La posizione di Greenpeace e Wwf

Rigassificatore di Piombino, dopo la sentenza del Tar gli ambientalisti valutano ulteriori azioni

«L’utilità di nuove infrastrutture Gnl che utilizzano gas naturale è dubbia anche sotto il profilo della sicurezza energetica»

[24 Gennaio 2024]

Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso avanzato dal Comune di Piombino sull’insediamento del rigassificatore Golar Tundra nel porto cittadino, condannando l’amministrazione comunale al pagamento di 90mila euro per le spese legali, ma non sarà solo il Comune a dover pagare.

Anche Greenpeace e Wwf, che sono intervenute nel ricorso ad adiuvandum del Comune, sono state condannate a sborsare ben 15mila euro.

«Il Tar del Lazio ha ritenuto di non dover accogliere le motivazioni delle organizzazioni ambientaliste e quelle dell’Amministrazione comunale: ora seguirà un confronto con i legali e si valuteranno eventuali ulteriori azioni», dichiarano oggi le due associazioni ambientaliste.

Le organizzazioni hanno fin dall’inizio denunciato l’assoluta anomalia di un procedimento ambientale autorizzatorio, che si è concluso solo durante il processo davanti al Tar, mentre la messa in esercizio del rigassificatore risale a luglio dello scorso anno.

Come argomentano gli ambientalisti l’utilità di nuove infrastrutture Gnl che utilizzano il gas naturale «è dubbia anche sotto il profilo della sicurezza energetica, considerata la già esistente capacità di approvvigionamento italiana (ben 83 miliardi di m3 anno, già epurata dal gas russo) e i dati decrescenti della domanda di consumo (68,5 miliardi di m3 nel 2022, calo che nei primi 8 mesi del 2023 è addirittura aumentato arrivando a -14,7% rispetto allo stesso periodo 2022)».

Non a caso l’infrastruttura avrebbe dovuto essere temporanea – così come l’aveva presentata a marzo 2022 lo stesso ministro Cingolani –, nel rispetto del percorso di decarbonizzazione legato alla crisi climatica. Invece è destinata a restare per un quarto di secolo: 3 anni in porto a Piombino, e altri 22 (forse) al largo della Liguria.

«Non si può che riscontrare come il rigassificatore costituisca un investimento poco lungimirante – concludono gli ambientalisti – che rischia pericolosamente di trasformarsi in stranded asset (investimento che perde valore prima di essere completamente ammortizzato), con severi costi per la collettività e per gli obiettivi di decarbonizzazione».