L’intervento militare dell’Arabia Saudita in Siria può portare a una guerra mondiale?

Con la scusa della lotta allo Stato Islamico/Daesh, Riyadh vuole la guerra contro gli sciiti

[10 Febbraio 2016]

L’Arabia Saudita ha annunciato di essere pronta ad intervenire direttamente in Siria per combattere lo Stato Islamico/Daesh, ma, mentre anche la Turchia sembra pronta ad invadere il Rojava  liberato dai Kurdi, in molti pensano che il vero invio di truppe di terra in Siria servirebbe in realtà a contrastare l’avanzata dell’esercito siriano che, preceduto dai bombardamenti russi e aiutato dagli sciiti libanesi e iraniani,  sta spazzando via i ribelli islamisti siriani e i mercenari internazionali  che Riyadh ha  finanziato ed armato.

Theodore Karasik, un analista geopolitico di Dubai, ha detto all’AP che «La dottrina [del re saudita] Salman riguarda la proiezione del potere e della forza militare. Potrebbe essere alla ricerca di una leva, ma è anche molto grave».

L’Arabia Saudita, dopo aver  fomentato l’estremismo religioso contro il regime di Assad ed aver finanziato le forze che si sono trasformate nello Stato Islamico/Daesh, che non a caso professa il wahabismo come la monarchia saudita e che ha arruolato molti sauditi, ora si propone di inviare, insieme agli Emirati Arabi Uniti, per partecipare ad una pacificazione della Siria – alla quale fanno finta di credere solo gli statunitensi e i loro alleati occidentali – dopo essersi praticamente defilati dalla coalizione anti-Daesh.

Ma ora il portavoce dell’esercito saudita, il generale saudita Ahmed Asseri, dice: «Sappiamo che gli attacchi aerei non possono essere sufficienti e che è necessaria una operazione di terra», che metterebbe probabilmente i sauditi faccia a faccia con i russi.

E infatti sono proprio i russi ad avere forti dubbi sulle reali intenzioni della monarchia di Riyadh. Vladimir Akhmetov, dell’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia russa delle Scienze, ha detto alla Tass  che «Anche se Riyadh assicura circa l’intenzione di combattere contro l’organizzazione terroristica Stato islamico, ci sono grandi dubbi che lo faccia. E’ più probabile che i sauditi intendano fornire un supporto a quelle formazioni armate che si battono contro le forze del governo siriano».

Insomma, l’intervento saudita (e turco) mirerebbe in realtà a rovesciare  Assad e a contrastare la crescente influenza dei suoi alleati: la Russia e l’Iran che stanno mettendo all’angolo e milizie sunnite finanziate dai sauditi.

Una invasione di terra saudita in Siria significherebbe lo scontro diretto con le milizie sciite provenienti da Libano, Iran ed Afghanistan e probabilmente con i kurdi progressisti dei Rojava che vedono il wahhabismo come la peste. Gli iraniani non credono che l’Arabia saudita spingerà lo scontro settario con gli sciiti fino alla guerra aperta e Mohammad Ali Jafari, comandante delle Guardie della rivoluzione, ha detto all’agenzia Fars. «Hanno un esercito classico, e la storia ci dice tali eserciti non hanno alcuna possibilità nella lotta contro le forze d irregolari ella resistenza».  Il il ministro della difesa siriano, Walid al-Moallem, ha rincarao la dose: «La domanda che l’Arabia Saudita dovrebbe farsi è che cosa ha ottenuto nello  Yemen? E E’ stato un successo?  Ha seminato distruzione, colpendo ogni bersaglio due, tre volte e non ha lasciato in piedi una  pietra.  Questo ha fatto arrendere gli yemeniti?»

In un articolo scritto per la russa RT, il giornalista britannico Finian Cunningham sostiene che il piano di inviare truppe saudite in Siria sembra unno stratagemma, ma che questa imprudenza potrebbe portare ad una guerra totale che coinvolgerebbe Russia e Stati Uniti.

Ma Riyadh dice di avr semplicemente risposto all’appello del segretario della difesa Usa, Ashton Carter, e del vicepresidente Usa Joe Biden  per un maggior coinvolgimento militare dei Paesi arabi contro il Daesh  in Siria e in Iraq. In cambio anche gli Usa invierebbero truppe di terra in Siria, prendendo atto del fallimento dei negoziati di Ginevra. Ma il problema è: chi decide una invasione di terra in un Pase indipendente e il cui governo quello di Assad) è riconosciuto dall’Onu e da gran parte della comunità internazionale?

Cunningham ricorda che già a dicembre l’Arabia Saudita aveva annunciato la formazione di un’alleanza islamica-sunnita di 34 Paesi per «combattere il terrorismo», avvertendo che questa alleanza militare si riservava il diritto di invadere qualunque Paese considerato una minaccia terrorista, compresa la Siria. Un bell’azzardo visto che Paesi come la Russia, la Cina, il Brasile e il Sudafrica  non considerano affatto il regime siriano una minaccia terroristica e che per gli sciiti (e non solo) i mandanti e i finanziatori del terrorismo islamista sono proprio i sauditi.

Però Cunningham fa notare che la monarchi petrolifera assoluta dei Saud «Non è soddisfatta degli sforzi diplomatico degli Usa riguardanti la Siria e crede che gli statunitensi abbiano fatto diverse concessioni al governo siriano del presidente Basar al Assad  ed ai suoi alleati».

Per questo i colloqui di Ginevra sono stati un fallimento, perché nell’intenzione di occidentali, turchi e sauditi  ed erano volti solo a frenare l’intervento russo in Siria, non certo a farla finita con la guerra civile in Siria che ha provocato l’ondata di profughi verso l’Europa. Ed è forse per questo che l’offensiva russa in Siria, contro le milizie finanziate da Sauditi e turchi, si è intensificata.

L’intervento di terra saudita in Siria rischia di avere l’effetto di  un cerino gettato in una polveriera  e creare un altro Yemen a nord,: una guerriglia di posizione con gli sciiti libanesi e iraniani e i russi che potrebbe innescare un conflitto internazionale.

Cunningham teme che l’avventurismo militare saudita possa portare ad una guerra mondiale: «La storia ha dimostrato che le guerre non sono il risultato di una sola decisione deliberata, ma invece il risultato di un processo di impazzimento ogni volta più accelerato. La Sie ria è solo un potenziale cataclisma».

Speriamo di no, sarebbe imperdonabile se gli sbagli fatti dall’occidente in Siria e il fanatismo reazionario di una dittatura petrolifera portassero il mondo verso altre inaudite sofferenze, la Siria e il mondo ne hanno già fin troppe.