Acque di balneazione: ecco come funzionano i controlli a tutela della salute delle persone

A livello nazionale, la maggior parte delle regioni presenta quest’anno quasi il 90% di acque in classe eccellente

[6 Agosto 2021]

Il compito di monitorare la qualità delle acque di balneazione nel periodo della stagione balneare (da maggio a settembre) è affidato alle agenzie ambientali (ad eccezione della provincia di Trento, della Lombardia e della Sicilia, dove viene svolto dalle aziende sanitarie). Si definiscono “acque di balneazione” quelle nelle quali l’autorità competente prevede che venga praticata la balneazione e non ha imposto un divieto permanente di balneazione.

La normativa che regola la materia deriva da una direttiva europea, per cui in tutti i Paesi europei vengono controllati i medesimi parametri microbiologici. Si tratta di una normativa di tipo sanitario (D.lgs. 116/2008 e DM 30/03/2010), cioè tesa a limitare l’esposizione della popolazione al rischio di contrarre “malattie” derivanti dal contatto con l’acqua contaminata e/o dalla sua eventuale ingestione (o dall’inalazione dell’aerosol), anche per breve tempo.

Dato che le principali patologie associate alla balneazione (gastroenteriti, febbri respiratorie, ecc.) sono correlate a fenomeni di inquinamento fecale, cioè derivanti soprattutto da apporti di reflui urbani (acque di scarico, sia domestiche che industriali, provenienti da insediamenti urbani), per valutare se l’acqua è “contaminata” sono stati scelti solo due parametri microbiologici (Escherichia coli ed enterococchi intestinali), indicatori della presenza di tali apporti fecali.

I controlli sulle acque di balneazione

Nel D.M. 30 marzo 2010 sono definiti i valori limite (tabella 1) per ogni singolo campione il cui superamento determina l’interdizione temporanea alla balneazione, attraverso un’ordinanza sindacale ed informazione ai bagnanti mediante segnali di divieto, per tutta l’acqua di pertinenza del punto. Successivamente è prevista l’esecuzione di un controllo aggiuntivo, da effettuarsi entro 72 ore, per verificare se trattasi di inquinamento di breve durata. In caso di esito favorevole di quest’ultima analisi è prevista la riapertura dell’area più l’esecuzione di un ulteriore controllo.

I campionamenti sono effettuati secondo un calendario prestabilito prima dell’inizio della stagione balneare e comunicato al Ministero della Salute e in ogni caso i campionamenti devono essere eseguiti entro e non oltre 4 giorni dalla data fissata. La frequenza dei controlli deve essere almeno mensile durante la stagione balneare, la cui durata è stabilita dalle Regioni, salvo intensificazione dei controlli (aggiuntivi) nel caso di esito sfavorevole delle analisi (ordinarie) previste dal calendario.

I campioni di acqua prelevati nelle diverse aree di balneazione sono trasferiti nei laboratori delle Agenzie, dove le relative analisi hanno una durata di 48h (stabilita dalla legge). Dalla stagione balneare 2020 la metodica analitica adottata permette di ridurre a 24h la tempistica necessaria.

Qualora si rilevino superamenti dei limiti ne viene data immediata comunicazione al sindaco competente per territorio al fine di adottare l’ordinanza di divieto (o di revoca quando si tratti invece di rientro nei limiti dopo un superamento). Con la normativa entrata in vigore nel 2010 il sindaco, nel caso di superamento dei limiti accertato dall’Arpa, non ha poteri discrezionali in materia, ma deve necessariamente emanare l’ordinanza di divieto di balneazione.

Per questo, alcune Agenzie (come Arpa Toscana) hanno messo a punto un sistema di pubblicazione dei risultati delle analisi che, consultando automaticamente la relativa banca dati, ne effettua la pubblicazione sul web. In questo modo si ha un sistema di informazione al pubblico, e ai media, quasi in tempo reale, comunque molto tempestivoche contribuisce a evitare eventuali disguidi che non portino all’emanazione delle ordinanze di divieto di balneazione in presenza di superamenti dei limiti di legge. Il tutto, naturalmente a tutela della salute dei bagnanti.

In ogni caso, sui siti di tutte le agenzie ambientali che insistono sulle coste italiane sono disponibili i dati sempre aggiornati dei risultati dei controlli effettuati, che possono determinare gli eventuali divieti di balneazione da parte dei sindaci.

Alcune Agenzie mettono a disposizione dei cittadini anche delle apposite App, scaricabili gratuitamente, che possono essere usate su smartphone e tablet, che forniscono le stesse informazioni presenti sui siti Web, ma che sfruttano la possibilità data dal Gps presenti in tali apparecchi, per segnalare la situazione relativa alla zona in cui uno si trova.

La classificazione delle acque di balneazione

A fine stagione, le Arpa predispongono dei rapporti di sintesi sui risultati del montaggio effettuato, elaborando i dati relativi agli ultimi quattro anni – come prevede la normativa – per proporre alla Regione la classificazione delle aree di balneazione secondo 4 classi di qualità: Eccellente, Buona, Sufficiente, Scarsa.

La classe “scarsa” comporta l’eventuale adozione di un divieto permanente di balneazione per motivi igienico-sanitari, fino ad avvenuto risanamento.

Questa classificazione avviene sulla base di uno specifico algoritmo previsto dalla normativa che tiene conto degli andamenti statistici (90° o 95° percentile) dei dati di 4 anni, che determinano il giudizio di qualità (classificazione) delle acque di balneazione.

I dati del quadriennio 2017-2020 – pubblicati sui siti delle diverse Arpa/Appa, sul portale acque del Ministero della Salute e dalla Agenzia Europea dell’ambiente, che ha realizzato anche una mappa interattiva – hanno portato al giudizio che resterà in vigore per tutta la stagione balneare 2021: da scarso (meno del 2% dei casi) a eccellente, ogni singolo tratto di costa mantiene per tutta l’estate la classificazione che testimonia il recente andamento di quel tratto.

A livello nazionale, la maggior parte delle regioni presenta quest’anno quasi il 90% di acque in classe eccellente; sommando anche le buone, il 90% viene superato praticamente ovunque, arrivando a livello nazionale al 94%.

I controlli sulle acque di balneazione riguardano anche laghi e (in pochi casi) fiumi, dove alcune regioni raggiungono addirittura il 100% di acque eccellenti.