Riceviamo e pubblichiamo
Sicilia, Ragusa tra trivelle e villette. E il Piano paesaggistico che fine ha fatto?
[12 Gennaio 2015]
La Soprintendenza di Ragusa, impermeabile a qualsiasi appello e diffida, continua nella sua incessante opera di smantellamento di fatto delle norme del Piano paesaggistico: autorizzazioni paesaggistiche per villette in zona agricola, pareri positivi per realizzazioni di opere a mare non autorizzabili ed attività di perforazione in aree di tutela.
Con prot. 2817/ U.O. 07 dell’ 11 novembre 2014 la Sovrintendenza ha rilasciato un’altra autorizzazione paesaggistica alla Panther Eureka srl per la perforazione esplorativa del pozzo Gallo Sud all’interno del permesso di ricerca idrocarburi Fiume Tellaro. Le motivazioni sono identiche al permesso rilasciato alla Irminio srl e cioè che il piano paesaggistico “non è orientato a normare le attività e che […] deve limitarsi a tutelare l’ambiente nel suo aspetto visivo e non deve interferire sugli ulteriori profili in cui si sostanzia la complessa nozione di ambiente”.
Tralasciando le decine di sentenze di Consiglio di Stato, Corte Costituzionale e TAR che dicono esattamente il contrario, stupisce il fatto che la Soprintendenza di Ragusa abbia avuto la necessità di richiedere chiarimenti al nuovo Direttore Generale solo il 27/8/2014 e cioè ben 5 mesi dopo che la Panther Eureka aveva chiesto il rilascio del parere paesaggistico e dopo 3 anni e mezzo dal rilascio del primo parere condizionato rilasciato dall’arch. Ferrara. Perché non lo ha chiesto a marzo subito dopo la richiesta della Panther Eureka? Forse la risposta sta nella circolare n. 28 n. 56588 del 5 dicembre 2013 dell’allora Direttore Generale dei beni culturali Sergio Gelardi, inviata a tutte le Soprintendenze della Sicilia e quindi a conoscenza della dott.ssa Panvini, che dice esattamente l’opposto. La dott.ssa Panvini avrebbe dovuto applicarla: perché non l’ha fatto?
Scrive infatti nella circolare n. 28 del 5 dicembre 2013 il dott. Gelardi, una vita passata in ruoli dirigenziali all’assessorato regionale ai BB.CC, in possesso di un Master in diritto dell’Ambiente e dei Beni Culturali, docente universitario in legislazione dei beni culturali e ambientali e quindi grande esperto del settore dei beni culturali in Sicilia, che la nozione estetica di paesaggio è ormai ampiamente superata soprattutto alla luce della Convenzione Europea del paesaggio e, che nella pianificazione paesaggistica il riconoscimento dei valori paesaggistici deve essere affrontato attraverso l’individuazione degli aspetti ambientali, geologici, geomorfologici, agronomici e storico-architettonici. Continua la circolare n. 28 del 5/12/2014 richiamando l’art. 143 comma 1 lettera b) che stabilisce che nella elaborazione dei piani paesaggistici bisogna determinare specifiche prescrizioni d’uso e una specifica disciplina intesa ad assicurare la conservazione degli aspetti e caratteri peculiari del territorio considerato. In parole povere è falso affermare, come fa la Sovrintendenza di Ragusa, che il piano paesaggistico non è orientato a normare le attività ed è falso che deve limitarsi a tutelare l’ambiente nel suo aspetto visivo.
Ma c’è di più. In risposta a un’nterrogazione della senatrice Padua sulla trivellazioni petrolifere nella vallata dell’Irminio in rapporto al piano paesaggistico, il 4 settembre 2014 nella seduta 306 del Senato, il Sottosegretario di Stato ai Beni Culturali Borletti Dell’Acqua così risponde : “Riferisco, in questa sede, per doveroso atto di cortesia istituzionale nei confronti del Senato e degli interroganti, gli elementi informativi che al riguardo ci sono stati forniti dal competente Assessorato Siciliano […] Dalla lettura combinata della normativa di piano si evince, pertanto, che le attività estrattive che costituiscono oggetto dell’interrogazione non sarebbero consentite nelle aree con livello di tutela 2 e 3, mentre nelle aree gravate dal livello di tutela 1, eventuali nuovi impianti per lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi dovranno essere provvisti della compatibilità paesaggistica rilasciata dalla competente soprintendenza.”
Quanto sopra costituisce un Atto Parlamentare, non certo una “discussione da bar”. Stupisce che fino all’estate 2014 per il “competente Assessorato Regionale ai Beni Culturali” nella vallata dell’Irminio, inserita tra le aree di livello di tutela 2 e 3, non si poteva trivellare. Poi all’improvviso […] cambia tutto e ciò che non era possibile ad un tratto lo diventa. Perché la Soprintentende richiede un “parere” al Dirigente Generale? Non le bastava la precedente circolare assessoriale e il chiarimento espresso al Senato della Repubblica da un Vice Ministro? Forse la Soprintendente pensa che la Sicilia non faccia parte dell’Italia?
E’ forte il sospetto che i pareri della Soprintendenza rispondano ormai solo ad unilaterali scelte politiche, vedi la citazione nei provvedimenti amministrativi dell’accordo tra il Presidente della Regione Sicilia e Assomineraria e la mancata citazione di un Atto Parlamentare. Comunque, val la pena di ricordare alla Soprintendente che il citato Protocollo ha certamente l’obiettivo di rilanciare le attività produttive nell’isola ma ciò, come le stesse parti riconoscono, debba avvenire (vedi art 1 del Protocollo): “[…] in armonia e nel rispetto della salvaguardia paesaggistica, ambientale, storica e artistica […]” del territorio.
Per tale motivo, per ripristinare un minimo di decenza sarebbe opportuno che a Ragusa amministri i Beni Culturali un nuovo Soprintendente, che tuteli realmente il nostro territorio.
di Legambiente Ragusa, circolo Il carrubo