Afghanistan: i talebani hanno occupato l’itera area di confine con l’Uzbekistan e il Tagikistan

I talebani hanno conquistato il 65% del Paese e la vendetta dilaga. Uccisi e feriti anche molti bambini

[11 Agosto 2021]

Il ministro della difesa russo, Sergey Shoygu, ha annunciato che i talebani hanno preso il controllo completo dei confini dell’Afghanistan con l’Uzbekistan e il Tagikistan. Shoygu ha sottolineato che i talebani, che la Russia considera organizzazione terroristica, «Hanno promesso di non fare alcun tentativo di attraversare il confine e attaccare i territori vicini».

Russian Television (RT) ricorda che «L’Asia centrale è una regione strategicamente importante per Mosca e la Russia è stata storicamente la principale potenza dell’area. Sia l’Uzbekistan che il Tagikistan facevano parte dell’Unione Sovietica». Il Tagikistan fa parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO, un patto di mutua difesa simile alla Nato che comprende Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Federazione Russa e Kirghizistan e dal quale l’Uzbekistan è uscito nel 2012 e potrebbe rientrarci proprio a causa della minaccia talebana.

Shoygu ha anche ricordato che Mosca realizzerà basi militari sul territorio di due dei suoi alleati CSTO: Tagikistan e Kirghizistan.

Mentre i talebani si avvicinavano al confine dell’ex Unione Sovietica, la Russia ha organizzato esercitazioni militari congiunte in Asia centrale insieme alle truppe uzbeke e tagike alle quali hanno partecipato 2.500 soldati, dei quali 1.800 russi.

L’inarrestabile avanzata dei talebani è iniziata non appena le truppe Usa e Nato (e italiane) hanno cominciato ad abbandonare il Paese. Secondo la Reuters, ieri talebani controllavano circa il 65% del territorio afghano. I soli 4 giorni hanno conquistato 8 capoluoghi di provincia.

Il presidente Usa Joe Biden ha detto di non essere pentito del ritiro delle truppe e ha esortato gli afgani a riunirsi; «Abbiamo speso oltre 1 trilione di dollari in 20 anni. Abbiamo addestrato e dotato di attrezzature moderne oltre 300.000 forze afgane. Devono combattere per se stessi. Combattere per la loro nazione».

Non poteva esserci ammissione più sincera di un clamoroso fallimento <, di un gigantesco spreco di risorse e vite umane che ha coinvolto anche l’Italia: abbiamo invaso un Paese per portare la libertà e ci siamo rimasti 20 anni tenendo in piedi governi fantoccio cleptomani e dediti al traffico di oppio, abbiamo sperperato miliardi e pagato un prezzo inestimabile in vite umane, abbiamo bombardato perfino matrimoni e funerali, e ore riconsegniamo ai talebani e alla loro vendetta un  Paese terrorizzato e probabilmente meno libero e democratico di prima.

Intanto, l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Michelle Bachelet ha detto che «La paura e il terrore pervadono tutto l’Afghanistan, spingendo le persone a fuggire dalle proprie case. Le donne sono state frustate e uccise nelle aree invase dagli estremisti, mentre anche giornalisti e difensori dei diritti umani sono stati attaccati e uccisi. Sono emerse segnalazioni di violazioni che potrebbero equivalere a crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusi rapporti profondamente inquietanti” dell’esecuzione sommaria delle truppe governative che si sono arrese».

Dal 9 luglio, in sole 4 città – Lashkar Gah, Kandahar, Herat e Kunduz – sono stati uccisi almeno 183 civili e 1.181 sono stati feriti, compresi i bambini».

Il 9 agosto, dopo la morte di 27 bambini e il ferimento di altri 136 in sole 72 ore, l’Unicef ha denunciato una rapida escalation delle violazioni contro i bambini in Afghanistan, Ma la Bachelet ha avvertito che «La cifra reale potrebbe essere molto più alta, perché sono solo le vittime civili che siamo riusciti a documentare».

Anche prima delle ultime offensive militari talebane contro i centri urbani, l’Onu aveva già segnalato un forte aumento del numero delle vittime civili.

I Talebani, che dopo l’11 settembre 2001 erano stati attaccati dagli Usa per vendicarsi degli attentati contro le Torri gemelle e il Pentagono compiuto da sauditi di Al Qaeda, stanno avanzando verso Mazar-i-Sharif, la più grande città del nord. L’Onu dice che fino a ieri i talebani avevano conquistato 192 centri amministrativi distrettuali in Afghanistan, attaccato i capoluoghi di provincia e preso il controllo di almeno 6 capoluoghi nelle province di Nimroz, Jawzjan, Kunduz, Takhar e Sar-e-Pul.

Ravina Shamdasani, portavoce della Bachelet, ha sottolineato che  «Le persone giustamente temono che i talebani possano cancellare le conquiste dei diritti umani degli ultimi due decenni mentre le forze statunitensi e gli internazionali completano il loro ritiro dall’Afghanistan. L’Alto Commissario condanna la violenza da parte dei talebani contro le comunità, tra cui donne, difensori dei diritti umani e giornalisti. Delle donne sono già state uccise e giustiziate per aver violato le regole, mentre alcune stazioni radio hanno smesso di trasmettere. Nella provincia di Balkh, un’attivista per i diritti delle donne è stata uccisa per aver infranto le regol. L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha anche ricevuto segnalazioni di esecuzioni sommarie, attacchi contro funzionari governativi e membri delle loro famiglie, distruzione di case, scuole e cliniche e della posa  di un gran numero di ordigni esplosivi improvvisati, nelle aree già occupate dai talebani e nelle aree contese».

Il direttore generale dell’International Organization for Migration (IOM) António ha espresso preoccupazione per l’impatto del conflitto sulle popolazioni sfollate e sulle persone in movimento, compresi i rimpatriati.

Con oltre 5 milioni di sfollati interni – più di 359.000 dall’inizio dell’anno e un numero record di rimpatriati privi di documenti – circa 680.000 afgani sono tornati nel Paese nei primi 7 mesi di quest’anno. Vitorino ha fatto notare che inoltre «Il Paese è alle prese con una terza ondata di Covid-19 e una grave siccità. Quasi la metà della popolazione afgana ha bisogno di assistenza urgente e si prevede che i bisogni aumenteranno. E’ necessario garantire un accesso senza ostacoli al personale umanitario e ai fornitori di servizi, tutte le parti in conflitto e i Paesi vicini devono fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che i valichi di frontiera rimangano aperti e gli operatori umanitari possano accedere alle popolazioni vulnerabili nelle aree di confine». Ma è esattamente quel che non sta succedendo: i Paesi confinati blindano le frontiere e i talebani non vogliono tra i piedi gli scomodi e odiati testimoni delle Agenzie Onu.

Appelli alla moderazione sono stati lanciati anche dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), che ha esortato la comunità internazionale a «Proteggere meglio i civili e le infrastrutture vitali, come gli ospedali, dagli attacchi e ad aiutare a prevenire i danni collaterali causati dai combattimenti nelle aree popolate». Dal primo agosto, la Mezzaluna Rossa  ha curato 4.042 pazienti feriti da arma da fuoco in 15 strutture sanitarie supportate dal CICR e quasi 13.000 pazienti solo a luglio, mentre i servizi medici del CICR sono sotto forte pressione a causa di danni e carenza di personale.

Secondo il CICR, «L’elettricità è interrotta in diverse città contese e in ​​alcuni luoghi i sistemi di approvvigionamento idrico sono a malapena operativi. Molte famiglie cercano di partire ma non trovano mezzi di trasporto per fuggire o semplicemente non hanno i mezzi finanziari».

Eloi Fillion, capo della delegazione del CICR in Afghanistan, conclude: «Stiamo vedendo che le case vengono distrutte, che il personale medico e i pazienti sono a rischio considerevole e che gli ospedali, l’elettricità e le infrastrutture idriche sono danneggiate. L’uso di armi esplosive nelle città ha un impatto indiscriminato sulla popolazione. Molte famiglie non hanno altra scelta che fuggire in cerca di un posto più sicuro. Tutto questo deve finire». Ma probabilmente la durissima vendetta dei talebani verso chi è stato sedotto e abbandonato dagli occidentali è appena cominciata.