Yemen, le milizie sciite Houthi sono a 50 Km da Aden. L’Arabia Saudita minaccia di intervenire
Il governo del Sud chiede ad Onu e Lega Araba di istituire una No Fly Zone
[24 Marzo 2015]
La radio internazionale iraniana Irib ha annunciato che «I comitati popolari dei combattenti yemeniti collegati al movimento rivoluzionario degli Ansarullah, proseguono la loro avanzata verso Aden, la roccaforte dei reazionari e dei lealisti a Mansour Hadi, uomo di fiducia delle monarchie arabe e dell’Occidente nel paese arabo». Ansarullah non è altro che il braccio armato e politico degli sciiti Houthi che hanno preso il potere a Sana’a, cacciando il presidente ed il premier, e che ora sembrano controllare tutto il nord del Paese.
Intanto gli Ansarullah hanno conquistato anche la città di Al-Zalè, capoluogo dell’omonima regione, e secondo la rete Al Mayadeen, «Le forze rivoluzionarie sono a 50 km di distanza dalla città di Aden», dove si è rifugiato il presidente deposto/dimesso Abd Rabo Mansour Hadi, che ora si dichiara nuovamente il legittimo rappresentante del Paese. Sempre Irib dice che «Trenta morti è il bilancio degli ultimi scontri tra i rivoluzionari di Ansarullah e le forze lealiste dell’ex dittatore Abd Rabbuh Mansour Hadi, verificatasi nella provincia di Bayda».
Ormai lo Yemen, come la Libia, la Siria e la Somalia è uno Stato fantasma con due governi, due presidenti e due premier, ma qui la situazione è ancora più complessa, visto che il Paese è spezzettato in tante aree di influenza tra Houthi, tribù fedeli al governo del Nord e a quello del Sud o che giocano in proprio (o su due tavoli), Al Queda, gli indipendentisti che rivogliono uno Stato dello Yemen del Sud e lo Stato Islamico, che ha fatto la sua sanguinosa apparizione a Sana’a seminando la morte in due moschee sciite. Probabilmente la marcia verso sud di Ansarullah è il tentativo di liquidare definitivamente il governo di Mansour Hadi, ritenuto – insieme all’Arabia Saudita – il vero mandante di quelle stragi.
Un caos che potrebbe fare il gioco dell’Arabia Saudita che da tempo non nasconde di voler intervenire per rimettere “ordine” nel Paese confinante (se non lo sta già facendo). l ministro degli esteri del regno saudita Saud al Feisal ha ufficialmente minacciato lo Yemen di un’aggressione militare. Il ministro degli esteri saudita, Saud al Feisal, ieri ha avvertito che se Ansarullah non deporrà le armi, «L’Arabia Saudita interverrà militarmente adoperando le forze dette “scudo dell’isola”», cioè l’esercito comune del Consiglio di Cooperazione del Golfo che già in passato è servito da copertura agli interventi militari sauditi nel Bahrain, dove la maggioranza sciita stava per rovesciare la corrotta monarchia dittatoriale della dinastia Ale Khalifa.
Ma gli sciiti Houthi armati fino ai denti non sono certo i manifestati inermi schiacciati dai blindati nel Bahrain ed oggi a Saud al Feisal ha risposto duramente uno dei leader degli Ansarullah dello Yemen, Mohammad Al Bakhiti: «Presto il regime saudita crollerà ed il Najd e l’Hijaz (le due province più importanti dell’Arabia, ndr) saranno libere – ha detto al Bakhiti – Questa sarà la conseguenza delle politiche della monarchia saudita e delle sue ingerenze negli affari interni dello Yemen».
Di fronte all’avanzata degli Houthi di Ansarullah e dei loro alleati verso sud per far sloggiare nuovamente Mansour Hadi anche da Aden, i Paesi arabi si schierano con il debolissimo governo di Aden temendo l’influenza iraniana sul governo di Sana’a, e l’arrivo degli ayatollah di Teheran sul Mar Rosso, da dove controllerebbero una bella fetta di traffico petrolifero mondiale. Ma questo porta i regimi sunniti a diventare così alleati di fatto di Al Qaeda nella Penisola Islamica e dello Stato Islamico che sono accomunati da una cosa: l’odio per gli sciiti e gli iraniani.
Intanto il ministro degli esteri del governo di Aden, ancora riconosciuto dalla comunità internazionale, ha chiesto durante una visita in Egitto che il Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Lega Araba dichiarino una No Fly Zone nello Yemen per impedire che gli aerei del governo degli Houthi continuino a bombardare le forze lealiste e il palazzo presidenziale ad Aden. Lo stesso Yassine ha chiesto un intervento militare immediato delle Monarchie del Golfo: «Sarebbe meglio se il Consiglio di cooperazione del Golfo Arabo intervenisse subito per salvare lo Yemen dagli Houthi fino a che la situazione è sotto controllo e si può ancora fare qualcosa».
Yassine ha assicurato che l’ex dimissionari presidente dello Yemen Abd Rabo Mansour Hadi «Si trova in un luogo sicuro ed esercita le sue funzioni» e che rappresenterà lo Yemen al summit della Lega Araba del 28 et 29 marzo. Cosa controlli il presidente fuggito da Sana’a è un mistero, visto anche che ad Aden le forze leali a Mansour Hadi stanno ancora combattendo contro i soldati ribelli del generale Al Sakkaf, alleati degli sciiti e che avrebbero organizzato il raid aereo contro il palazzo presidenziale. Quello che in molti nelle cancellerie occidentali ed arabe pensano è che una divisione dello Yemen sia inevitabile, resta da vedere se in due parti o in diversi frammenti.
Tornando alla No Flay Zne chiesta da Yassine sarebbe bene capire se riguarderebbe anche possibili raid aerei sauditi e gli attacchi statunitensi con i droni alle basi di Al Qaeda e dello Stato Islamico che restano l’unico segno di presenza occidentale nello Yemen, dato che tutte le ambasciate a Sana’a sono state chiuse.