Livorno e lo strano senso dell’ambientalismo del sindaco per il porto
[3 Febbraio 2015]
In perfetta sintonia con l’entusiasmo del nuovo che il Movimento 5 Stelle ha sempre dichiarato di voler portare nella città di Livorno, il sindaco Filippo Nogarin si è recato nella vicina città di Pisa per dare la sua opinione – in conferenza stampa coi pentastellati locali – sulla costruzione della nuova darsena Europa nel porto labronico.
L’opera in questione, secondo il presidente della Regione Enrico Rossi, serve «subito» per dare una svolta al porto di Livorno (e il principale della Toscana), pena il vederlo «diventare marginale» in un contesto mediterraneo sempre più agguerrito. Serve tanto da spingere l’amministrazione regionale a mettere sul piatto 170 milioni di euro per la sua realizzazione, cercando di spingere l’Autorità portuale e il governo a fare altrettanto. L’ostacolo principale sembra però continuare ad arrivare proprio dal comune di Livorno.
«Non ci schieriamo contro lo sviluppo del porto – ha dichiarato ieri il sindaco Nogarin, nelle battute raccolte dai colleghi del Tirreno – Livorno vive una crisi economica e occupazionale terribile. Però non diremo mai sì alla cieca, senza approfondimenti sulla nuova piattaforma progettata. Sono venti anni che si parla del nuovo piano regolatore del porto, non vedo ora la necessità di tanta fretta; è importante l’infrastruttura ma lo è altrettanto studiarne bene l’impatto ambientale e finanziario, perché per ora si sa quanto costa ma non chi garantirà i finanziamenti. Né se ne conoscono l’impatto sulla costa pisana e i veri effetti economici e occupazionali. Così – sottolinea il sindaco – io non mi prendo la responsabilità».
Un’affermazione che suona strana da parte di un sindaco che è stato delegato dal proprio territorio proprio a gestirne le problematiche, ma che neanche collima molto con le (non) preoccupazioni ambientali inerenti il porto, che da parte dell’amministrazione grillina avrebbero potuto manifestarsi soli pochi giorni addietro.
Dopo anni di attesa, adesso una controllata della multinazionale indonesiana Musim Mas, la Masol Continental Biofuel, è riuscita ad ottenere in concessione pluridecennale un’area di 10mila metri quadrati proprio all’interno del porto oggetto della diatriba in salsa labronica (e precisamente sulla sponda est della già esistente Darsena Toscana). Per farne cosa? Il progetto, che chiama in ballo investimenti per 55 milioni di euro, fa perno sull’olio di palma, di cui la Musim Mas è uno dei più importanti produttori mondiali: Livorno sarà un polo di stoccaggio, smercio e – nelle intenzioni – anche luogo di trasformazione in bio-diesel di 280mila tonnellate di olio di palma all’anno.
Numeri importanti, e che (non ci si lasci abbindolare dall’appellativo “bio”) hanno ben poco a che vedere con l’economia verde. L’Indonesia, che è il più importante produttore di olio di palma al mondo, ha perso in pochi anni un quarto della propria copertura forestale a causa delle produzioni di olio di palma, portata avanti di frequente tramite politiche predatorie.
Adesso, proprio l’olio di palma (che da pochi mesi alimenta anche il riscaldamento delle ristrutturate piscine comunali, rendendo orgoglioso il sindaco per la ventata d’innovazione “verde”) arriverà ora sulle coste labroniche, dopo un viaggio da svariate centinaia di migliaia di miglia, per essere lavorato e andare a impattare su un territorio che già rappresenta il distretto energetico più ampio della Toscana; il sindaco di Livorno ne ha tenuto di conto, prima di andare a salutare la Masol sancendo l’insediamento come «un momento molto importante per la città. Sono contento – ha sottolineato Nogarin – di questo avvenimento. Masol può contare su di noi, saremo sempre al suo fianco».
Ci chiediamo quindi se gli standard coi quali è stato giudicato opportuno e sostenibile l’insediamento della Masol nel porto di Livorno siano mutati nel giudicare la necessità di un ampliamento del medesimo porto, che appare vitale per il futuro dell’infrastruttura e – in definitiva – per lo sviluppo economico stesso di una città come quella labronica, che è storicamente legata in modo strettissimo al suo sbocco sul mare. Sarebbe assai triste infatti scoprire che i giudizi di merito sull’infrastruttura dipendono preminentemente da valutazioni legate all’opportunità politica; convinti che così non sia, bene che il sindaco dia peso ai criteri ambientali per dirigere lo sviluppo cittadino. Solo si noti che il momento di investire e lasciar investire sulla Darsena Toscana sta passando ora, e sarebbe bene non tergiversare.