I pesticidi nelle acque di fiumi, laghi italiani ed europei
Nell'ambito agricolo nazionale si utilizzano circa 114.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari, che contengono circa 400 sostanze diverse
[2 Maggio 2022]
I pesticidi (con un termine ormai entrato nell’uso comune per indicare i fitofarmaci-agrofarmaci, cioè prodotti chimici con funzioni di insetticida, erbicida, ecc.) possono contaminare le acque superficiali e sotterranee e, se le loro concentrazioni superano le soglie critiche, possono essere nocivi per l’ambiente.
Il Green Deal europeo stabilisce obiettivi per ridurre l’uso e i rischi dei pesticidi chimici del 50% entro il 2030 nel piano d’azione sull’inquinamento zero, nella strategia Farmto fork e nella strategia sulla biodiversità, con particolare attenzione alla protezione degli ecosistemi e al miglioramento della biodiversità.
La direttiva quadro sulle acque (WFD) stabilisce norme di qualità ambientale per i pesticidi nelle acque superficiali. Per valutare lo stato chimico delle acque sotterranee, è fissato uno standard di qualità precauzionale di 0,1 µg/l per i pesticidi conformemente alla direttiva sulle acque sotterranee, che riflette la volontà di mantenere le concentrazioni di antiparassitari nelle acque sotterranee a bassi livelli.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) pubblica i dati riepilogativi sui monitoraggi effettuati nei singoli paesi dell’Unione Europea. Nel 13-30% di tutti i siti di monitoraggio delle acque superficiali, uno o più pesticidi sono stati rilevati al di sopra della soglia di effetto ogni anno tra il 2013 e il 2019. I superamenti di uno o più pesticidi sono stati rilevati tra il 3% e il 7% dei siti di monitoraggio delle acque sotterranee.
Tra il 2013 e il 2019, nei paesi dell’Unione Europea (a 27) sono stati segnalati pesticidi provenienti da un totale di oltre 9.000 siti di monitoraggio per le acque superficiali e più di 13mila siti per le acque sotterranee. Il numero di siti di monitoraggio che segnalano i dati per le acque superficiali varia da meno di 10 siti (Ungheria, Lussemburgo) a più di 1.000 siti (Francia, Italia, Polonia, Spagna).
Il numero di pesticidi segnalati nelle acque di superficie varia da meno di 10 sostanze (Danimarca, Ungheria, Lussemburgo) a più di 100 sostanze (Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia). Per le acque sotterranee, il numero più basso di pesticidi è stato segnalato dal l’Austria (6) e il numero più elevato dalla Francia (215).
Tassi di superamento di oltre il 30% sono stati segnalati in 8 paesi dell’UE per le acque superficiali e in uno per le acque sotterranee. Tassi di superamento elevati sono stati segnalati principalmente nei siti di monitoraggio di fiumi di piccole e medie dimensioni.
In Italia il monitoraggio della presenza dei pesticidi nelle acque viene effettuata dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) composto da Ispra e dalle agenzie regionali e delle province autonome, che periodicamente pubblica un rapporto nazionale (l’ultimo disponibile con i dati 2017-2018) su questo tema e anche un portale specifico.
In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 114.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari (ISTAT, 2019), che contengono circa 400 sostanze diverse.
L’ultimo rapporto SNPA presenta i risultati delle indagini svolte nel biennio 2017-2018, in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi, livelli di concentrazioni, diffusione territoriale della contaminazione e analisi delle tendenze temporali. Le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali e quelle sotterranee.
Occorre particolare prudenza nella lettura del rapporto. Lo studio dell’evoluzione della contaminazione incontra diverse difficoltà a causa delle disomogeneità ancora presenti nei monitoraggi regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici.
Nel biennio 2017-2018 sono stati analizzati 35.023 campioni per un totale di 2.538.390 misure analitiche, rispetto al biennio precedente, il numero di campioni è costante, ma aumenta del 29% la ricerca analitica. Cresce anche il numero delle sostanze cercate, che nel 2018 sono 426, rispetto alle 398 del 2016. Complessivamente migliora l’efficacia del monitoraggio, permane, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate.
Le indagini 2018 hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi.
Se è vero che in alcune Regioni la presenza dei pesticidi risulta più elevata di quella media nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali e il 39% delle acque sotterranee, deve essere tenuto presente che nelle regioni dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio, che è diventato nel tempo più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione.
Sono state trovate 299 sostanze diverse, a conferma della maggiore efficacia complessiva delle indagini. Gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza di quanto rilevato negli anni precedenti in cui gli erbicidi erano le sostanze più trovate. L’aumentata presenza di insetticidi è principalmente dovuta al maggior numero di sostanze cercate, ma anche a una scelta più mirata agli usi su territorio.
Nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Nelle acque sotterranee, 146 punti (il 5,2% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti.
Per approfondimenti, vedi:
di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com