Le spese militari mondiali ri-aumentano. SIPRI: sono legate al petrolio
Rapporto SIPRI: Italia 12esima. Usa primi di gran lunga, poi Cina e Arabia Saudita
[5 Aprile 2016]
Secondo il nuovo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), «le spese militari mondiali nel 2015 sono arrivate a circa 1.700 miliardi di dollari, cioè un aumento dell’1% in termini reali in rapporto al 2014».
La pubblicazione del rapporto coincide con l’apertura del Forum di Stoccolma sulla sicurezza e lo sviluppo e il SIPRI sottolinea che l’aumento dell’1% delle spese militari è il primo dal 2011. «Questo aumento riflette un aumento continuo in Asia e in Oceania, in Europa centrale in Europa dell’Est e in alcuni Stati del Medio Oriente – dicono al SIPRI – Quanto al calo delle spese in Occidente, si è stabilizzato. Parallelamente, le spese sono diminuite in Africa, in America Latina e nei Caraibi. Cos’, lo stato delle spese mondiali viene mitigato». Gli Usa restano di gran lunga il Paese che spende di più in armamenti, anche se nel 2015 le spese erano diminuite del 2,4%, fino a 596 miliardi di dollari. Aumenta invece del 7,4% le spese in armamenti la Cina, raggiungendo i 215 miliardi di dollari. Tra i Paesi che aumentano di più l’acquisto di armi, arrivando a 87,2 miliardi di dollari, (+5,7%), c’è l’Arabia Saudita che diventa così il terzo più grande acquirente di armi del mondo, “grazie” anche alla tragica guerra di invasione dello Yemen. Poi c’è la solita Russia con il 7,5% in più e 66,4 miliardi di dollari e qui probabilmente contribuiscono molto la guerra siriana e il conflitto ucraino.
Secondo il SIPRI Military Expenditure Database, l’Italia nel 2015 si è piazzata 12esima in classifica al mondo per spese militari, l’1,3% del Pil nazionale e l’1,4% delle spese militari mondiali.
Il SPRI è convinto che il crollo del prezzo del petrolio – con le evidenti eccezioni Saudita e russa – porti a una riduzione delle spese militari, mentre «una combinazione di prezzi elevati del petrolio e sfruttamento di nuovi giacimenti ha provocato un aumento delle spese militari in diversi Paesi del mondo nel corso dell’ultimo decennio». Quindi gli Stati petroliferi invece che nel benessere dei loro cittadini investono in armi. Però il calo dei prezzi del petrolio dal 2014 ha cominciato ad invertire questa tendenza nei Paesi dipendenti dalle entrate petrolifere e per l’ISPRI «Altre riduzioni delle spese sono attese per il 2016».
Tornando al 2015, le maggiori riduzioni di spese in armamenti nei Paesi petroliferi ci sono state in Venezuela (-64%) e Angola (-42%). Cali si sono registrati anche in Bahreïn, Brunei, Ciad, Kazakistan, Oman e Sud Sudan. Ma il SIpri evidenza che «Malgrado il calo delle entrate petrolifere diversi altri Paesi esportatori di petrolio hanno continuato ad aumentare le loro spese militari nel 2015. Diversi di questi Paesi – come l’Algeria, l’Azerbaigian, la Russia, l’Arabia saudita e il Vietnam — sonno impegnati in conflitti o si confrontano con l’intensificazione delle tensioni regionali. Tuttavia, le spese della Russia sono state più basse di quelle previste in bilancio e le spese dell’Arabia saudita sarebbero diminuite senza I costi supplementari di 5,3 miliardi di dollari allocati al suo intervento nello Yemen». Nel 2016 russi e sauditi prevedono di diminuire le spese militari.
Invece nei Paesi occidentali il calo delle spese militari starebbe per fermarsi. Il rapporto dice che «Dal 2009, le spese militari in America del Nord, in Europa occidentale e in Europa centrale sono diminuite, in gran parte a causa della crisi economica mondiale così’ come per la ritirata degli Usa e delle truppe alleate dall’Afghanistan e dall’Iraq. Però, nel 2015, sembrerebbe che questo calo sia arrivato ala fine. Nel 2015 le spese militari degli Usa sono diminuite del 2,4% en 2015, cioè la diminuzione più lenta da qualche anno». E’ il risultato deli tagli di bilancio approvate del Congresso Usa, ma nel 2016 le spese militari dovrebbero restare sullo stesso livello.
In totale in Europa occidentale e centrale le spese militari nel 2015 sono calate di solo lo 0,2% che se in Europa centrale c’è stato un aumento di ben il 13%, con aumenti particolarmente consistenti nei Paesi che confinano con la Russia, come Lettonia, Estonia e Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, il fronte cldo della Nato sulla crisi Ucraina. Invece, le spese per le armi nell’Europa occidentale sono calate dell’1,3%, la diminuzione annua più bassa dal 2010.Gran Bretagna, Francia e Germania hanno però annunciato un modesto aumento delle spese militrari nei prossimi anni, sia in funzione anti-russa che per la minaccia dello Stato Isalamico/Daesh.
Sam Perlo-Freeman, direttore del programma spese militari del SIPRI, dice che «Nel 2015, le spese militari presentano delle tendenze contrastanti. Da una parte le tendenze di spesa riflettono l’escalation delle tensioni e dei conflitti in numerose parti del mondo; dall’altra parte, mostrano una rottura netta con il forte aumento delle spese militari alimentata dal petrolio nell’ultimo decennio. Questo contesto politico ed economico instabile genera una situazione instabile per gli anni a venire».
In Asia e Oceania le spese militari sono aumentate del 5,4 % en 2015, con un grosso contributo della Cina. E anche l’escalation delle tensioni tra Pechino e diversi Paesi asiatici ha portato a un sostanzioso aumento delle spese militari in Indonesia, Filippine e Vietnam e un’inversione della tendenza al calo in Giappone, che ha un governo sempre più neo-militarista.
Il SIPRI non pubblica le stime per il Medio Oriente perché i dati di diversi Paesi non sono disponibili. Per i Paesi per i quali ci sono dati, le spese nel 2015 sono aumentate del 4,1% con un aumento record del 536% in Iraq tra il 2006 e il 2015.
In America Latina e nei Caraibi forti casi dappertutto, trainato come si è visto dal Venezuela. Anche il Brasile spende meno in Armi per tentare di tamponare la crisi economica. Invece in America Centrale le spese militari continuano ad aumentare a causa della crescente militarizzazione provocata dalla guerra contro la droga ce in realtà si è trasformata in un conflitto per risorse e territorio.
In Africa finalmente le spese militari sono calate del 5,3%, dopo 11 anni di aumenti costanti. A ridurre più di tutto è il regime petrolifero dell’Angola, il Paese dell’Africa subsahariana che spende più in armi.