Gli ambientalisti non escludono azioni legali a contrasto

Rigassificatore di Piombino, il Wwf contro lo spostamento a Vado Ligure

«Il nostro Paese ha già una conclamata ridondanza di capacità di approvvigionamento gas: oltre 83 mld mc all’anno, a fronte di consumi in costante calo a 68,7 mld di mc nel 2022»

[26 Settembre 2023]

Il Wwf ha presentato formali osservazioni in merito al progetto di spostamento della nave rigassificatrice da Piombino a Vado Ligure, dopo aver già osteggiato l’approdo della Golar Tundra nella porto toscano.

Nell’occasione gli ambientalisti hanno evidenziato «l’assoluta inutilità», ai fini della sicurezza energetica nazionale, dei rigassificatori galleggianti, sia quello oggetto delle osservazioni, sia quello che si vorrebbe installare a Ravenna.

«Il nostro Paese ha già, infatti – dettagliano dal Panda – una conclamata ridondanza di capacità di approvvigionamento gas: oltre 83 miliardi di mc all’anno, senza fare ricorso al gas russo, a fronte di consumi che sono in costante calo (da 76,4 miliardi di mc nel 2021 si è scesi, infatti, a 68,7 miliardi di mc nel 2022, pari a circa 7,7 miliardi di m3 in meno). Inoltre, il progressivo sviluppo delle fonti rinnovabili ci permetterà nel 2030 di fare a meno di altri 20 miliardi di mc di gas».

Se nel breve periodo l’impiego di Gnl sta aiutando il Paese ad affrancarsi dal gas russo – nel 2022 il Paese guidato da Putin è stato comunque il secondo esportatore di gas in Italia –, già nel medio periodo potrebbe paradossalmente aprire nuove criticità.

All’edizione 2023 dell’Italian Lng summit, svoltasi a Roma a fine giugno, la parola d’ordine è stata “sovraccapacità”: «Una capacità di gas naturale liquefatto superiore anche al fabbisogno interno non deve preoccupare, dobbiamo essere in grado di gestire la sovraccapacità di Gnl», spiegano gli organizzatori. Tant’è che nell’ultimo anno sono triplicate le esportazioni di gas dall’Italia all’estero.

In un contesto simile, i rigassificatori dovrebbero essere trattati per quel che sono: delle ancore di sicurezza nel percorso di abbandono del gas russo, ma anche l’ennesimo ostacolo alla transizione ecologica, da dismettere il prima possibile.

Ma il vero problema è che l’infrastruttura avrebbe dovuto essere temporanea – così come l’aveva presentata a marzo 2022 lo stesso ministro Cingolani –, nel rispetto del percorso di decarbonizzazione legato alla crisi climatica. Invece è destinata a restare per un quarto di secolo: 3 anni in porto a Piombino, e altri 22 al largo della Liguria. Al contempo invece le rinnovabili marciano a passo di lumaca, con appena 3,4 GW di nuovi impianti entrati in esercizio in Italia da inizio anno.

«Le nuove infrastrutture per il gas, pagate a caro prezzo dai cittadini italiani – aggiungono dal Wwf –  non servono quindi per migliorare la sicurezza energetica nazionale e sembrano funzionali al solo sostentamento dell’uso di quelle fonti fossili che dovrebbero essere abbandonate in ottica di contrasto alla crisi climatica: ad oggi, infatti, questi interventi assorbono finanziamenti e investimenti che dovrebbero essere destinati, invece, alla transizione energetica e molto presto si trasformeranno in stranded asset: in sintesi, soldi sprecati che si sarebbero dovuti usare per la transizione energetica».

In questo contesto, il Wwf si riserva di intervenire con maggiore dettaglio nella procedura di valutazione di impatto ambientale nazionale, recentemente avviata dalla Commissione tecnica Pniec-Pnrr, e se del caso di procedere con le opportune azioni legali a difesa del territorio ligure e della salute dei suoi cittadini.