Gli incendi devastano l’Italia, da inizio anno oltre 120mila ettari andati in fumo
E dal 2009 al 2020 nel nostro Paese è bruciata una superficie pari a quella dell’intera Liguria
[16 Agosto 2021]
Quest’anno vaste zone del nostro Paese sono state investite da incendi devastanti, decine di migliaia di ettari di bosco, e non solo, sono già andati in fumo in Sardegna, Sicilia Abruzzo, Calabria, Puglia, Campania. Complessivamente, al 12 di agosto sono già bruciati più di 120mila ettari di territorio, molti di più a questa data della media degli anni fra il 2008 ed il 2020, ed in assoluto più dei dati annuali dal 2009 in poi (ad eccezione del 2017).
Incendi frequenti e su larga scala hanno un impatto negativo sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla biodiversità, sul suolo e sull’estetica del paesaggio. Il rischio di incendio dipende da molti fattori, comprese le condizioni climatiche: il cambiamento climatico dovrebbe avere un forte impatto sul rischio di incendi boschivi in Europa, come riconosciuto dalla strategia dell’Ue sull’adattamento al cambiamento climatico.
Il monitoraggio degli incendi avviene dallo spazio, utilizzando i satelliti della Nasa e quelli del progetto europeo Copernicus. Per monitorare l’evoluzione degli incendi boschivi, il sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis), gestito dal Centro comune di ricerca (Jrc), riferisce in merito al numero di incendi e alla zona incendiata, i cui dati sono considerati più attendibili e pertinenti.
Sono disponibili i dati, a partire dal 1980, per l’Europa mediterranea – Francia meridionale, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Nel nostro Paese, fra il 2009 ed il 2020 sono bruciati più di 530mila ettari, una superficie analoga a quella dell’intera Liguria è andata in fumo.
Effis mette a disposizione di tutti le informazioni aggiornate quotidianamente sull’attuale stagione degli incendi in Europa e nell’area del Mediterraneo, con l’indicazione degli incendi e delle aree bruciate, durante la stagione estiva e negli ultimi giorni (1, 7, 30).
Sono però anche disponibili dati elaborati a livello nazionale da parte prima del Corpo forestale dello Stato e ora dal Comando unità forestali ambientali e agroalimentari (Cufa) dell’Arma dei carabinieri, e diffusi da Istat.
Il Cufa, che istituzionalmente svolge un compito di salvaguardia del patrimonio forestale nazionale, ha un ruolo attivo nelle attività di previsione e lotta agli incendi in modo continuativo durante tutto l’anno con una particolare concentrazione di sforzi, sia in termini di uomini che di mezzi, nei periodi di alta criticità (solitamente tra i mesi di giugno e di settembre), durante i quali il maggiore impegno operativo è concentrato nella prevenzione ed in attività di intervento e di spegnimento degli incendi.
Le attività del Cufa non si limitano alla sola attività di prevenzione e di intervento degli incendi, ma comprendono una serie di attività collaterali che prevedono la raccolta di tutte le informazioni a corredo di ciascun evento, comprese la perimetrazione e la misurazione delle superfici percorse dal fuoco.
La legge quadro in materia di incendi boschivi n. 353/2000 definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco prevedendo la possibilità da parte dei comuni di apporre, a seconda dei casi, vincoli di diversa natura sulle zone interessate.
In particolare la legge stabilisce vincoli temporali che regolano l’utilizzo dell’area interessata ad incendio: un vincolo quindicennale, un vincolo decennale ed un ulteriore vincolo di cinque anni. Innanzitutto le zone boschive ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni (vincolo quindicennale); è comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente.
Inoltre, sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, è vietata per dieci anni la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione.
Infine sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal ministero della Transizione ecologica per le aree naturali protette statali, o dalla Regione competente negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici.
La procedura amministrativa delineata dalla legge prevede che una volta individuate le particelle catastali interessate dagli incendi, venga prodotto un elenco delle stesse che verrà affisso all’albo pretorio del Comune per 30 giorni, durante tale periodo è prevista la possibilità, per i cittadini interessati, di presentare ricorso contro l’apposizione del vincolo. Trascorso tale periodo senza che non siano state sollevate obiezioni, il vincolo risulta attivo a tutti gli effetti.
Per l’apposizione dei suddetti vincoli la legge stabilisce che i Comuni provvedano al censimento, tramite apposito catasto, dei soprassuoli già percorsi dal fuoco potendosi avvalere dei rilievi effettuati dal Cufa.
Il Cufa mette a disposizione dei comuni uno specifico servizio di assistenza a partire dai dati contenuti nel Catasto degli incendi, attraverso è possibile effettuare l’estrazione ed individuazione delle particelle catastali afferenti all’area incendiata a partire dalla base dati catastale presente nel Sian – Sistema informativo agricolo nazionale.
I dati raccolti dal Cufa differiscono da quelli indicati dal sistema europeo Effis, anche se in ordine di grandezza sono coerenti, in quanto sono il frutto di un lavoro a posteriori molto più puntuale ed accurato sul territorio, che richiede tempo e che, come abbiamo visto sopra, ha effetti cogenti.
L’andamento degli incendi boschivi è molto variabile nel tempo, risentendo sicuramente della situazione meteorologica, anche se gli stessi dati diffusi dai Carabinieri e prima dal Corpo forestale dello Stato indicano una componente umana molto forte, sia essa stata accertata come dolosa (in alcuni anni per oltre il 70% degli incendi) che colposa (per gli anni più recenti).