Il fuoco della strage di Odessa rischia di bruciare l’Ucraina. 42 morti negli scontri
Combattimenti nell'est dell'Ucraina. La Russia: non abbiamo più influenza sugli abitanti del sud-est dell'Ucraina
[2 Maggio 2014]
E’ pesantissimo il bilancio degli scontri e degli incendi avvenuti il 2 maggio ad Odessa: secondo il ministero degli interni dell’Ucraina sono morte 42 persone ed i feriti finiti all’ospedale sono 125, tra i quali 21 poliziotti. Ma fonti della stampa di Odessa parlano di più di 215 feriti.
Ad Odessa, nell’Ucraina sud-occidentale, città martire della seconda guerra mondiale, dove i nazisti appoggiati dai fascisti ucraini fecero strage di ebrei e russi, gli scontri tra i federalisti filorussi e militanti nazionalisti ucraini ed ultras di una squadra di calcio sono scoppiati durante la marcia “Per l’unità dell’Ucraina”. Le due fazioni si sono affrontate lanciando pietre, ma poi sono spuntate le armi da fuoco. Quando la polizia è riuscita a separare i contendenti sul terreno c’erano almeno tre morti e 18 feriti. Dopo gli ultras hanno circondato la casa dei sindacati occupata dai filorussi sostenitori della federalizzazione e gli hanno dato fuoco, qui sono morte subito altre 8 persone che si sono gettate dalle finestre, decine di altre sono state bruciate vive.
Il ministero degli esteri russo ha detto che «Gli avvenimenti tragici che hanno avuto luogo ad Odessa il 2 maggio (…) sono percepiti da Mosca come un’altra prova dell’irresponsabilità criminale delle autorità di Kiev che sostengono i nazionalisti radicali, compreso il gruppo Pravy Sektor (Settore di destra – i neonazisti, ndr). Questi ultimi conducono una campagna di terrore fisico contro i sostenitori della federalizzazione e del cambiamento costituzionale all’interno della società ucraina. La Russia (…) esorta Kiev ed i suoi protettori occidentali d a dare dimostrazione di responsabilità verso il popolo ucraino».
La strage di Odessa potrebbe essere la tragica scintilla di un incendio che rischia di bruciare l’Ucraina. Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ha avvertito «Né la Russia, né alcun altro Paese hanno più influenza sugli abitanti del sud-est dell’Ucraina che si sentono minacciati. Ormai, la Russia, come qualsiasi altro Paese, ha perduto ogni influenza su questa gente. Sarà impossibile convincerla a disarmarsi nel contesto di una minaccia diretta alla loro vitae, di una minaccia proveniente dai radicali, dai nazionalisti e dalle forze armate che eseguono degli ordini criminali ed uccidono i loro concittadini».
Intanto vengono segnalati combattimenti tra milizie filo-russe ed esercito ucraino nella regione di Donetsk. I miliziani federalisti dicono che «I combattenti del gruppo Pravy Sektor e della guardia nazionale conducono un attacco nella regione di Drujkovka», a 36 km da Slaviansk. Altri combattimenti sono segnalati a Kramatorsk, a 12 km de Drujkovka, dove sarebbero morte 10 filorussi che cercavano di bloccare una colonna di soldati ucraini. Le truppe ucraine avrebbero praticamente circondato Slaviansk, che nei giorni scorsi si era dichiarata Repubblica popolare indipendente, dove ci sono state almeno 4 vittime.
Il presidente ucraino ad interim, Alexandre Turtchinov ha detto che i filo-russi a Slaviansk hanno subito pesanti perdite, ma anche confermato la morte di due soldati ucraini e l’abbattimento da parte dei ribelli di due elicotteri Mi-24.
Mosca potrebbe usare presto l’arma del gas, visto che ieri, dopo un incontro tripartito Ue-Russia-Ucraina, lo stesso commissario europeo all’energia, Günther Oettinger ha riconosciuto che «L’Ucraina non paga le sue bollette di gas, non c’è alcun dubbio». Ancora una volta Ucraina e Russia non si sono messe d’accordo e si prevedono due nuovi incontri. All’inizio di aprile la Russia aveva annullato tutti gli sconti sul gas fornito all’Ucraina ed il suo costo è passato da 268 a 485 dollari pe 1.000 m3. Secondo Gazprom il debito gasiero di Kiev con Mosca raggiunge i 2,2 miliardi di dollari ed a fine anno potrebbe arrivare a 5 – 6 miliardi.
Ieri, in occasione della riunione di urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere della situazione ucraina, prima che arrivassero le drammatiche notizie della strage di Odessa, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha «Reiterato la sua grave preoccupazione concernente il deterioramento della situazione nelle regioni dell’est e del sud dell’Ucraina. Oggi, la scalata della violenza e le nuove perdite di vite umane nella città di Slovyansk ha ricordato quanto la situazione sia diventata pericolosa. L’aumento delle attività delle milizie e l’occupazione di edifici pubblici da parte di gruppi armati non identificati rendono fragile la lettera e lo spirito dell’accordo di Ginevra del 17 aprile». Per questo Ban chiede «A tutte le parti di dar prova di calma e chiede a coloro che hanno delle proteste da fare di esprimerle pacificamente per evirare un bagno di sangue».
Nessuno ha dato retta al segretario generale dell’Onu e l’unica sua richiesta che è stata accolta è la liberazione degli osservatori militari dell’Ocse arrestati il 25 aprile dai filorussi.
Secondo Ban Ki-moon «Una soluzione diplomatica è la sola via d’uscita da questa crisi e tutte le parti devono raddoppiare gli sforzi per ravvivare lo spirito di compromesso dei colloqui di Ginevra del 17 aprile», dove Russia, Ucraina, Ue ed Usa si erano accordate per la fine di ogni violenza, estremismo e provocazione, il disarmo dei gruppi clandestini armati, la liberazione degli edifici pubblici occupati e l’avvio di un dialogo nazionale su un possibile nuovo assetto costituzionale in Ucraina.Ma il fuoco della strage di Odessa potrebbe bruciare nella guerra civile ogni speranza di soluzione diplomatica ed incendiare l’Europa.