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Si accumulano le prove sui pericoli della fratturazione idraulica

Los Angeles vieta il fracking

 |  Nuove energie

Il Consiglio comunale di Los Angeles ha approvato il divieto di fratturazione idraulica sul territorio che amministra, questo fa della metropoli californiana la prima città produttrice di petrolio degli Usa a mettere fine alla pratica del fracking.

I consiglieri del City Council non sono affatto convinti che iniettare la miscela fluida di acqua e sostanze chimiche del fracking nel sottosuolo della grande città californiana sia una buona idea ed hanno quindi accolto le richieste delle comunità locali e degli ambientalisti che sono preoccupati sia per l’inquinamento delle falde di acqua potabile, sia per la possibilità che la fratturazione idraulica inneschi terremoti in un’area al elevatissimo rischio sismico.

La nuova delibera vieta il fracking e altre forme di "“well stimulation” all'interno del territorio di Los Angeles fino a quando il City Council non sarà sicuro che non rappresentino una minaccia per la salute e la sicurezza dei cittadini.

Il voto è avvenuto su richiesta del Planning and Land Use Management Committee di Los Angeles che, il 25 febbraio, ha deciso di portare in Consiglio la questione per sottoporla alla votazione. Los Angeles segue l’esempio di 4 città del Colorado che nel novembre 2013 avevano istituito divieti simili, seguendo a loro volta l’esempio della Contea di Mora, nel New Mexico che nel maggio 2013 diventò la prima entità amministrativa Usa a imporre il divieto di fracking.

Ma, sull’onda della siccità che ha devastato il terzo più grande - dopo Alaska e Texas ed esteso quanto l’Iraq - e il più ricco Stato Usa, il bando al fracking potrebbe essere presto allargato a tutta la California per la grande quantità di acqua dolce che consuma questa tecnica. Un recente rapporto di Ceres (Hydraulic Fracturing & Water Stress: Water Demand by the Numbers) ha rivelato che il 96% dei progetti di pozzi di fracking in California sono in aree ad alto stress di siccità e/o idrico.

Inoltre, secondo lo studio “Estrogen and Androgen Receptor Activities of Hydraulic Fracturing Chemicals and Surface and Ground Water in a Drilling-Dense Region” pubblicato nel luglio 2013 su Endocrinology dai dipartimenti Obstetrics, Gynecology and Women's Health, Biological US Geological Survey, statistica ed Environmental Research Center dell’università del Missouri, i prodotti chimici utilizzati nel fracking sono legati all’insorgenza di sterilità, malformazioni alla nascita e cancro. Nel 2011 un altro studio dell’Environmental Protection Agency Usa aveva scoperto che una falda idrica del Wyoming era stata contaminata dai fluidi del fracking con livelli di benzene molto più alti di quelli fissati dall’agenzia ambientale federale in attuazione del Safe Water Drinking Act.

Un altro studio (Increased stray gas abundance in a subset of drinking water wells near Marcellus shale gas extraction) pubblicato dai ricercatori della Duke University su Onas nel 2013, ha trovato metano nell’82% dei 141 pozzi di gas shale analizzati e all’inizio di quest’anno un’inchiesta dell’Associated Press (Increased stray gas abundance in a subset of drinking water wells near Marcellus shale gas extraction) ha confermato la fondatezza delle denunce di contaminazione dell’acqua e dell’ambiente da parete dell’industria del fracking in West Virginia e Pennsylvania.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.