Gli impianti Meros di Siemens depureranno i fumi provenienti dall’impianto di agglomerazione
Ilva, qualcosa si muove per la riduzione dell’impatto ambientale?
[4 Marzo 2014]
Che si stia davvero muovendo qualcosa per ridurre l’inquinamento dell’ Ilva di Taranto? Lo apprendiamo attraverso un comunicato stampa della Siemens che annuncia di essersi aggiudicata, attraverso la sua Business Unit Metals Technologie, l’ordine per la fornitura di quattro impianti Meros chiavi in mano per le due linee di agglomerazione dell’acciaieria Ilva S.p.A. di Taranto.
Questo sistema, spiegano, contribuirà al miglioramento delle condizioni ambientali nell’area di Taranto in quanto «il processo Meros sviluppato da Siemens aiuterà a diminuire le emissioni nocive generate dal processo di agglomerazione trattando più di 2,6 milioni di metri cubi di fumi di scarico all’ora per linea, riducendo così le emissioni di anidride solforosa, polveri sottili, composti organici volatili, gas acidi e metalli pesanti a livelli significativamente inferiori agli attuali limiti europei».
Con quali tempi? La messa in servizio dei primi due impianti è prevista per l’aprile del 2015; quella dei restanti due per il settembre del 2016. L’ordine, spiegano, ha un valore a due cifre in milioni di Euro. Un investimento non certo risolutivo, ma che dà qualche barlume di speranza che si stia cercando di migliorare una situazione a dir poco pesante. Come noto a nostro avviso la chiusura dell’Ilva, per quanto comprensibile come scatto di rabbia per i danni fatti all’ambiente e alle persone, non sarebbe risolutivo, ma addirittura potenzialmente peggiore perché renderebbe quasi impossibile la bonifica delle aree, oltre ad aprire un problema sociale gigantesco in una fase complicatissima. Non abbiamo una soluzione in pugno, ma rendere l’impianto “sostenibile” riconvertendolo e bonificando l’area resta a nostro modesto avviso l’opzione migliore. Sul chi paga ovviamente i Riva, con il minimo del contributo statale relativo al controllo del lavoro fatto.
Restando ai depuratori, Siemens fa notare che grazie ad essi «in futuro le emissioni di polveri sottili al camino saranno ridotte di oltre 1000 tonnellate rispetto a quanto consentito dal precedente limite emissivo di 40 mg/Nm3. Inoltre le emissioni di diossine si ridurranno dai circa 12 g/anno, all’attuale limite emissivo di 0,4 ng I-TEQ/Nm3, a meno di 3 g/anno. L’impianto consente, inoltre, la diminuzione delle emissioni di anidride solforosa».
L’acciaieria Ilva di Taranto, di proprietà del Gruppo Riva, con una produzione annua di oltre undici milioni di tonnellate, è lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa e da esso proviene circa il 30% dell’acciaio utilizzato in Italia. Entrambi gli impianti di agglomerazione, già ammodernati e ampliati da Siemens nel 2001, sono in grado di produrre fino a undici milioni di tonnellate di agglomerato l’anno.
Questa le caratteristiche dell’impianto fornite da Siemens:
Gli impianti Meros sostituiranno gli obsoleti precipitatori elettrostatici MEEP, in grado solo di rimuovere le polveri. L’installazione e l’integrazione delle nuove unità all’interno del sistema di scarico degli impianti di agglomerazione avverranno durante l’esercizio di questi ultimi, rendendo così necessarie solo brevi fermate. Il processo Meros comporta l’iniezione e la distribuzione accurata di agenti adsorbenti e desolforanti, quali carboni attivi e bicarbonato di sodio, all’interno del flusso dei fumi di scarico, legando e rimuovendo efficacemente metalli pesanti, componenti organici nocivi e pericolosi, anidride solforosa e altri gas acidi. L’impiego del bicarbonato di sodio per la riduzione della percentuale di anidride solforosa, inoltre, non richiede la presenza di un reattore. Il processo non prevede l’utilizzo di acqua evitando, quindi, fuoriuscite di vapore dai camini. Le particelle di polvere sono depositate in un filtro a maniche appositamente sviluppato, efficiente dal punto di vista energetico, adatto a temperature fino a 250°C e a pressioni molto basse durante il processo di pulizia. La parte più consistente delle polveri rimosse dal precipitatore è ricircolata all’interno del flusso dei fumi di scarico per ottimizzare ulteriormente l’efficienza e il vantaggio economico prodotto dal processo di depurazione dei fumi. Tutti gli additivi inutilizzati rimanenti entrano nuovamente in contatto con i fumi di scarico così da essere sfruttati quasi completamente. L’uso del bicarbonato di sodio in luogo dell’idrossido di calcio permette di ridurre considerevolmente il residuo scaricato. Il sistema di automazione di processo assicura un funzionamento stabile anche in caso di fluttuazioni considerevoli nel volume e nella composizione dei fumi di scarico, consentendo quindi di rispettare sempre i limiti emissivi.