Libia: le proteste tribali bloccano l’esportazione di petrolio

Il ministero del petrolio libico: «I nostri partner potrebbero andarsene»

[8 Gennaio 2024]

La National Oil Corporation della Libia (NOC) ha dichiarato, per cause di forza maggiore, la chiusura del giacimento petrolifero di Sharara a partire da domenica.  Il giacimento petrolifero è stato bloccato dai manifestanti e la NOC dice che «La chiusura ha comportato la sospensione delle forniture di petrolio greggio dal giacimento al terminal di Zawiya. Sono in corso trattative per riprendere la produzione il prima possibile».

Il 3 gennaio, un gruppo di manifestanti ha interrotto la produzione di petrolio nel giacimento petrolifero, chiedendo alle autorità libiche del governo di Tripoli di affrontare, tra le altre richieste, il problema della carenza di carburante nella regione meridionale del Fezzan.

Secondo quanto riportato dalla stampa libica, la chiusura di Al-Sharara non ha influenzato il giacimento petrolifero di El Feel, che si trova vicino a Sharara, ma la NOC ha confermato che le spedizioni di petrolio greggio al porto di Zawiya, circa 49 km a ovest di Tripoli, sono state interrotte.

Negli ultimi anni il giacimento petrolifero strategico Al-Sharara è stato chiuso  numerose volte sia per le proteste dei manifestanti che per gli attacchi di gruppi armati e la nuova chiusura sta suscitando timori a livello nazionale e internazionale in un momento di turbolenza del mercato petrolifero globale. Il ministero del petrolio libico ha avvertito che «I nostri partner potrebbero andarsene se i giacimenti petroliferi rimangono chiusi, mettendo a repentaglio la produzione di elettricità». Una situazione che evidenzia tutta la fragilità della Libia, uno degli instabili pilastri del Piano Mattei del governo di Giorgia Meloni.

Non è riuscito a sbloccare lo stallo nemmeno il  ministro della governance locale del governo di unità nazionale, Badr El Din Al-Toumi, che il 5 gennaio ha incontrato i sindaci dei comuni del Fezzan.  Secondo una dichiarazione del ministero di Al-Toumi, «Durante l’incontro sono state affrontate le richieste dei manifestanti e le questioni fondamentali che hanno portato alla chiusura del sito».

Al-Toumi ha confermato che «Come parte della risoluzione della carenza di carburante, è stato effettuato un coordinamento con la Brega Petroleum Marketing Company (BPMC) per aumentare le quantità di carburante da assegnare al deposito di Sebha» e ha poi sottolineato «L’importanza di mantenere un dialogo costruttivo con i sindaci e la necessità di trovare una soluzione che tenga conto di tutte le richieste».

Durante l’incontro è stato raggiunto un accordo sulla necessità di coordinare un incontro approfondito con il primo ministro Abdul Hamid Dbeibeh, i ministeri e gli organismi competenti per dare seguito ai progetti in corso previsti da attuare nel sud.

Ma il portavoce del Fezzan Movement, Abu Bakr Sharia, ha dichiarato che «I giacimenti petroliferi rimarranno chiusi finché non saranno soddisfatte le richieste dei manifestanti» e sul sito web Arraed news ha accusato i rappresentanti della regione meridionale nel governo e nel parlamento libico di Tripoli di trascurare le loro città e la loro popolazione.

ll Fezzan Movement ha chiesto «Un trattamento equo per il sud e la presenza del primo ministro Abdul Hamid Dbeibeh per negoziare e soddisfare tutte le richieste» che, oltre alla risoluzione della carenza di carburante nel Fezzan, comprendono il completamento della costruzione della Raffineria Sud e altre questioni, come la gestione dell’Ospedale Generale di Ubari.