Myanmar: rischi di guerra interna e di instabilità nella regione

Ma Cina e Russia proteggono i militari golpisti che sparano sui manifestanti

[4 Marzo 2021]

Il Myanmar è nel caos da quando l’esercito (Tatmadaw) ha preso il potere e ha arrestato la leader del governo eletta Aung San Suu Kyi e gran parte della leadership della National League for Democracy (NLD), che nel novembre 2020 aveva stravinto le elezioni ma, secondo i militari  – che si sono trovati in mano con una quota assicurata di parlamentari che era diventata inutile per esercitare i loro veti in Parlamento – la NLD aveva ottenuto la vittoria in maniera fraudolenta. All’alba dello stesso giorno in cui avrebbe dovuto riunirsi il nuovo Parlamento per nominare il governo dell’NDL, è scattato il golpe militare.

Dopo la strage del primo febbraio e la morte di almeno 38 persone nelle proteste di piazza contro il colpo di Stato militare in Myanmar, l’inviata speciale dell’Onu per il Myanmar, Christine Schraner Burgener, ha avvertito che «La situazione nel Paese sfida la stabilità della regione e potrebbe portare a una vera guerra».

Per la Burgener le notizie che arrivano dal Myanmar sono scioccanti: «Più di 1.200 persone sono detenute e molte famiglie non sanno dove si trovano i loro cari o in che condizioni si trovano».

L’inviata dell’Onu ha rivelato che nelle discussioni che ha avuto con rappresentanti dell’esercito, ha avvertito i militari che «Gli Stati membri delle Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza potrebbero adottare misure forti», ma i golpisti le hanno risposto: «Siamo abituati alle sanzioni e siamo sopravvissuti al tempo delle sanzioni in passato».

La Burgener ha sottolineato che «Li ho anche avvertiti che verranno isolati, al che mi hanno detto: “dovremo imparare a camminare con pochi amici”».  E gli amici dei golpisti birmani sono non solo i cinesi, ma anche i russi.

L’inviata dell’Onu ha dichiarato di essere rimasta in contatto con il Committee Representing Pyidaungsu Hluttaw (CRPH), che riunisce i parlamentari eletti, e con tutti i soggetti regionali interessati, compresi i leader dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN).  La Burgener ha fatto notare che anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha condannato il colpo di stato e ha sollecitato la fine delle violenze, sottolineando che «Ora è necessario ogni strumento disponibile per porre fine alla situazione. L’unità della comunità internazionale è essenziale».  E, mentre continua a mantenere aperto il dialogo, la rappresentante speciale dell’Onu ha esortato tutti gli Stati membri ad «Adottare misure molto forti. Penso che il golpe possiamo fermarlo solo in un dialogo. In caso contrario, a giudicare dal passato, l’esercito purtroppo usa la sua roadmap».

Infatti, la Burgener  ha anche rivelato che «Il vice comandante in capo dell’esercito del Myanmar, Soe Win, mi ha detto che i militari avevano una roadmap in 5 punti che verrebbe attuata dallo State Administration Council recentemente istituito, che include la ricostituzione della Commissione elettorale dell’Unione, la prevenzione del Covid-19 e ripristino della pace».

L’inviata dell’Onu in Myanmar ha fatto notare che «Questa prevenzione del Covid-19 sarebbe un disastro con implicazioni regionali, dato che il Paese non ha test o vaccini, e ripristinare la pace sarebbe molto difficile con 10 delle 21 organizzazioni armate etniche che fanno dichiarazioni forti contro il colpo di stato e minacciano di reagire con la violenza se l’esercito attacca i civili».

La Burgener è molto preoccupata per quel che potrà accadere nei prossimi giorni, visto che il Tatmadaw, ha detto di voler imprigionare tutti i leader della NLD per frode elettorale e tradimento e bandire il Partito Aung San Suu Kyi prima delle elezioni che ha già convocato e alle quali, evidentemente, potranno partecipare solo i militari e i loro Partiti fantoccio. Ma ha aggiunto che «Le azioni da manuale dell’esercito non funzioneranno. Mentre hanno avuto successo nel 1988, 2007 e 2008, oggi ci sono giovani che hanno vissuto in libertà per 10 anni. Hanno i social media e sono ben organizzati e molto determinati. Non vogliono tornare indietro alla dittatura e all’isolamento. Quindi, penso che l’esercito sia rimasto sorpreso [dalla reazione popolare] e forse dobbiamo aiutarlo a uscire da questa situazione». Anche perché il Tatmadaw soara sul suo popolo.

La Burgener ha ricordato di  aver sempre avvertito sulla possibilità di un possibile colpo di stato. «Perché il Tatmadaw aveva il vero potere nel Paese. Aung San Suu Kyi voleva fare vere riforme per una vera democrazia federale, ma non è stata in grado di farlo.   Ho accettato di sostenere Suu Kyi nei suoi sforzi per fare riforme dopo le elezioni di novembre, nelle quali l’NLD aveva vinto più dell’82% dei seggi».

Anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva espresso preoccupazione per lo stato di emergenza dichiarato dai militari in Myanmar, ma Russia e Cina gli hanno impedito di condannare il colpo di stato. considerandolo un affare interno di un Paese sovrano.  La Burgener ha  concluso esprimendo «La speranza che questi Paesi riconoscano questa come una situazione che colpisce la stabilità della regione … quindi, spero che la Cina si renderà conto che sarà importante lavorare insieme, ma anche la Russia».