Se Mosca accettasse il prezzo del greggio tornerebbe a crescere
Petrolio, New Yok Times: «L’Arabia Saudita ridurrà la produzione se la Russia smette di sostenere Assad»
I russi: «L'essenziale non è l’economia, ma la grande politica»
[4 Febbraio 2015]
Mentre l’Europa guarda con preoccupazione l’escalation del conflitto armato in Ucraina e conferma le sanzioni contro Mosca, si trova segretamente a sperare che la Russia non accolga l’offerta che, secondo quanto scrive oggi il New York Times, l’Arabia Saudita avrebbe fatto a Vladimir Putin per quanto riguarda un altro teatro di guerra ancora più pericoloso: se la Russia la smette si sostenere il regime nazional-socialista di Bashir al Assad in Sira, Riyadh potrebbe ridurre la sua produzione petrolifera.
Il New York Times cita sia fonti statunitensi che saudite ed informazioni raccolte negli ultimi mesi e rivela quello che tutti sapevano: il crollo repentino del prezzo del petrolio, oltre che un “adeguamnto”! alla crisi economica globale, è anche una manovra economico/geopolitica per punire Mosca per l’annessione della Crimea e l’intervento a favore dei ribelli dell’Ucraina orientale, ma è soprattutto una vendetta contro l’appoggio dato da Mosca ad Assad, che ha consentito al regime siriano di resistere agli attacchi dell’opposizione armata e finanziata da occidentali e monarchie assolute del Golfo. E’ questo mancato crollo del regime baathista siriano che poi ha portato alla radicalizzazione della resistenza siriana che alla fine ha dato vita all’esercito di tagliagole dello Stato Islamico/Daesh, completamente sfuggito dalle mani di sauditi e qatariani che lo avevano finanziato e che continuano a finanziare bande qaediste come il Fronte Al Nusra.
Il New York Times rivela che rappresentanti sauditi hanno già condotto una serie di negoziati con I russi per chieder loro di molare Assad, ma senza giungere a «Progressi considerevoli». Il ricatto sembra non funzionare, anche se una riduzione della produzione di greggio saudita potrebbe far risalire il prezzo del petrolio e dare una boccata di ossigeno all’economia russa che dipende dalle entrate petrolifere/gasiere.
In una recente intervista a Foreign Affairs, il presidente siriano ha detto di essere convinto che «La Russia e l’Iran proseguiranno a sostenere il governo nonostante i problemi economici legati alla caduta dei prezzi del petrolio».
Oggi su Ria Novosti Elena Suponina, consulente del direttore dell’istituto di studi strategici di Mosca, dice che «La Russia non rinuncerà al sostegno che dà al governo siriano di Bashir al-Assad in Siria. L’Arabia saudita non è in grado di influenzare considerevolmente da sola il prezzo del petrolio. In un futuro prossimo, la posizione della Russia non cambierà per un qualsiasi pretesto. Questa posizione non si fonda su calcoli economici, ma sui principi della politica internazionale della Russia e sulla sua visione della situazione nel Medio Oriente. L’essenziale non è l’economia, ma la grande politica».
Secondo la Suponina però quello che ha rivelato il New York Times è probabilmente vero: «Secondo informazioni di cui dispongo, i Sauditi hanno fatto questa ipotesi a più riprese nei loro contatti con i più alti dirigenti russi, ma si sono sempre scontrati con un rifiuto categorico. I Sauditi e gli statunitensi scambiano i loro sogni per realtà e si sforzano di convincere tutto il mondo che sono in grado di modificare i prezzi del petrolio come pare a loro. Riyadh non è in grado di far salire da sola il costo del greggio».