Stop alle auto fossili, l’Italia dice no all’impegno internazionale

«È un’occasione persa non aver aderito agli impegni assunti alla Cop da altri Stati per dire addio alle auto a carburanti fossili entro il 2035, eppure l’Italia detiene il record europeo per densità di automobili»

[11 Novembre 2021]

Nell’ambito della Cop26 sul clima, un’ampia coalizione di Governi nazionali e regionali, investitori e produttori di auto si è impegnata a impedire la vendita di nuove auto e camion alimentati coi combustibili fossili entro il 2035 (in alcuni mercati entro il 2040): un impegno – per quanto non vincolante, e dunque da accompagnare con appositi interventi legislativi – che l’Italia ha scelto di non sottoscrivere.

«È un’occasione persa per l’Italia non aver aderito agli impegni assunti  alla Cop da altri Stati per dire addio alle auto a carburanti fossili entro il 2035 – commenta Carlo Tritto per Transport & Environment – Eppure l’Italia detiene il record europeo  per densità di automobili (655 ogni 1000 abitanti) e non stupisce che il settore dei trasporti sia il principale driver delle emissioni di gas serra italiane, circa un quarto del totale. Come mostrano i recenti dati Ispra, solamente le auto sono responsabili del 16% delle emissioni climalteranti della nostra economia. Questi numeri provano quanto sia urgente accelerare non solo nelle politiche e scelte internazionali ma soprattutto su quelle nazionali, rischiando altrimenti di risultare incoerenti».

Per garantire un taglio immediato delle emissioni da trasporto, secondo T&E le priorità d’intervento del governo italiano devono essere due: ridurre il parco delle auto circolanti e spingere verso una sua decisa elettrificazione.

«Le auto elettriche già oggi possono abbattere drasticamente le emissioni di gas serra e contemporaneamente evitare, non avendo il tubo di scappamento, migliaia di morti premature dovute alla qualità dell’aria. È dalle auto che bisogna iniziare a dimostrare la volontà di passare dal bla bla bla all’azione: l’Italia deve supportare in sede europea il 2035 come data di phase-out per veicoli endotermici e favorire target intermedi ambiziosi, al contrario di quanto dimostrato durante la giornata odierna alla Cop26. Solo così potrà accompagnare l’industria nella trasformazione del settore dei trasporti verso le zero emissioni», conclude Tritto.

«All’ impegno di Glasgow sulle emissioni zero dei veicoli, firmato da governi, produttori automobilistici, istituzioni ed investitori con partecipazioni significative nelle case automobilistiche, mancano anche, tra gli altri, Germania e Francia, ma essere in buona compagnia in questo caso non rappresenta una giustificazione ricevibile – aggiungono nel merito i co-portavoce di Europa Verde, Eleonora Evi ed Angelo Bonelli – Un pessimo, ulteriore segnale dal nostro Paese, a conferma di quanto continuiamo ad essere lontani anni luce da un concreto avvio verso quella transizione ecologica che rappresenta un’occasione imperdibile per diventare competitivi nelle sfide del futuro e che per il ministro Cingolani sembra invece essere solo una sigla a giustificazione di una poltrona».