L’Ecuador sprofonda nel caos della guerra civile con le bande armate

Decretato lo stato di emergenza in tutto il Paese e lo stato di forza maggiore negli impianti petroliferi

[10 Gennaio 2024]

Dopo la fuga dal carcere di massima sicurezza di Guayas  di José Adolfo Macías, alias Fito, capo della banda de los Choneros. legato al cartello messicano di Sinaloa, in Ecuador è scoppiata un vero e propria  conflitto armato interno che il primo giorno, il 9 gennaio si è concluso con 10 morti, 3 feriti, veicoli bruciati e almeno 6 persone rapite, nonché con l’arresto di circa 70 presunti criminali.

Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, salito al potere dal 27 novembre, ha avviato un giro di vita contro le bande criminali, ma l’8 gennaio ha dovuto decretare lo stato di emergenza e il giorno dopo ha riconosciuto «L’esistenza di un conflitto armato interno a causa degli atti di violenza registrati nelle ultime ore» e con un decreto ha ordinato alle forze armate di «Attuare operazioni militari secondo il diritto internazionale umanitario, al fine di neutralizzare i gruppi violenti che vengono identificati in più di 20 bande criminali organizzati transnazionali e classificati come come organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti. Questi gruppi sono: Águilas, ÁguilasKiller, AK47, Caballeros Oscuros, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p.27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones. Il documento precisa che le operazioni contro di loro saranno condotte dall’autoridad nacional de defensa e che il loro andamento dovrà essere riferito direttamente a Noboa.

Ma stanotte, in un nuovo attacco a Guayaquil, diverse persone hanno fatto esplodere un’auto nel settore di Isla Trinitaria e sono morte tre persone.

Il comandante della polizia di Guayaquil, colonnello José Angulos, ha riferito che, oltre alle vittime e ai feriti, 4 veicoli sono stati incendiati,  ci sono stati danni alle infrastrutture e sono stati arrestati i 14 presunti criminali, Sempre stanotte la Policía Nacional de Ecuador  ha comunicato che il numero dei presunti criminali arrestati è salito a 70 e ha riferito del rilascio di tre agenti sequestrati da gruppi violenti a  Machala, nel sud-ovest dell’Ecuador, dove i rapitori avevano letto un comunicato in cui minacciano Noboa: «Hai dichiarato guerra e avrai la guerra, hai pensato con i piedi ed è ora di assumere le conseguenze dei tuoi errori […] Hai dichiarato uno stato di emergenza, dichiariamo bottino di guerra alla polizia civile e ai militari, chiunque venga trovato per strada dopo le 23:00 verrà giustiziato».

Nel pomeriggio si è registrato l’atto che più ha allarmato la popolazione: l’occupazione di TC Televisión a Guayaquil da parte di criminali incappucciati e armati che hanno preso in ostaggio lo staff della televisione con un’azione trasmessa in diretta per almeno 15 minuti.  Gli uomini incappucciati hanno puntato una pistola alla tempia del giornalista José Luis Calderón  e gli hanno messo in tasca un candelotto di dinamite obbligandolo a chiedere in ginocchio che non gli venisse fatto del male. Poi è intervenuta la Polizia che ha liberato gli ostaggi e arrestato 13 persone.

Noboa ha scritto sul suo account X: «Ho ordinato alle Forze Armate  di effettuare operazioni militari per neutralizzare questi gruppi». Successivamente, il segretario generale della Comunicazione della Presidenza, Roberto Izurieta, ha comunicato che è stato insediato il Consejo de Seguridad Pública y del Estado, per analizzare la situazione nel Paese.

L’ammiraglio Jaime Vela Erazo, capo del Comando congiunto delle Forze Armate, la ministra del Governo, Mónica Palencia, e il ministro della Difesa, Giancarlo Loffredo hanno dichiarato che «Non faremo marcia indietro né negozieremo. Hanno  scatenato un’ondata di violenza per terrorizzare la popolazione, e per farlo hanno commesso atti sanguinosi e senza precedenti nella storia della nazione. Nonostante la loro brutale malvagità, questo tentativo fallirà».

Un avvertimento rivolto anche ai detenuti che in diverse carceri del Paese si sono rivoltati e tengono in ostaggio 125 guardie carcerarie e 14 impiegati amministrativi.

Il Ministero dell’Istruzione ha sospeso le lezioni in tutte le scuole di ogni ordine e grado fino al 12 gennaio.

La compagnia petrolifera Petroecuador ha annunciato che i suoi giacimenti petroliferi, gli oleodotti e i terminal  sono stati posti sotto controllo speciale. Le misure sono state adottate per proteggere il personale e garantire operazioni ininterrotte, ha affermato l’azienda energetica, ma che «Al momento, le operazioni di EP Petroecuador si svolgono normalmente su scala nazionale»

In realtà, già il 29 dicembre, Petroecuador aveva dichiarato lo stato di forza maggiore nel giacimento di Ishpingo, nella regione amazzonica, a causa delle proteste delle comunità indigene Waorani Kawymeno che protestano perché chiedono un  futuro dei loro figli, servizi sanitari, infrastrutture e istruzione adeguati. Le proteste hanno avuto un impatto sulle operazioni del giacimento, riducendo la produzione di petrolio di circa 17.000 barili al giorno (bpd).

A ottobre, Petroecuador ha segnalato un calo della produzione di petrolio a causa delle proteste delle comunità locali nel giacimento petrolifero di Auca, anch’esso situato a Orellana, nella regione amazzonica. Petroecuador è il principale produttore di petrolio del paese e rappresenta circa l’80% della produzione dell’Ecuador tramite la sua controllata Petroamazonas.

Ora le organizzazioni indigene e la sinistra temono che Noboa approfitti della guerra civile con le bande criminali per reprimere ogni movimento di protesta, come già fatto dal presidente Nayib Bukele di El Salvador.