LISA Pathfinder, una sonda “Italiana” alla ricerca delle onde gravitazionali nello spazio
Un laboratorio spaziale perfettamente immobile per studiare l’evoluzione dell’universo
[8 Marzo 2016]
La sonda LISA Pathfinder, lanciata in orbita il 3 dicembre 2015, ha raggiunto posizione operativa il 22 Gennaio e, dopo una lunga serie di test, può ora cominciare l’esperimento scientifico e tecnologico, per il quale è stata progettata. La sonda, realizzata dall’ESA con il fondamentale contributo dell’ASI, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Università di Trento, e i ricercatori italiani spiegano che «Punta infatti a dimostrare la fattibilità tecnologica del rilevamento di onde gravitazionali nello spazio. Predette da Albert Einstein un secolo fa, le onde gravitazionali sono fluttuazioni nel tessuto dello spazio-tempo, generate eventi astronomici estremi, come l’esplosione di supernovae o la fusione di buchi neri. L’era dell’astronomia gravitazionale è stata inaugurate recentemente con l’annuncio della loro prima rivelazione, da parte delle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO. Un futuro osservatorio spaziale rivelerà onde gravitazionali con lunghezze d’onda maggiori di quelle rilevate a Terra e sarà quindi uno strumento essenziale per sviluppare questo nuovo campo di ricerca e indagare alcuni degli oggetti astronomici più massivi e violenti dell’Universo».
con LISA Pathfinder, scienziati e ingegneri puntano a «verificare la possibilità di estendere la ricerca delle onde gravitazionali allo spazio. In particolare la sonda è stata progettata per raggiungere una “caduta libera” assolutamente priva di disturbi esterni: una condizione, estremamente difficile da ottenere, che è però necessaria alla costruzione di un osservatorio gravitazionale spaziale. Per ottenerla i ricercatori hanno liberato nella navicella due masse di prova – una coppia di cubi identici di oro e platino, pesanti 2 kg e con un lato di 46 mm –e ora stanno verificando che effettivamente si muovano unicamente sotto l’effetto della gravità».
All’università di Trento evidenziano che «L’obiettivo non è affatto scontato, poiché anche nello spazio ci sono forze, ad esempio il vento di radiazione proveniente dal Sole, che potrebbero disturbare il moto dei cubi, che devono essere completamente isolati da ogni influenza non gravitazionale. Per questo dentro la sonda la posizione dei cubetti è monitorata costantemente e eventuali manovre sono effettuate con micropropulsori per evitare ogni contatto con i cubi».
Stefano Vitale dell’università di Trento e INFN, coordinatore scientifico del LISA Technology Package, il cuore tecnologico della missione, spiega a sua volta che «Per cadere liberamente nello spazio le due masse di prova devono essere perfettamente immobili, in modo che nessun altra forza disturbi il loro moto gravitazionale: e quindi solo un’onda gravitazionale potrà farli oscillare. La sonda comunque non sarà in grado essa stessa di rivelare le onde gravitazionali. Ai fini della prova tecnologica i due cubi sono posti a una distanza di soli 38 cm, troppo piccola per registrare le minuscole oscillazioni dello spazio-tempo. Le variazioni in distanza indotte dal passaggio di un’onda gravitazionale sono così piccole. che un osservatorio gravitazionale nello spazio dovrà tenere le masse di prova a una distanza di circa un milione di chilometri l’una dall’altra, misurando così variazioni dell’ordine di un milionesimo di milionesimo di metro».
Paul McNamara, scienziato del progetto Esa, dice che «La precisione necessaria a fare future osservazioni di onde gravitazionali nello spazio è così alta, che richiede una comprensione senza precedenti delle forze che agiscono sulle masse di prova».
I ricercatori italiani aggiungono: «In sostanza, dopo aver liberato i cubetti dal meccanismo che li racchiudeva ed essersi assicurati che sono nella posizione di caduta libera più precisa mai ottenuta, i ricercatori della collaborazione di LISA Pathfinder nei prossimi sei mesi condurranno una serie di esperimenti, “spingendo” le masse per verificare quanto realmente siano ferme rispetto alla sonda e libere da forze non gravitazionali.
Il team di ricerca proverà a interferire con il moto dei cubi, studiandone la reazione all’applicazione di diverse forze. Ad esempio un esperimento farà crescere la temperatura dell’ambiente ad alto vuoto che li contiene, riscaldando le poche molecole di gas rimaste, per misurare se questo produce qualche effetto sulle masse. Oppure verranno applicate ai cubi forze magnetiche ed elettriche via via crescenti per stimare il punto in cui le masse deviano dalla caduta libera».
LISA svolgerà sei mesi di attività scientifica e i suoi risultati apriranno la strada alla missione L3, il prossimo progetto di ESA, dedicato alla esplorazione dell’Universo gravitazionale. I ricercatori trentini concludono: «L’osservazione nello spazio infatti allargherà la finestra sull’Universo gravitazionale, che abbiamo appena aperto, essendo sensibile alle onde generate da buchi neri supermassivi, con masse pari a milioni di miliardi quella del Sole, posti al centro delle galassie più grandi. Negli scontri e fusioni di galassie, i mostri cosmici che racchiudono si fondono lentamente e producono onde gravitazionali. Questi dati ci forniranno indizi unici sulla formazione delle grandi strutture cosmiche e soprattutto sull’evoluzione dell’Universo primordiale, quando si generarono le prime stelle e galassie».