Incroci pericolosi: la Forestale sequestra 37 lupi cecoslovacchi
Si tratta di ibridi di prima generazione
[20 Dicembre 2013]
Il Corpo forestale denuncia «incroci pericolosi, lupi selvatici (Canis lupus spp) rinsanguati con cani appartenenti alla razza canina Lupo Cecoslovacco (Československý vlčiak)». E’ il risultato dell’operazione condotta Servizio Cites Centrale di Roma del Cfs in diverse regioni italiane in collaborazione con i Nuclei Investigativi Provinciali di Polizia Ambientale e Forestale delle 8 province interessate (Alessandria, Salerno, Pistoia, Modena, Parma, Rimini, Cosenza e Arezzo).
In un comunicato il Cfs spiega che «In seguito alle perquisizioni il personale della Forestale ha deferito all’Autorità Giudiziaria otto allevatori di cani lupo cecoslovacco, tra cui un ispettore di Polizia Stradale, per falso in atto pubblico, detenzione di specie protetta, violazione delle normative CitesS (Convenzione di Washington che tutela le specie di flora e fauna in via d’estinzione) e violazione della legge sulla caccia. Sequestrati 35 esemplari (16 a Pistoia, 11 a Modena, 2 ad Alessandria, 5 a Cosenza e 1 a Salerno) di cane lupo cecoslovacco ibrido di prima generazione».
L’operazione nasce da un esposto anonimo inviato a diverse istituzioni. In Italia attualmente esistono oltre 120 allevamenti di lupo cecoslovacco (nella foto), un cane appartenente al gruppo dei pastori e bovari che ha la tempra, la mentalità e l’addestrabilità di un pastore tedesco e la forza, le caratteristiche fisiche e la resistenza di un lupo. Le indagini del Cfs hano evidenziato che «Alcuni allevatori avrebbero fatto accoppiare in maniera fraudolenta esemplari di lupo cecoslovacco con lupe selvatiche provenienti dai Carpazi (Lupo europeo), dal Nord America (Lupo del Mackenzie) e in alcuni casi con lupi appenninici per migliorare le caratteristiche genetiche e morfologiche della razza. Il cane lupo cecoslovacco molto di moda in Italia e all’estero ha un valore sul mercato che può arrivare fino a 5.000 euro ad esemplare».
Legambiente si complimenta con il personale del Cfs del servizio Cites e con i vari nuclei investigativi Provinciali di Polizia Ambientale per il successo dell’operazione e ribadisce che «Occorre non abbassare la guardia di fronte a fenomeni illegali che mettono a rischio una specie di grande interesse conservazionistico come il lupo nel nostro Paese».
Secondo Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, «Per migliorare la conservazione del lupo nel nostro Paese, sarebbe opportuno concentrare gli sforzi nel controllo e nella repressione dei tentativi fraudolenti di inquinamento genetico della specie che si vanno ad aggiungere alla già presente diffusione accidentale in natura di esemplari ibridi, e la costituzione da parte del Corpo Forestale dello Stato di Gruppi operativi specialistici in tutti i Parchi per mettere in atto le misure di mitigazione dei conflitti come indicato dal progetto Life Wolnet».
Il Corpo forestale dello Stato ricorda che «In Italia, non solo è proibito l’accoppiamento di animali domestici con quelli selvatici, ma è anche vietato detenere lupi fino alla quarta generazione, in assenza delle prescritte autorizzazioni, poiché considerati specie protetta dalla Convenzione Cites (Appendice I) e perché ritenuti animali pericolosi per la salute e la pubblica incolumità». Secondo alcune indagini svolte dalla Forestale tra Modena e Reggio Emilia, «Si sarebbero verificati in natura fenomeni riproduttivi dovuti alla diffusione accidentale di esemplari ibridi. L’ipotesi potrebbe essere ricondotta al ritrovamento avvenuto nei mesi scorsi di alcuni cani uccisi a fucilate o da bracconieri che le avrebbero scambiati per lupi o dagli stessi allevatori illegali perché ritenuti ingestibili. La pratica di rinsanguamento tra cani e lupi è stata sospesa anche nella Repubblica Ceca non solo perché vietata, ma perché rischiava di generare ibridi genetici dall’indole e dalla natura molto aggressiva».