Quali e quanti impianti di riscaldamento ci sono in Toscana

Arriva da qui il 73% di tutto l’inquinamento atmosferico da PM10 emesso sul territorio regionale, contro il 58% del dato nazionale

[4 Aprile 2022]

In Toscana la Regione ha istituito il “Sistema informativo regionale sull’efficienza energetica” (SIERT) che comprende l’archivio informatico degli attestati di prestazione energetica, gli elenchi dei soggetti certificatori e degli ispettori degli impianti termici nonché il catasto degli impianti di climatizzazione. A decorrere dal gennaio 2019 la Regione Toscana si avvale dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR) S.p.A. per la gestione del SIERT.

Impianti di riscaldamento ed emissioni di polveri

Le emissioni degli impianti di riscaldamento sono assai rilevanti anche ai fini della determinazione della qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. E’ ormai riconosciuto in modo abbastanza chiaro che le emissioni degli impianti di riscaldamento costituiscono una delle principali fonti di produzione delle polveri fini (PM10 e PM2,5) che influiscono assai negativamente sulla nostra salute. Non a caso l’efficientamento energetico degli edifici costituisce una delle leve più importanti dell’impegno per la transizione ecologica.

Per quanto riguarda il PM10, i dati aggiornati dell’inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (IRSE) della Toscana mostrano come gli impianti di riscaldamento domestico producano il 73% di tutto il PM10 emesso rispetto al 58% a livello nazionale.

I livelli di emissioni inquinanti dei diversi impianti di riscaldamento

Studi comparativi sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet nonché sull’effetto dell’invecchiamento hanno mostrato una marcata differenza fra i vari combustibili, con un incremento progressivo di due ordini di grandezza nelle emissioni di PM passando dai combustibili gassosi e il gasolio al pellet e di un altro passando dal pellet alla legna da ardere. Così come sono rilevanti le caratteristiche tecniche degli apparecchi a pellet e la qualità del pellet impiegato. Dagli studi emerge anche la fondamentale importanza di eseguire una corretta e completa manutenzione perlomeno annuale al fine di ripristinare le condizioni di regolare funzionamento degli apparecchi, ciò indipendentemente dalla qualità del combustibile utilizzato e dal livello tecnologico delle stufe; infatti l’insorgere di fenomeni di instabilità e degenerazione delle prestazioni può presentarsi anche con apparecchi di alta gamma alimentati con pellet di buona qualità.

Quantità e tipologia di impianti di riscaldamento in Toscana

Vediamo ora i dati sugli impianti di riscaldamento presenti in Toscana forniti dal SIERT. Complessivamente sono presenti nella banca dati informazioni relative a 1 milione ed ottocentomila impianti di di riscaldamento domestico. Il 97% di questi impianti è alimentato a metano o gpl, circa 23mila (1,3%) a combustibili liquidi (gasolio ed olio combustibile) e circa 34mila a combustibili solidi (carbone, legna, pellett, ecc.). La distribuzione delle diverse tipologie di impianti è differenziata nelle province, con il maggior numero di impianti a legna/pellet in provincia di Lucca sia in termini assoluti che percentuali. La percentuale di impianti più vecchi di 15 anni è invece nella provincia di Siena (56,5%).

Dai dati emerge che, in primo luogo, sarebbe necessario una azione mirata nei confronti dei circa 24mila impianti a olio combustibile, gasolio e carbone. Si tratta di sistemi ormai obsoleti ed altamente inquinanti, anche se sorprendentemente dai dati emergono che anche negli ultimi 15 anni sono stati istallati più di 6mila impianti a gasolio, 425 a carbone e 29 ad olio combustibile. 

La Regione e gli enti locali dovrebbero individuare puntualmente queste situazioni e definire una road map comprensiva di azioni efficaci per sostituire queste situazioni con sistemi coerenti con l’auspicata “transizione ecologica”.

Il secondo aspetto, più complesso, riguarda i circa 33mila impianti a combustibili solidi rinnovabili (legna e pellet). Anche in questo caso occorrono azioni che tendano a scoraggiarne l’impiego ed a favorire il passaggio a sistemi meno inquinanti. Ciò è tanto più urgente in realtà come la piana lucchese nelle quali i dati della qualità dell’aria (con i valori di PM10 peggiori di tutta la Toscana) che sembrano ricalcare la seconda mappa qui sotto.

Per approfondimenti e dati di dettaglio:

https://ambientenonsolo.com/gli-impianti-di-riscaldamento-in-toscana/

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com