«Bene l’apertura con la Bielorussia, ma siamo preoccupati per la centrale nucleare di Ostrovec»
Lukashenko, l’ultimo dittatore europeo in visita in Italia
Legambiente a Mattarella e al Papa: non dimenticare chi vive nelle zone contaminate
[19 Maggio 2016]
Fino a poco tempo fa l’eterno presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, era considerato l’ultimo dittatore d’Europa, quasi un appestato politico, troppo fedele alla Russia di Vladimir Putin e accusato di reprimere ogni opposizione interna. In Europa le sue rielezioni stravinte – con i concorrenti zittiti o in galera – erano ritenute regolari e ammirevoli solo da Silvio Berlusconi, che ha sempre avuto un debole per gli autoritari presidenti ex comunisti delle repubbliche post-sovietiche, rieletti con oltre il 90% dei voti, segno per Berlusconi dell’amore dei loro popoli.
Però, dopo la rivolta di piazza Maidan in Ucraina la Bielorussia è stata riammessa tra i Paesi con i quali si può parlare perché ha fatto da mediatore e cuscinetto – usando però le maniere spicce per non farsi “infettare” da una qualche “rivoluzione arancione” – tra Ucraina, Russia e Unione europea.
Va probabilmente letta in questo contesto la visita del padre-padrone della Bielorussia in Italia, dove Lukashenko incontrerà il presidente Sergio Mattarella, e in Vaticano, dove sarà ricevuto da Papa Francesco
Legambiente oggi sottolinea «L’importanza di stabilire un rapporto di proficua collaborazione e cooperazione con questo Paese colpito dal disastro nucleare di Cernobyl. Nonostante siano passati ormai trent’anni dall’incidente, la situazione è purtroppo ancora gravissima».
Il direttore nazionale del Cigno Verde, Stefano Ciafani, spiega che «Ancora oggi in Bielorussia ci sono 1.141.000 persone, di cui 217.000 solo bambini che vivono nelle zone contaminate I livelli di contaminazione continuano a essere elevati anche nelle derrate alimentari, provocando un abbassamento delle difese immunitarie, tumori, leucemie e altre patologie soprattutto nei più piccoli».
Angelo Gentili, responsabile Solidarietà di Legambiente, uno che la realtà bielorussa la conosce bene, aggiunge: «Chiediamo al presidente Mattarella e a Papa Francesco di non dimenticare, durante l’incontro con il premier bielorusso, la situazione ancora difficile per tantissime famiglie che vivono nelle regioni maggiormente colpite dal disastro nucleare di 30 anni fa. Abbiamo il dovere di occuparci della popolazione a rischio partendo proprio dai bambini, che sono i soggetti più vulnerabili».
L’associazione ambientalista esprime inoltre «forte preoccupazione per la centrale nucleare in costruzione in Bielorussia, a Ostrovec, già protagonista del crollo dei sostegni di parte della struttura in costruzione. “Sembra che la drammatica storia di questo paese legata al nucleare non abbia insegnato nulla».
Una preoccupazione condivisa da un Paese dell’Unione europea, la Lituania, che il 5 ha convocato l’Ambasciatore della Bielorussia Aleksandr Korol per chiedere informazioni riguardo all’incidente avvenuto in fase di costruzione alla nuova Centrale nucleare di Ostravets.
Infatti, che la centrale di Astravets sorge a soli 50 km dal confine con la Lituania, «Paese – sottolinea Legambiente Solidarietà – che ha più volte richiamato l’attenzione su possibili fughe radioattive e sull’eventuale contaminazione del bacino del fiume Neris, che attraversa anche la capitale Vilnius».
Le stesse autorità bielorusse, che inizialmente avevano tenuto nascosto il danno strutturale avvenuto alla Centrale di Ostravets, hanno poi ammesso l’incidente attraverso l’agenzia di stampa ufficiale Belta, seppure minimizzando, quanto effettivamente accaduto.
«Inoltre – sottolineano gli ambientalisti – così come riportato sul sito del Ministero degli Esteri della Repubblica della Lituania, pare che non sia neppure il primo incidente avvenuto al cantiere di Ostravets da quando sono iniziati i lavori di costruzione. A questo proposito le autorità lituane hanno chiesto formalmente alla Bielorussia che sia effettuata una missione da parte dell’Iaea (International atomic energy agency) per verificare il progetto nella sua parte strutturale e realizzare uno stress-test, così come concordato con la Commissione Europea in data 23 giugno 2011, oltre a riconsiderare la costruzione stessa». Intanto Legambiente continua a impegnarsi con il Progetto rugiada contribuendo all’ospitalità ogni anno in una zona non contaminata della Bielorussia di oltre 100 bambini provenienti dalle aree più a rischio con un periodo di soggiorno con alimentazione pulita e controlli medico sanitari.