Dito puntato sulle continue incertezze normative e sui tagli agli incentivi
Rinnovabili, ora le grandi imprese snobbano l’Italia: fuga di capitali all’estero
Dopo aver coperto oltre il 34% della domanda elettrica adesso i grossi investitori guardano altrove
[26 Novembre 2013]
E’ un record – forse anche inatteso – per le energie rinnovabili in Italia, che con circa 91 TWh generati in 10 mesi hanno soddisfatto circa il 39% della produzione netta nazionale e hanno coperto circa il 34,2% della domanda di elettricità, come si rileva dai dati Terna di ottobre. Ma potrebbe essere il canto del cigno.
Le continue modifiche normative, le incertezze legate ai ricorrenti (più volte annunciati e poi resi operativi) tagli agli incentivi, hanno fatto crollare gli investimenti nel settore, impedendo ad un’industria che stava muovendo e bene i primi passi, di spiccare definitivamente il volo nella costruzione di una filiera stabile, che adesso sta rivolgendo altrove il proprio sguardo.
In particolare le grandi imprese quotate in borsa, seguite anche dalle medie aziende del settore, hanno optato per gli investimenti nei paesi dove è più promettente lo sviluppo delle rinnovabili e soprattutto dove le strategie per rendere concreta questa evoluzione sono più stabili.
Non si tratta dunque di una delocalizzazione come accaduto per altri settori manifatturieri ma di una fuga di capitali verso altri lidi, che ha portato nel 2012 ad una decrescita, pari al 51%, degli investimenti nei progetti di energia rinnovabile nel nostro paese.
Le aste introdotte nel settore dell’energia eolica, lo stop di fine estate degli incentivi al fotovoltaico, dovuto all’esaurimento del tetto massimo ammissibile, sono gli elementi che molti degli addetti ai lavori imputano come responsabili di questa scelta obbligata di investire in altri paesi.
In un recente rapporto di Etf Securitie, uno dei maggiori fornitori indipendenti di prodotti d’investimento, si evidenziava che le energie rinnovabili si presentano come opportunità non solo per i policy makers e i Paesi che cercano di modulare le loro fonti energetiche alla ricerca di un mix conveniente, ma anche per l’investitore al quale possono riservare sorprese positive. Il recente passato dimostra- secondo Etf Securitie- che in molti casi le azioni delle imprese che operano nelle energie verdi si sono mostrate volatili, perché troppo legate alle politiche incentivanti statali. Un fenomeno che è accaduto anche in Italia, dove l’indice Irex – che raggruppa otto società delle rinnovabili – ha sofferto dei repentini cambiamenti dei vari Conti Energia e ha provato a seguire i tentativi di consolidamento del settore, o di aggiustamento di piani industriali, senza tuttavia riuscire a tamponare gli effetti dei tagli agli incentivi statali.
L’effetto conseguente è, dunque, che sia grandi gruppi come Enel Green Power, Erg – che con l’acquisizione degli asset di Gdf Suez, è divenuto il primo operatore di energia eolica in Italia – Falck, ma anche società a media capitalizzazione con l’esperienza acquisita in quest’ultimo decennio, abbiano scelto altri paesi dove operare i propri investimenti; laddove cioè, come sostiene Etf, “il rinnovato focus sulla necessità di centrare i target per le rinnovabili offrirà venti favorevoli” per questo tipo di società.
Enel Green Power ha previsto, nel piano industriale al 2017, che il 69% dei suoi investimenti sarà destinato a progetti nei mercati emergenti, mentre solo il 10% sarà per il Nord America e il 17% per Italia e Spagna.
Erg vuole aprire nuovi mercati in Sud America, Brasile in particolare; Falck, che si è recentemente riconvertita nel settore delle energie verdi, sta investendo nel mercato del regno Unito, dove ha annunciato di aver raggiunto 731 MW di potenza installata grazie ai nuovi gruppi da 288 MW realizzati in Inghilterra.
Kinexia, ha annunciato il 30 di ottobre di aver costituito una società negli Emirati Arabi Uniti con Rashid Khalaf Al Habtoor, la KRE, che è uno dei punti focali dell’accordo strategico sottoscritto ad aprile 2013 con l’obiettivo di offrire al mercato EAU la competenza e la professionalità del gruppo italiano nel business delle rinnovabili.
Anche Building Energy, una delle ultime società sorte nel mercato delle rinnovabili, dopo aver realizzato i primi 150 MW di fotovoltaico in Italia, ha rivolto tutta la sua attività all’estero – in Sud Africa e negli Usa – con progetti per altri 1.000 MW e in previsione, solo il 2% del fatturato arriverà dalle attività italiane.