Acque reflue, anche lungo il Danubio il trattamento è inefficace
[14 Luglio 2015]
Il Danubio è esposto all’inquinamento a causa di un trattamento inefficace delle acque reflue. E’ quello che emerge dalla relazione della Corte dei conti europea “Il finanziamento dell’UE agli impianti di trattamento delle acque reflue urbane nel bacino idrografico danubiano: occorrono ulteriori sforzi per aiutare gli Stati membri a conseguire gli obiettivi della politica dell’UE in materia di acque reflue” pubblicata ieri sul sito della Corte dei conti Ue.
La relazione riguarda il bacino idrografico danubiano, il più grande d’Europa, che interessa 19 paesi e che è vulnerabile all’inquinamento idrico proveniente da diverse fonti. L’Ue ha fornito un contributo di 7,9 miliardi di euro per i progetti di trattamento delle acque reflue nei quattro Stati membri durante i periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013. Ciò ha fornito un contributo cruciale ai progressi compiuti da Repubblica ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia verso il conseguimento di importanti obiettivi della politica dell’UE in materia di acque, anche se tutti i paesi hanno registrato ritardi nel conformarsi alle norme e nell’assorbire le risorse finanziarie disponibili. Gli impianti dei quattro paesi esaminati dalla Corte in generale assicurano un trattamento adeguato delle acque reflue, ma non della gestione dei fanghi di depurazione e degli sfioramenti dovuti a precipitazioni. Elementi che possono influire sulla qualità delle acque e dei terreni.
Per migliorare l’efficienza, l’efficacia e la sostenibilità degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane nel bacino idrografico del Danubio la Corte dei conti europea elabora alcune raccomandazioni. Secondo la Corte gli Stati membri dovrebbero porre in essere disposizioni giuridiche che assicurino il rapido allacciamento delle abitazioni private alla rete fognaria pubblica. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero stabilire criteri per tutte le tipologie di impiego dei fanghi e intraprendere le azioni necessarie ad assicurare un valido monitoraggio degli inquinanti.
Inoltre la Commissione dovrebbe incoraggiare gli Stati membri ad attuare una politica tariffaria responsabile in merito alle acque reflue, fissando tariffe non inferiori al livello di accessibilità economica del 4 %; inoltre, andrebbero adottati provvedimenti affinché siano disponibili in futuro risorse finanziarie sufficienti per consentire le necessarie opere di manutenzione e rinnovo degli impianti.
La Commissione dovrebbe anche prestare attenzione al congruo dimensionamento degli impianti e, di concerto con gli Stati membri, dovrebbe fronteggiare il problema degli sfioramenti in presenza di intense precipitazioni, in quanto possono incidere negativamente sulla qualità delle acque. Gli operatori degli impianti, inoltre, dovrebbero cogliere le opportunità per risparmiare sui costi di esercizio;
Infine, la Commissione dovrebbe valutare l’adeguatezza dei limiti di concentrazione stabiliti dalla direttiva alla luce dei progressi tecnologici registrati dal 1991, anno di adozione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.