Sud Sudan: nemmeno il Natale ferma gli scontri armati etnici nella Greater Pibor
Unmiss, Aumiss, Igad, la troika, l'Ue e R-Jmec: porre fine all’escalation di violenza, cessate il fuoco immediato
[29 Dicembre 2022]
Nonostante la maggioranza della popolazione sia cristiana, nel Sud Sudan nemmeno il Natale ha portato a una tregua tra le milizie armate Nuer e Murle: in una dichiarazione congiunta United Nations mission in South Sudan (UNMIS), African Union Mission in South Sudan (AUMISS), Intergovernmental Authority on Development (IGAD), Troika, Unione europea e Reconstituted Joint Monitoring and Evaluation Commission (R-JMEC) si sono dette «Seriamente preoccupate per l’escalation della violenza in corso, la perdita di vite umane e le segnalazioni di presunto uso di armi pesanti nella Greater Pibor Administrative Area, da parte di giovani armati dallo Stato di Jonglei» ed esortano le parti coinvolte a «Cessare immediatamente le ostilità, esercitare moderazione e rispettare i diritti umani».
Secondo fonti locali riportate da UN News, giovani della comunità Nuer hanno attaccato villaggi del gruppo etnico Murle nella Greater Pibor. Secondo il ministro dell’informazione della Greater Pibor, «I combattimenti sono iniziati quando giovani armati hanno attaccato il villaggio di Lanam. I membri di entrambi i gruppi hanno subito vittime, con 17 membri della comunità Murle tra i feriti».
Anche il ministro dell’informazione dello Stato del Jonglei ha condannato i combattimenti e ha invitato i giovani armati a «Porre immediatamente fine alle violenze e a tornare a casa». Entrambi i ministri locali hanno chiesto l’intervento del governo centrale di Juba per porre fine alle violenze.
Il Paese più giovane del mondo resta così impantanato nella violenza che si è intensificata non molto tempo dopo aver ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011, e la guerra civile tra le forze governative guidate dal presidente Salva Kiir e i combattenti fedeli al suo rivale Riek Machar si è presto trasformata in una guerra etnica e tribale di tutti contro tutti che a volte può sembrare l’antica faida tra pastori e agricoltori ma che ha in realtà come posta in gioco il petrolio e altre risorse minerarie e ambientali.
UNMISS, AUMISS, IGAD, la Troika, l’Ue e R-JMEC «Invitano i leader sud sudanesi a intervenire con urgenza per fermare i combattimenti e garantire la sicurezza e l’incolumità dei civili, nonché un accesso umanitario senza ostacoli alle persone colpite dai combattimenti». Inoltre, sottolineano «La necessità di indagare e ritenere responsabili tutti gli autori del conflitto, compresi coloro che istigano e incitano alla violenza e coloro che sono responsabili del rapimento di donne e bambini».
L’UNMISS e i suoi partner internazionali «Incoraggiano fortemente i politici nazionali e i leader tradizionali a persuadere i giovani a fermare immediatamente la violenza e perseguire un approccio basato sul dialogo che si concentri sul ripristino della calma e sulla risoluzione pacifica delle cause profonde del conflitto. Mentre la responsabilità primaria della protezione dei civili spetta al governo di transizione del Sud Sudan, l’UNMISS e i partner internazionali sono pronti a fornire tutto il supporto necessario per proteggere i civili nelle aree colpite».
L’UNMISS sta intensificando i pattugliamenti nei punti caldi del conflitto e sta monitorando da vicino la situazione e ricorda che «Tali combattimenti in passato hanno portato a significative perdite di vite umane e sfollamenti di civili su vasta scala».
UNMISS, AUMISS, IGAD, la Troika, l’Ue e R-JMEC «Ribadiscono l’appello per l’immediata cessazione di questa violenza ingiustificata che rappresenta un grave rischio per la pace e la stabilità del popolo sud-sudanese. Chiedono inoltre al Ceasefire & Transitional Security Arrangements Monitoring & Verification Mechanism (CTSAMVM) di indagare sulla violenza e sollecitano le parti in conflitto a facilitarne l’accesso».