Ucraina, il doppio gioco di Mosca e Kiev (e degli occidentali)
[14 Aprile 2014]
Il ministero degli Esteri della Russia ha mandato a dire a quelle che definisce «le autorità pro-europee di Kiev» di «Cessare la guerra contro il loro stesso popolo». «Esigiamo che i leader di Maidan, che hanno rovesciato il presidente legittimo dell’Ucraina, cessino la guerra contro il loro proprio popolo e rispettino l’insieme dei loro impegni previsti dall’accordo del 21 febbraio», stipulato proprio con l’ex presidente filo-russo Viktor Ianukovich, sotto la supervisione dell’Unione europea, e che prevedeva una ripartizione dei poteri nel nuovo governo provvisorio, poi assunto dalle forze della destra nazionalista ucraina.
E’ da quella rottura e dalla fuga in Russia di Ianukovich che hanno preso il via prima la secessione dell’Ucraina e poi le proteste filo-russe e federaliste/indipendentiste che stanno scuotendo il sudest russofono dell’Ucraina, dove gruppi (anche armati) di russofoni occupano i palazzi del potere e reclamano un referendum nelle loro regioni, sull’esempio di quello della Crimea.
Facendo esattamente quello che i movimenti nazionalisti e neofascisti e neonazisti ucraini hanno fatto a Kiev, i manifestanti russofoni – innalzando bandiere della Russia e dell’ex Unione Sovietica – negli ultimi giorni si sono impadroniti degli edifici amministrativi di diverse importanti città dell’est dell’Ucraina, comprese Donetsk, Kharkov, Lugansk e Slaviansk, dove ieri le forze dell’ordine dell’Ucraina hanno lanciato un attacco contro le forze pro-russe. Tutto ciò dopo che l’unità speciale Alpha del Service di sicurezza ucraino (Sbu) protagonista dei sanguinosi scontri con i nazionalisti a piazza Maidan, si era rifiutata di lanciare un attacco contro i manifestanti di Donetsk e Lugansk. A Donetsk, dove c’é una forte e organizzata comunità di minatori russi, la Sbu ha annunciato di sostenere le rivendicazioni dei manifestanti.
A Slaviansk ci sono stati dei morti da entrambe le parti e Igor Korotchenko, della rivista russa “Difesa Nazionale” accusa il governo ucraino: «Tutto quel che succede attualmente a Slaviansk dimostra che il regime di Kiev ha lanciato una guerra contro il suo popolo (…). L’operazione antiterrorismo può essere condotta solo contro terroristi, mentre a Slaviansk sono in corso azioni di abitanti che rivendicano semplicemente il loro diritto a decidere della sorte della terra in cui abitano. A Slaviansk un’operazione delle forze dell’ordine è stata lanciata contro la popolazione pacifica, coinvolgendo delle unità speciali, dei blindati e degli elicotteri da combattimento».
Secondo Korotchenko, il capo dei servizi di sicurezza dell’Ucraina, Valentin Nalivaitchenko e il ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, «stanno commettendo un crimine contro l’umanità» e dovrebbero essere tradotti davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Speriamo che si tratti anche di un’autocritica per quanto i russi hanno combinato e continuano a combinare nel Caucaso, e che questa sensibilità verso i diritti all’autonomia dei popoli Mosca la utilizzi anche quando c’è da rispondere a simili richieste sul suo immenso territorio imperiale post-sovietico.
Detto questo, preoccupa che dietro i blindati delle forze speciali ucraine ci siano già schierati (o infiltrati) nelle città russofone i neonazisti di Pravy Sector. I loro miliziani sarebbero agli ordini della Sbu fedele a Kiev. Il 12 aprile il vice di Pravy sector, Dmitri Iaroch, aveva annunciato la mobilitazione generale dei suoi squadristi contro i russofoni, i quali chiedono che l’Ucraina diventi uno Stato federale.
Intanto, mentre Kiev accusa Mosca di ammassare truppe al confine, il presidente della Banca nazionale dell’Ucraina, Stepan Kubiv, si dice pronto ad acquistare il gas russo a 386 dollari per 1.000 m3. Fino al primo aprile l’Ucraina lo comprava a 268,5 dollaro per 1.000 m3, ma poi Mosca ha abrogato gli sconti concessi in base agli accordi bilaterali del 2010 e 2013. L’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller aveva detto che il prezzo del gas per l’Ucraina era stato rifissato a 485 dollari per 1.000 m3.
In aiuto dell’Ucraina arrivano il Fondo monetario internazionale e i Paesi occidentali, che potrebbero dare al governo nazionalista di Kiev un credito da 6 miliardi di dollari come prima tranche di un più sostanzioso aiuto di 35,4 miliardi in 4 anni. Un aiuto che però significherebbe il completo smantellamento del già disastrato stato sociale ucraino, mentre tra i motivi della protesta dei russofoni c’è anche la nostalgia per l’epoca sovietica dove almeno scuola, salute e lavoro erano garantiti.
Per questo il defenestrato presidente Ianucovich ha buon gioco nel dire che gli americani hanno grosse responsanbilità nella propagazione della crisi ucraina, e che anche se non sono direttamente coinvolti dicono ai nuovi padroni di Kiev come e cosa fare… esattamente come facevano con lui i russi.
Secondo Ianucovich (e i russi sembrano condividere) l’ordine di attaccare i manifestanti filo-russi sarebbe stato dato dal direttore della Cia John Brennan al presidente ad interim ucraino Turchinov, durante la sua recente visita a Kiev.
Intanto, su iniziativa della Russia, si è riunito di urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu proprio per discutere la sempre più incandescente situazione, ed è stato convocato anche l’ambasciatore ucraino al Palazzo di Vetro, Iuri Sergueiev.