Tasse russe sui veicoli europei, l’Ue denuncia Mosca all’Organizzazione mondiale del commercio
Intanto Gazprom rinegozia i prezzi con Eni e Gdf Suez
[9 Luglio 2013]
Oggi l’Unione europea ha avviato una procedure contro la Russia e la sua “recycling fee” sui veicoli, chiedendo l’apertura di consultazioni all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). L’Ue ha sollevato più volte il problema di questa tassazione durante discussioni bilaterali con Mosca, senza arrivare ad una soluzione concreta e, dice la Commissione europea «essa non ha più altra scelta che quella di ricorrere alle dispute settlement procedures del Wto».
Il commissario Ue al commercio Karel De Gucht, ha sottolineato che «la Commissione europea sta utilizzando da circa un anno ogni via diplomatica per regolare questa questione con i nostri partner russi, ma invano. La tassa è incompatibile con la regola fondamentale del Wto che vieta la discriminazione riguardo le importazioni. Questa ostacola seriamente gli scambi commerciali in un settore essenziale per l’economia europea. Ci aspettiamo che la Russia intavoli con noi delle consultazioni al Wto al fine di trovare rapidamente una soluzione a questo problema»
La Russia ha introdotto la tassa il primo settembre 2012, solo qualche giorno dopo la sua adesione al Wto. La “recycling fee” viene prelevata sulle auto, i camion, gli autobus ed altri veicoli a motore ed è compresa tra i 420 e i 2700 euro per un’auto “nuova” e tra i 2.600 e i 17.200 euro per l’usato con più di tre anni, ma può raggiungere addirittura i 147.700 euro per altri veicoli come i grossi camion minerari.
La Commissione Ue sottolinea però che «se la tassa è applicata a tutte le importazioni provenienti dall’Unione europea, i veicoli prodotti in Russia ne sono, per quanto li riguarda, esenti. I veicoli importati dal Kazakistan e dalla Bielorussia beneficiano ugualmente di questa esenzione, grazie all’unione doganale che questi Paesi formano con la Russia».
La tassa ha evidenti intenti protezionistici a senso unico, con gravi conseguenze sulle esportazioni di veicoli verso la Russia, che rappresentano un ammontare annuo di 10 miliardi di euro. Un trucco che porta nelle casse del governo di Vladimir Putin 1,3 miliardi di euro all’anno.
L’accusa di Bruxelles a Mosca è molto dura: «Nonostante la sua promessa fatta l’anno scorso durante il summit Unione europea la Russia continua ad applicare questa tassa discriminatoria. L’Unione spera che le consultazioni al Wto sfoceranno in una soluzione soddisfacente».
Se non si arriverà ad una soluzione entro 60 giorni l’Ue potrà chiedere al Wto di istituire un gruppo speciale che deciderà se le misure prese dalla Russia sono legittime.
Nonostante i toni felpati lo scontro è durissimo se l’Ue arriva a denunciare quello che è il suo terzo partner commerciale, mentre l’Ue è il primo partner commerciale della Russia. Nel 2012 l’Unione europea ha esportato nella Federazione Russa merci per 123 miliardi di euro e importato (soprattutto materie prime ed idrocarburi, l’80%) per 213 miliardi di euro. L’Ue esporta verso la Russia essenzialmente macchinari e materiale da trasporto (50%), compresi i veicoli oggetto del contendere.
Intanto, forse ad alleggerire il clima di scontro, da Mosca arriva la notizia che «il gigante gasiero russo Gazprom conta di finalizzare prossimamente con i suoi clienti europei dei negoziati miranti a modificare al ribasso i contratti esistenti», scrive Ria Novosti.
Lo ha annunciato ai giornalisti il vicepresidente di Gazprom Alexandr Medvedev che ha assicurato: «La firma avverrà presto», ma non ha precisato una data. Prima Medvedev aveva detto che «Gazprom conduce dei negoziati miranti ad abbassare le tariffe per il gas russo con i suoi partner stranieri, in particolare l’italiana Eni e la francese Gdf Suez».