Piombino, il problema del rigassificatore è il colore della nave?

«La Soprintendenza ha chiesto che abbia una tinta più omogenea al paesaggio»

[20 Settembre 2022]

È iniziata ieri la Conferenza dei servizi sul rigassificatore di Piombino, avviando l’iter – che dovrebbe concludersi il 21 ottobre – propedeutico all’installazione della nave Golar tundra all’interno del porto.

Dei trentacinque enti presenti in Conferenza dei servizi, l’unico parere nettamente contrario è stato quello del Comune di Piombino: un parere doppio, dell’ente e del sindaco Ferrari in quanto responsabile della salute pubblica.

Da parte sua, Snam – che su indicazione del Governo ha acquistato il rigassificatore, per 350 mln di dollari – ha ribadito che per rispettare l’impegno a mettere in funzione la struttura entro la prossima primavera è necessario che abbia il via libera non più tardi della fine di ottobre.

Nei mesi di cantiere, è stato spiegato, lavoreranno all’impianto circa ottocento persone, di cui 336 lavoratori di imprese locali: a regime il personale a bordo della nave sarà invece composto da una quarantina di persone.

Ma il presidente della Regione Eugenio Giani, commissario straordinario per il rigassificatore, punta a soddisfare un “memorandum” di richieste rivolte al Governo per compensare la presenza del rigassificatore, dalle mai realizzate bonifiche al Sin di Piombino a sconti (ancora da definire) sul prezzo dell’energia per le imprese del posto e i cittadini.

Nel corso della Conferenza sono stati poi ripercorsi molti numeri legati al progetto: dagli 8 chilometri di tubature da realizzare per portare il gas nelle rete nazionale al funzionamento del processo di rigassificazione, che utilizzerà l’acqua del mare per riscaldare (senza entrarvi direttamente in contatto) il gas liquefatto (a -161 °C) e farlo tornare gassoso.

L’acqua sarà poi reimmessa in mare, raffreddata di 7 °C, senza che questo – stando a quanto affermato in Conferenza dei servizi – abbia particolari effetti, per l’itticoltura o la pesca, esaurendo i suoi effetti all’interno dell’area portuale. Ugualmente per l’ipoclorito di sodio usato, nei limiti di legge, per tenere pulito lo scambiatore di calore.

In perfetto stile italiano non sono mancate neanche note di colore nel processo decisionale, è il caso di dire: «Ci si è soffermati anche sul colore della nave, che la Soprintendenza ha chiesto che abbia una tinta più omogenea al paesaggio», dichiarano dalla Regione.

Un bel verde magari, dal sapore di greenwashing. Sembra però sfuggire il paradosso che se oggi il rigassificatore serve è per l’ignavia che nell’ultimo decennio ha gravato sull’istallazione di impianti per le fonti rinnovabili, anche per l’opposizione arbitraria di soprintendenze ed enti locali.

Peggio ancora, un progetto che nasce come temporaneo in quanto emergenziale, graverà sulla transizione ecologica della Toscana e dell’Italia intero per un quarto di secolo: i primi tre anni il rigassificatore resterà in porto, poi troverà posto in una localizzazione offshore. Dove? Non si sa.

L. A.