L’agnello pomarancino entra a far parte dei presidi Slow food

Grazie a 13 allevatori e al sostegno del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche di valorizza una risorsa preziosa per il settore zootecnico toscano

[15 Aprile 2016]

È stato assegnato all’agnello pomarancino, la razza ovina autoctona di Pomarance, il riconoscimento di “presidio Slow food”: un altro tassello nella conservazione di specie animali a rischio scomparsa. Tredici allevatori della Val di Cecina, facendo scelte coraggiose, da tempo salvaguardano l’agnello pomarancino per continuare una tradizione antichissima del territorio: nel 2006 è stato infatti fondato un Consorzio omonimo per tutelare questa straordinaria razza e valorizzarne la pregiata carne.

Oggi l’agnello pomarancino conta 800 capi in selezione, ma affinché sia fuori pericolo, è necessario che questo numero cresca ulteriormente. Ed è proprio quello che si propone il Consorzio che vuole tutelare la razza anche attraverso la valorizzazione del suo derivato principale, la carne, garantendone la filiera in ogni suo passaggio. Le regole del disciplinare di allevamento sono rigorose e rispettano la tradizione e la sostenibilità: l’agnello, in particolare, deve essere alimentato con latte materno fino alla macellazione, e seguire la madre al pascolo, nutrendosi quindi – oltre al latte materno – di una dieta che integra gli stessi alimenti della madre. Ovviamente abolite le materie prime Ogm o da esse derivate. Un rigido disciplinare, che è tuttavia ben attento al benessere degli animali,  allevati allo stato semi brado.

La presentazione del nuovo presidio Slow food avverrà, domenica 17 aprile, a Pomarance, a cura del Comune di Pomarance, CoSviG (Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche), Slow food – Condotta Volterra e Alta Val di Cecina e del Consorzio agnello pomarancino.

Con l’agnello pomarancino Slow Food raggiunge quota 400 presidi, con un progetto attivato in 20 Paesi: in questo caso, il progetto è inserito nell’attività della Comunità del cibo a energie rinnovabili, la prima al mondo a porre il proprio focus non sui prodotti ma sui metodi di produzione.

Una Comunità in cui CoSviG ha creduto sin dalla fondazione (che ha promosso) e a cui continua ad offrire il proprio sostegno. «CoSviG sostiene questo tipo di iniziative non solo per la conservazione di valori e tipicità tradizionali e caratteristiche del territorio – ha dichiarato l’amministratore unico, Piero Ceccarelli – A rischio c’è la tutela della biodiversità dell’area geotermica. Esprimiamo a livello nazionale un lungo elenco di ‘eccellenze’. In questo caso stiamo parlando di una razza identitaria, ovvero di una risorsa preziosa per il settore zootecnico toscano. L’allevamento di questi animali deve essere tutelato, e siamo grati ai 13 allevatori della Val di Cecina, che, facendo scelte coraggiose, e a volte controcorrente, tutelano questa razza autoctona per continuare una tradizione che affonda nei secoli le proprie radici».