Rinnovabili: Kramer contro Kramer
[29 Ottobre 2013]
Da una parte Legambiente, Greenpeace, Wwf, Kyoto Clu, con l’adesione di tante sigle del mondo delle rinnovabili e non solo (Aiab, Acli, Aiel, Arci, Anev, Anter, Assieme, Assorinnovabili, Ater, Cepes, Chimica Verde, Cia, Cib, Cobat, Cts, Energia felice, Federparchi, Fiom, Focsiv, Fondazione campagna amica, Fondazione per il sud, Fondazione Symbola, Forum terzo settore, Giga, Itabia, Libera, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Msa, Pro natura, Rete mobilità nuova, Roma Natura, Runerer Italia, #salvaiciclisti, Si alle rinnovabili No al nucleare, Touring club, Uisp), dall’altraItalia Nostra, Amici della Terra, Lipu (oltre a Altura, Associazione Italiana per la Wilderness, Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico in aree verdi, Comitato Nazionale per il Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Verdi Ambiente e Società, Rete della Resistenza sui Crinali, Terra Celeste ) e al centro le energie rinnovabili.
Il primo gruppo di associazioni ha messo in piazza -sabato a Roma, lungo i Fori imperiali- la Festa dell’Italia Rinnovabile, per chiedere che il futuro energetico italiano sia incentrato sulle fonti rinnovabili e l’efficienza: “Nel segno del sole, del vento e dell’efficienza energetica, per una migliore qualità della vita”.
“Perché –scrivono gli organizzatori- è ormai dimostrato che oggi è possibile aprire una fase nuova nella generazione energetica, dove poter cogliere appieno i vantaggi di un modello che avvicina la domanda di energia e una produzione pulita ed efficiente direttamente negli edifici o nelle aziende. Ma per far questo bisogna permettere alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a questi vantaggi, di avere gli stessi diritti degli altri cittadini europei riducendo, di conseguenza, il mercato e i guadagni dei grandi gruppi energetici”.
«Negli ultimi anni –scrivono ancora gli organizzatori di “Italia Rinnovabile in Festa”- il cambiamento in Italia è stato enorme: oltre 600mila impiantidistribuiti hanno permesso una produzione che supera il 35% dei consumi elettrici da energie pulite. Eppure questa rivoluzione realmente “dal basso” viene costantemente e concretamente impedita da chi vuole tornare a investire in carbone e petrolio. In particolare, si vuole impedire che anche in Italia sia possibile beneficiare dei vantaggi possibili attraverso l’autoproduzione da energie pulite».
In realtà non sono solo i petrolieri o i fautori dell’uso del carbone a voler impedire questa rivoluzione ma ambientalisti e non, appartenenti a tredici associazioni che hanno inviato ai ministri dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, dell’Ambiente, Andrea Orlando e del Turismo, Massimo Bray, una lettera con una richiesta di moratoria per nuove centrali eoliche.
Le associazioni intervengono a proposito del provvedimento annunciato dal ministro Flavio Zanonato per dilazionare gli oneri previsti nella componente A3 della bolletta –che ha un costo totale di 12 miliardi di euro l’anno– e che assieme ai sussidi per le energie rinnovabili comprende anche altri costi per un totale di almeno 3 miliardi di euro che non hanno nulla a che fare con esse ( Iva, oneri per la dismissione del nucleare, contributi per le piccole isole, sconti per le ferrovie…)
«Se il Governo intende intervenire per attenuare questo aggravio dei costi dell’elettricità che compromette ogni possibilità di ripresa economica, noi concordiamo con questa finalità, ma osserviamo -scrivono le associazioni- che prima ancora di cambiare tempi e regole per il pagamento degli incentivi già assegnati occorre smettere di assegnarne di nuovi. Ci riferiamo all’organizzazione delle aste competitive del prossimo anno per l’assegnazione di ulteriori incentivi alle fonti di produzione diverse dal fotovoltaico. Per il solo eolico on-shore e per i soli impianti di potenza superiore ai 5 Mw, s’intendono assegnare altri incentivi a un contingente di 500 Mw di potenza».
Quindi concludono che «Un provvedimento di moratoria a incentivi per nuovi impianti di rinnovabili elettriche intermittenti si rende indispensabile per non vanificare ogni possibile intervento di contenimento dei costi di incentivazione in bolletta e persino per evitare di dover tagliare retroattivamente incentivi già assegnati».