Tesla Motors, dalla California una panoramica sul mercato dell’auto elettrica
[26 Agosto 2013]
Tesla Motors nel settore auto elettriche è l’azienda più osservata, perché traino e letteralmente motore del comparto auto elettriche.
Tesla produce solo “veicoli ad elettroni” (attualmente la Sedan ModelS, una 5+2 posti, e in precedenza una Roadster derivata dalla Lotus Elise), e inoltre si occupa di costruire e diffondere una innovativa infrastruttura di ricarica basata sull’accumulo di energia solare, energia che viene poi regalata ai propri clienti di ModelS.
L’imprenditore a capo di Tesla é il Sudafricano Elon Musk, già proprietario di PayPal, attuale presidente e ceo di SpaceX e creatore di Solar City. Giovane e visionario, sta superando tutte le aspettative e abbattendo lo scetticismo tecnico ed economico che sta intorno alle auto elettriche. Ma come?
Si chiama verticalizzazione, ovvero è la capacità di un’azienda di coprire diversi compiti all’interno della filiera del proprio prodotto, in questo caso auto elettrica+infrastruttura di ricarica+energia rinnovabile+consulenza e brevetti per altre case auto+rivendita di servizi. È in questo modo che l’azienda riesce ad alimentare il comparto vendite che, anche in un’ottica di crisi generale del settore, risente anche dei timori e dei luoghi comuni legati al veicolo elettrico.
Una pianificazione di questo tipo ha permesso all’azienda di superare la prova della Borsa – con un titolo (Nasdaq tsla) interessante e stabile nella crescita -, di coprire in anticipo prestiti sbalordendo mercato ed investitori pubblici e privati e potendo dunque permettersi di anticipare investimenti di espansione: sono recenti le notizie riguardo a nuove unità produttive in programma nella vecchia Europa e nell’enorme mercato cinese.
Tempo fa mi sono trovato a discutere con un detrattore dell’auto elettrica, che giustamente come argomento ha subito messo sul tavolo i minuscoli numeri che il settore registra nelle vendite. Questo approccio valutativo è tipico di un ‘vecchio’ comparto auto che, come ben sappiamo, sta subendo un’agonia senza ritorno. Io uso sempre un paragone che ha molto a che fare con l’auto elettrica, per decine di motivi: il telefonino.
I primi etacs erano pesanti, costosi e con poca autonomia. I primi critici sono state grandi aziende di elettronica, che consideravano troppo costoso il telefono e troppo complicata la rete di ripetitori, le famose “celle”. Bene, alcune si sono ricredute occupando oggi la loro interessante fetta di mercato, altre immerse nello scetticismo e con una visione mirata al breve termine sono arrivate in ritardo rispetto al mercato. Le vecchie guardie snocciolavano i numeri irrisori delle vendite di telefonini prevedendo un flop e, come sappiamo, hanno preso una forte cantonata.
L’infrastruttura di rete era già nata prima della commercializzazione, così come il marketing prepara in anticipo la pubblicità di un prodotto (e qui le parole di un amico, l’economista Davide Reina: “il network anticipa il suo prodotto”) e dunque quella pesante e costosa valigetta grazie all’evoluzione di batterie, elettronica e network si è trasformata in quello strumento che fa parte del nostro quotidiano e dal quale vi sto scrivendo.
Così dovrebbe accadere per le auto elettriche: infrastruttura (colonnine), marketing e cultura del veicolo elettrico, ricerca e sviluppo. Ma se sugli ultimi punti si sta lavorando molto, sull’infrastruttura oggi siamo abbastanza carenti.
Eppure pensate che una stazione di ricarica rapida è molto più semplice ed economica sia di un ripetitore per telefonia, ma sopratutto meno costosa e più facile dell’installazione e gestione di una pompa di benzina: parliamo di quasi dieci volte meno come costi, sia per installazione che per la manutenzione (si veda l’installazione della prima colonnina ultrarapida autostradale, autogrill.eV-Now.org e LOGINET s.r.l.).
Quindi, tirando le somme, perché a fronte di numeri e prospettive così interessanti il mercato appare fermo? È solo questione di visione soggettiva di chi lo guarda. Un così complesso sistema appare fermo a chi guarda sterili proiezioni di vendite, senza approfondire i numeri di ricerca e sviluppo, senza conoscere i programmi attuali e futuri relativi alle emissioni, alla gestione dell’energia, agli investimenti di grandi aziende ed alla Ricerca e Sviluppo.
Il mercato del veicolo elettrico è tutt’altro che fermo, è vivo e reattivo e tra i fari – oltre a TeslaMotors – ha produttori come Nissan, Renault e BMW che anticipano e spianano la strada ad un futuro “elettrico” per forza, perché non è solo una questione di esaurimento delle risorse, quanto di congestione da inquinanti, dipendenza da importazioni, costi infrastrutturali. Per capire un mercato (e non lo dice il sottoscritto) bisogna “volare in quota ed osservare con un buon binocolo“. Una visione dal basso non può mai essere completa.
Dalla California. Daniele Invernizzi, presidente di eV-Now! per la mobilità elettrica per greenreport.it