La Russia costruisce 10 sottomarini nucleari per difendere il petrolio dell’Artico
Spese enormi per rilanciare la flotta, dopo aver preso miliardi di dollari occidentali per smantellarla
[29 Luglio 2014]
Bellona, l’Ong scientifico-ambientalista norvergese-russa, lancia l’allarme: «Dopo quasi due decenni che hanno visto più di 20 miliardi di dollari di aiuti finanziari esteri per smantellare i sottomarini nucleari abbandonati nel litorale nord della Russia, per liberare il Paese dagli innumerevoli rischi radiologici eredità della Guerra Fredda, Mosca sta spendendo più di 30 volte tanto per ridiventare una grande potenza nucleare sottomarina mondiale».
Un documento del ministero della difesa della Russia, redatto nel 2012, prevede la costruzione di 10 nuovi sottomarini nucleari per un costo di 659 miliardi di dollari, messi a bilancio tra il 2014 e il 2015. La Russia giustifica l’ampliamento delle sue capacità offensive con sottomarini dotati di missili balistici con la necessità di “difendere” le sue attività di prospezione petrolifera e gasiera nell’Artico, anche nelle zone rivendicate da altri Paesi.
Ma in realtà, soprattutto per la guerra civile ucraina, e le sanzioni occidentali rafforzate in questi giorni dopo l’abbattimento dell’aereo malese (che stanno facendo irritare non poco Vladimir Putin e il potente apparato militare russo) i sottomarini nucleari stanno diventando il moderno simbolo della rullante propaganda anti-occidentale e della potenza militare russa, che assicura che non si farà strappare altre zone di influenza e, soprattutto, le risorse artiche, dall’Occidente. Che poi nell’Artico russo lavorino fianco a fianco con l’oligarchia petrolifera putiniana le grandi multinazionali occidentali e che le sanzioni riguardino anche tecnologie occidentali che i russi utilizzano nell’offshore artico, questa è un’altra storia.
Secondo quanto scrive il Barents Observer, il 19 luglio, la marina militare russa ha annunciato progressi nei lavori in corso per la realizzazione di tre nuovi sottomarini nel cantiere di Sevmash del Mar Bianco a Severodvinsk: il sottomarino strategico Knyaz Oleg, della quarta generazione della classe Borei, armato di missili nucleari, e i due sottomarini Khabarovsk e Krasnoyarsk, entrambi della quarta generazione della classe Yasen. Quindi, secondo il giornale norvegese, in totale a Sevmash si stanno costruendo 10 sottomarini nucleari, non erano mai stati messi in cantiere in una sola volta tanti sottomarini da guerra dai tempi dell’Unione Sovietica. La nuova flotta di sottomarini russi dovrebbe essere in navigazione entro il 2020, nonostante i costosi e prolungati ritardi nella costruzione dello Severodvinsk , consegnato alla Marina militare russa a giugno, dopo 23 anni di lavori, fanno ritenere molto ottimistica la previsione del ministero della difesa. I 10 sottomarini attualmente in costruzione si uniranno agli altri 24 sottomarini nucleari che sono ancora in servizio nella Flotta Russa del Nord, ma il Barents Observer avverte che «Non è chiaro se tutti i sottomarini in costruzione a Sevmash andranno alla Flotta del Nord, o se alcuni saranno distaccati alla Flotta del Pacifico, con base vicino a Vladivostok».
Gli altri sommergibili nucleari in cantiere sono: il Kazan ed il Novosibirsk (classe Yasen); il Vladimir Monomakh ed il Knyz Vladimir (classe Borei), mentre sono già stati varati ma ancora in allestimento lo Yury Dolgoruky (Borei) ed il Severodvinsk (Yasen). Il Barents Observer scrive anche che i cantieri di Sevmash, «Stanno costruendo due sottomarini speciali», uno dei quali potrebbe essere il gemello del Losharik, un altro sottomarino nucleare in via di costruzione, che ha uno scafo in titanio per immersioni profonde e che sembra progettato proprio per pattugliare i fondali artici e le loro risorse di idrocarburi.
Secondo il fisico nucleare e direttore generale di Bellona Nils Böhmer, «I nuovi sottomarini rappresentano la minaccia di rendere vani decenni di aiuti occidentale per lo smantellamento dei vecchi sottomarini della Guerra Fredda e per mettere al sicuro il loro combustibile nucleare esaurito e le loro scorie radioattive, progetti che la Russia post-sovietica semplicemente non poteva permettersi di attuare. Le centinaia di miliardi che vanno nelle nuove sottoclassi sono uno schiaffo in faccia a questi e altri sforzi finanziati dagli occidentali per bonificare il nucleare della Russia, in quanto dimostrano chiaramente che Mosca ha il denaro per ripulire i suoi pasticci. Ci sono ancora enormi quantità di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito ad presso Andreyeva Bay (un ex sito di stoccaggio selvaggio di relitti nucleari, ndr) che devono essere smaltite i correttamente. Mentre cresce la tensione tra la Russia e il resto del mondo dato che la crisi in Ucraina si approfondisce, è improbabile che le ingenti risorse internazionali disponibili in passato potranno nuovamente materializzarsi per continuare in questi sforzi di bonifica. La costruzione di nuovi sottomarini in Russia mostra che ha le risorse finanziarie anche per ripulire l’eredità della Guerra Fredda».
In tutto, a partire dal 1992, il Cooperative Threat Reduction Program, meglio conosciuto come Nunn-Lugar, aveva aiutato smantellare decine di sottomarini russi delle classi Yankee e Delta, armati di missili balistici, stoccando in luoghi sicuri le loro scorie nucleari. Anche Paesi europei, come l’Italia, la Gran Bretagna e la Norvegia, così come Canada e Corea del sud, hanno finanziato o fornito attrezzature costose alla Russia per smantellare la sua obsoleta e pericolosissima flotta di sottomarini nucleari.
L’ex G8, diventato G7 dopo l’espulsione della Russia per l’annessione della Crimea, tra il 2003 e il 2013 ha versato 20 miliardi dollari per bonificare i siti nucleari russi, con l’obiettivo dichiarato di impedire che materiali nucleari cadessero nelle mani di terroristi o Stati canaglia. Un finanziamento che però non includeva lo smantellamento e lo stoccaggio sicuro per il combustibile nucleare esaurito delle navi militari a propulsione nucleare, come l’Admiral Ushakov, una nave a banchina da 17 anni nel cantiere Zvezdochka, con i suoi due reattori ad acqua pressurizzata carichi di combustibile esaurito. Il direttore del cantiere, Vladimir Nikitin, recentemente si è appellato al governo russo perché finanzi lo smantellamento in sicurezza della nave, costi che dovrebbero essere 10 volte superiori a quelli dello smantellamento di un sottomarino nucleare. Ma il giornale online b-port di Murmansk dice che fino al 2016 non è previsto dal bilancio federale russo nessun tipo di finanziamento che abbia in qualche modo a che fare con lo smantellamento dell’Admiral Ushakov. Eppure alla Russia sono arrivati dai Paesi del G7 finanziamenti per smantellare il nucleare militare obsoleto che sono circa 30 volte quanto Mosca ha investito nel settore.
I nuovi sottomarini nucleari della classe Yasen costano 1,5 miliardi l’uno, il doppio di un sommergibile della classe Borei, il primo dei quali è stato varato nel 2008, oppure 50 volte il costo di un aereo da combattimento 50 SU-35. Secondo il giornale russo Izvestia, il Kazan, il secondo tipo della linea della classe Yasen, costerà addirittura due volte di più del suo fratello maggiore.
Per Alexander Nikitin, presidente dell’Environmental Rights Center di Bellona ed ex comandate di sottomarini, mentre si spendono cifre enormi per costruire sommergibili nucleari, si rischia di sprecare l’esperienza di bonifica già maturata in aree come Andreeva Bay: «I nuovi scafi hanno nuovi reattori che potrebbero non richiedere il rifornimento di carburante per ben 15 anni dopo il loro varo, riducendo quindi la quantità di combustibile esaurito da stoccare. Tuttavia, si sa così poco dei nuovi reattori che poter discutere autorevolmente del loro futuro contributo alle spese per lo smaltimento del combustibile nucleare esaurito è difficile».