Mandela e Cuba: i diritti umani e le amnesie volontarie e ideologiche

Dignità, uguaglianza, giustizia e diritti umani devono essere per tutti

[19 Luglio 2021]

Mentre ieri si celebrava il Nelson Mandela International Day come un’opportunità per riflettere sulla vita e l’eredità di quello che il segretario generale dell’Onu  António Guterres ha definito «un leggendario sostenitore globale della dignità, dell’uguaglianza, della giustizia e dei diritti umani», nel Sudafrica arcobaleno di Mandela non si fermano le proteste, iniziate dopo l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma, condannato dalla Corte Suprema a 15 mesi di reclusione. Il bilancio, che si aggrava di ora in ora, parla di quasi un centinaio di vittime, tra cui anche ragazzini. A Johannesburg a Durban sono stati devastati e saccheggiati negozi e centri commerciali, ma la situazione più grave è nel Kwazulu-Natal, da dive proviene Zuma, dove il saccheggio e gli scontri sono generalizzati.

Si tratta di uno scontro tutto interno all’African National Council di Mandela che alla fine ha inglobato – anche grazie a Zuma – i riottosi e bellicosi Zulu  e  il ministro per lo sviluppo delle piccole Imprese, Khumbudzo Ntshavheni, ha espresso profonda preoccupazione per quanto sta accadendo lanciando un appello alla popolazione ad aiutare la polizia per fermare i disordini: «In molti ormai imbracciano le armi per difendere la loro casa o le loro proprietà. Ma non è questo il modo per combattere la violenza».

I saccheggi sono proseguiti anche dopo il dispiegamento dei militari, deciso dal presidente Cyril Ramaphosa e i danni sono enormi, con case, mercati, negozi e grandi magazzini distrutti, treni fermi, taxi a singhiozzo. Migliaia di persone che sono scese in strada per protestare insieme a varie associazioni locali hanno iniziato a pulire. Ntshavheni  ha avvertito che «Se non si torna alla normalità il prima possibile le conseguenze saranno devastanti per l’economia». Dall’inizio delle rivolte sono più di 1.200 le persone arrestate, la maggior parte a Johannesburg mentre il Sudafrica sta vivendo una pesante crisi economica causata dalle restrizioni anti Covid».

Il portavoce della polizia ha spiegato i disordini come li spiegano tutti i capi della polizia di qualsiasi governo e regime_ «Si tratta dell’azione di criminali e opportunisti», ma raramente si erano vista una violenza del genere e c’è chi al governo chiede di dichiarare lo stato di emergenza.

Una situazione forse peggiore di quella di Cuba, con le proteste contro la crisi economica e la gestione della pandemia di Covid-19 e la repressione governativa e lo scontro tra manifestanti per la libertà e contromanifestanti castristi/comunisti. Eppure della situazione in Sudafrica – la più grande potenza economica e militare africana e uno dei più importanti Paesi emergenti del mondo – in Italia se ne scrive poco e se ne parla ancor meno. Così come si parla ancor meno di quel che sta succedendo – ormai da mesi – in un Paese frequentato dai turisti italiani quanto e più di Cuba, la Thailandia, dove la giunta golpista guidata dai militari ha mandato la polizia a reprimere ferocemente una protesta pro-democrazia come quelle cubane, bersagliando i manifestanti con proiettili di gomma, lacrimogeni e idranti. Intanto in Thailandia, nostra alleata da sempre e guardiano della democrazia anche quando era governata dai militari fascisti antivietnamiti, la disastrosa gestione dell’emergenza Covid-19 da parte del governo di Prayuth Chan-ocha ha reso l’ex generale sempre più impopolare: Gli scontri sono avvenuti non lontano dalla sede del governo, protetta dalle forze di sicurezza con filo spinato e barriere di metallo per impedire ai manifestanti di avvicinarsi. I partecipanti alla protesta hanno esibito sacchi bianchi di simboliche salme, per richiamare l’attenzione sulle responsabilità di Prayuth nell’attuale ondata di contagi della variante Delta, che ieri ha ucciso 141 persone in un Paese dove i vaccini scarseggiano. La protesta è avvenuta in sfida al divieto di assembramenti attualmente in vigore nella capitale, in semi-lockdown nel tentativo di arginare la diffusione del virus. Eppure quasi nessuno ne parla e una battaglia per la democrazia che dura da anni è relegata, quando va bene, a un trafiletto nelle pagine interne.

Se poi vogliamo restare più vicini a Cuba, nella poverissima ma capitalista Haiti, in un Paese in mano alle bande criminali e nel quale le proteste antigovernative sono endemiche, è stato appena ucciso un presidente della Repubblica da un  commando formato da uomini vicini agli Usa e da mercenari provenienti dalla Colombia, altro Paese nel quale, tra l’indifferenza dei media e degli autorevoli commentatori italiani, c’è stato un gigantesco, duraturo e violento sciopero generale contro il governo di destra amicissimo degli Usa e dell’Italia, durante il quale ci sono state decine e decine di vittime, e dove continua nel silenzio del mondo la strage quotidiana di ambientalisti, difensori della terra e militanti di sinistra.

Se poi vogliamo restare a qualcuno di più ideologicamente affine a Cuba, a nessuno sembra interessare la feroce repressione contro l’opposizione in atto in Nicaragua da parte di Manuel Ortega che ha trasformato la lotta di liberazione sandinista nell’incubo del suo “socialismo-cristiano” che ha nel mirino anche molti degli uomini e donne che hanno liberato il Nicaragua dal regime fascista vassallo degli Usa.

E così, mentre Cuba è – a torto o ragione – oggetto di una virulenta campagna mediatica, l’Occidente scandalizzato continua a fare affari d’oro con la Cina e il Vietnam comunisti/capitalisti dove le violazioni dei diritti umani a Cuba farebbero sorridere, o con monarchie assolute fascio-islamiste come Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti E Bahrein al cui paragone Cuba sarebbe un paradiso della democrazia. Per non parlare dell’Egitto o delle altre dittature arabe e africane con il quale il nostro governo intrattiene cordiali rapporti di affari, d’armi e politici senza mai chiedere nient’altro in cambio che tengano a bada i migranti.

E allora cosa è il nervo scoperto dell’Occidente su Cuba? E’ il fatto che un regime “alieno” resista di fronte alla più potente potenza del mondo. E’ il fatto che la rivoluzione nazionalista cubana sia diventata comunista – sia stata spinta nelle braccia dall’Unione Sovietica – dalla rabbia degli statunitensi di aver visto svanire il loro bordello galleggiante gestito dalla dittatura fascista di Fulgencio Batista, Il fatto che quel Paese abbia resistito a un embargo crudele e ingiustificato e ingiustificabile – anche di fronte alle violazioni di libertà, torture e stragi di oppositori che intanto avvenivano nei Caraibi, America Centrale e Sud America per mano di regimi amici/vassalli degli Usa – che alla fine si è rivelato e si sta rivelando l’assicurazione sulla vita del regime castrista/comunista prima e oggi del regime post-castrista (e un comodo nemico alle porte di casa per i presidenti repubblicani e democratici statunitensi).

A Cuba non si perdona di avere dei “difetti” che in altri si fanno finta di non vedere. Non le si perdona di essere qualcosa di strano, alieno, irriducibile al contesto, di essere ancora – nonostante le evidenti storture, violazioni delle libertà e i clamorosi errori del regime – un esempio per molti, anche per le false democrazie appoggiate dall’Occidente.

E allora, come si sta facendo in queste ore, si usano gli stessi metodi delle dittature per combattere un regime che non piace, si fanno circolare (senza averne bisogno perché basterebbero quelle vere) immagini di manifestazioni oceaniche anti-castriste che in realtà sono manifestazioni comuniste per il primo maggio (in questo eccelle certo  Bruno Ceccherini, esponente della destra grossetana non nuovo a fake news di questo genere che, per non farsi mancare nulla accusa anche PD e M5S di essere gli ultimi comunisti rimasti al mondo insieme ai cubani). Un infortunio nel quale è incorsa anche l’United Nations  Human Rights che ha citato il caso di Betty Pairol utilizzando una foto della donna cubana in un post dove viene attaccato il governo, facendo così passare l’idea che Betty Pairol fosse scesa in piazza per protestare con veemenza contro il governo. Ma la Pairol ha risposto sui social network contestando l’utilizzo distorto e manipolatorio della sua immagine e spiegando che era vero che era scesa in piazza, ma a sostegno della Rivoluzione cubana castrista.

E allora, di fronte all’utilizzo di parte dei diritti umani e alle amnesie volontarie ed ideologiche, bisognerebbe ritornare a quel che diceva Nelson Mandela, amico di Cuba e che da Cuba ha ricevuto amicizia quando l’Occidente appoggiava il regime razzista dell’apartheid contro il “comunista” Mandela.

Guterres, celebrando un guerriero che è stato un uomo di pace, ha detto: «Ogni anno, in questo giorno, il compleanno di Nelson Mandela, rendiamo omaggio a questo uomo straordinario che ha incarnato le più alte aspirazioni delle Nazioni Unite e della famiglia umana. Conosciuto affettuosamente come Madiba, i suoi appelli alla solidarietà e alla fine del razzismo sono particolarmente rilevanti oggi, poiché la coesione sociale in tutto il mondo è minacciata dalla divisione.  Con l’incitamento all’odio in aumento e la disinformazione che offusca la verità, mettendo in discussione la scienza e minando le istituzioni democratiche, le società stanno diventando più polarizzate. E la pandemia di Covid-19 in corso non solo ha reso questi mali più acuti, ma ha anche annullato anni di progressi nella lotta globale contro la povertà. Come sempre in tempi di crisi, sono gli emarginati e discriminati a soffrire di più, spesso accusati di problemi che non hanno causato. La pandemia ha mostrato l’importanza vitale della solidarietà e dell’unità umane,  valori sostenuti ed esemplificati da Nelson Mandela nella sua lotta per la giustizia che è durata tutta la vita. Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro. Lasciamoci ispirare dal messaggio di Madiba che ognuno di noi può fare la differenza nella promozione della pace, dei diritti umani, natura e dignità per tutti».