica che non riesce a produrre da quasi quarant’anni una nuova legge urbanistica per la Sicilia, che si oppone quasi unanimemente all’approvazione dei piani paesaggistici, che non ha detto una sola parola quando in questi giorni, prendendo atto di una giurisprudenza del CGA a dir poco discutibile, il governo Crocetta ha sostanzialmente riaperto la sanatoria del 2003 allargandola anche agli immobili ricadenti nelle aree vincolate. Insomma come nel mitico film “Johnny Stecchino” il problema della Sicilia non era la mafia ma il traffico, così per il presidente Crocetta e la quasi totalità della classe politica il problema sono le rinnovabili, e l’eolico in particolare. Senza quei mostri rotanti il paesaggio siciliano sarebbe conservato meglio di alcuni straordinari scorci della Toscana, dell’Umbria o delle valli svizzere.
Al di là della facile ironia, il problema è che questa classe politica non ha nemmeno la percezione di quanto strategiche siano le politiche energetiche per il futuro della Sicilia. Una regione che, a valle di una pianificazione che non ha mai avuto, potrebbe diventare una delle regioni più sviluppate d’Europa proprio grazie alla ricchezza di risorse naturali che saranno determinanti per il futuro del pianeta e quindi per salvare dall’estinzione l’umanità, come il sole, il vento, le correnti marine, ecc…

Il fatto che invece si punti sul petrolio sarebbe comico se non fosse di grave pregiudizio per il nostro futuro. La storia ha infatti una sua inerzia che nessuno riesce a fermare ed è evidente che questo secolo sarà quello dell’uscita dal petrolio. Il secolo nel quale sarà compiuta la rivoluzione energetica. Ciò produrrà inevitabilmente cambiamenti profondi che potranno essere programmati e pianificati, come stanno facendo i Paesi più evoluti, o subiti, come stiamo facendo noi.

 

Domenico Fontana

Presidente Legambiente Sicilia

(L’Ora Verde)