Le città cambiano aria: il patto dei sindaci per una Pianura Padana che respiri
Legambiente: gli amministratori lombardi siano più incisivi nei confronti di Regione, in Europa vanno portati fatti e risultati concreti
[23 Aprile 2024]
In occasione della Giornata della Terra, a Milano è stato presentato “Le Città Cambiano Aria – Il Patto dei sindaci per una Pianura Padana che Respiri”, alla presenza dei sindaci delle maggiori città della pianura padana. Oltre a Milano, Torino, Bologna, Venezia, Treviso e alle Città Metropolitane, erano presenti anche gli amministratori di numerosi piccoli e grandi comuni delle quattro regioni che hanno sottoscritto il protocollo sulla qualità dell’aria. Ecco il testo sottoscritto dai sindaci di Milano, Bologna. Torino, Venezia e Treviso:
Negli ultimi anni ed in particolare negli scorsi mesi, in tutti i nostri Comuni, il livello di inquinamento dell’aria ha superato troppe volte i limiti consentiti e questo rappresenta un rischio per la salute e il benessere della popolazione. La nostra Costituzione afferma, all’articolo 32, che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo: in tutta la Carta solo il diritto alla salute è caratterizzato come “fondamentale”, inteso nel senso etimologico di “fondamento” di tutti gli altri diritti. L’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria costituisce una minaccia costante al benessere psicofisico dei nostri cittadini e delle nostre cittadine. Salute e tutela dell’ambiente sono quindi un binomio sempre più inscindibile della nostra epoca su cui è necessario orientare l’azione politica e le strategie dei prossimi anni.
Respirare un’aria pulita è un diritto fondamentale di tutte e tutti noi, come Sindaci e Sindache, amministratori e amministratrici locali, siamo chiamati a fare la nostra parte a partire dai nostri territori, impegnandoci nel promuovere misure sempre più attente all’ambiente. Siamo consapevoli, però, che quando parliamo di aria non possiamo limitarci ad indossare le lenti del perimetro comunale, come se un confine tracciato dall’uomo potesse fermare l’aria, ma dobbiamo necessariamente considerare l’intera Pianura Padana. La qualità dell’aria nella Pianura Padana è fortemente influenzata dalla sua conformazione geografica, essendo situata in un avvallamento dove smog e polveri tendono ad accumularsi. Parliamo, inoltre, di un’area in cui vi è una massiccia presenza di attività antropiche: vi risiedono oltre 20 milioni di abitanti e vi è generato più del 50% del PIL nazionale. La crisi climatica comporta fenomeni meteorologici sempre più estremi come periodi di siccità più frequenti e duraturi, alternati a piogge sempre più violente, che contribuiscono all’accumulo di inquinanti, compromettendo ancora di più la qualità dell’aria. È indubbio e registrato che i livelli di polveri sottili dal 2002 ad oggi siano quasi dimezzati, ma questo non basta.
Come Sindaci e Sindache, amministratori e amministratrici locali, dei Comuni della Pianura Padana vogliamo dire che ci siamo e vogliamo ribadire il nostro concreto impegno a promuovere, in tutte le nostre amministrazioni, misure virtuose per l’ambiente: ci impegniamo a sostituire tutte le caldaie comunali a gasolio, a continuare a piantumare nuovi alberi, a promuovere misure volte a decongestionare i Comuni dal traffico veicolare, ad investire sul trasporto pubblico e ad incentivare l’uso di mezzi di spostamento più sostenibili. Siamo consapevoli, altresì, che le nostre forze, ma soprattutto le nostre risorse, non bastano e per questo chiediamo, con un’unica e forte voce, all’Italia e all’Europa di essere al nostro fianco in prima linea.
Chiediamo al Governo italiano di rendere disponibili con urgenza investimenti dedicati a ridurre l’impatto negativo sull’ambiente dei trasporti di persone e merci e delle attività agricole ed industriali. Chiediamo investimenti concreti sul finanziamento e la sostenibilità del trasporto pubblico locale, soprattutto nella transizione a mezzi elettrici.
Chiediamo anche fondi straordinari per i piani di sostituzione delle caldaie obsolete e, più in generale, per l’efficientamento energetico degli edifici e la riforestazione urbana, in tempi rapidi e con un sistema di erogazione agile ed efficiente.
Chiediamo all’Unione Europea di fare la sua parte: perché l’area padana è uno dei casi più critici, per le caratteristiche territoriali e l’alta densità abitativa e produttiva. Crediamo che l’unica soluzione sia un piano straordinario a tutti i livelli. La questione della qualità dell’aria non può essere affrontata solo in modo occasionale e su scala comunale: è una sfida continua e costante che coinvolge tutti gli attori del territorio.
Chiediamo un forte coordinamento delle azioni, anche tramite una struttura speciale commissariale, che, in accordo con i nostri Enti e coinvolgendo anche le Regioni, ci aiuti a individuare azioni ed obiettivi possibili; che ci aiuti a raggiungerli anche tramite l’erogazione di fondi e risorse, da affiancare a quelle del Governo, per far fronte ai tanti interventi.
La presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, ha commentato: «La notizia più importante di oggi è la creazione della Rete dei Sindaci Contro lo smog, Anche se, ci permettiamo di dire, questa alleanza arriva con qualche decennio di ritardo. Apprezziamo naturalmente lo sforzo fatto per creare un’alleanza, ma vorremmo sottolineare come le azioni per cui i Sindaci si impegnano, allo stato attuale, sono il “minimo sindacale” per uscire dall’emergenza. Vorremmo vedere, da questo momento in poi, un’azione più incisiva nei confronti di Regione Lombardia, per portare in Europa fatti e risultati concreti nella lotta all’inquinamento dell’aria».
Legambiente Lombardia ricorda che «La Pianura Padana è uno dei luoghi più inquinati d’Europa. A conclusione del primo trimestre del 2024, i dati forniti da ARPA Lombardia sui livelli di particolato sottile (PM10) misurato dalle centraline dei capoluoghi di provincia hanno fornito un quadro impietoso della qualità dell’aria respirata dai cittadini lombardi, sia come media annua, sia come media giornaliera, i due parametri il cui confronto è importante per la corretta valutazione della qualità dell’aria. Tra gennaio e marzo, infatti, la concentrazione media di PM10 misurata in 6 capoluoghi su 10 è risultata eccedente il valore soglia (40 mg/mc) indicato dalla norma europea come media annua. L’aria peggiore si è registrata, nell’ordine, a Monza, Cremona, Brescia, Mantova, Lodi e Milano. Situazione solo appena migliore a Bergamo e Pavia, mentre le città che se la passano un po’ meglio sono quelle pedemontane, di Como, Varese, Sondrio e Lecco. In ogni caso, nessuna di queste città ha fatto registrare valori inferiori a quelli previsti dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, che una volta entrata in vigore abbasserà la media annua a 20 mg/mc. Altrettanto sconsolante è il dato relativo al numero di giorni in cui l’aria è risultata irrespirabile, facendo registrare valori superiori ai 50 mg/mc come media giornaliera. Due capoluoghi – Cremona e Brescia – alla data del 31 marzo hanno già sfondato il limite massimo di 35 giorni di aria irrespirabile all’anno fissato dalla direttiva, mentre altri 4 (nell’ordine: Milano, Monza, Mantova e Lodi) hanno quasi esaurito i giorni di ‘franchigia’ ammessi dalla direttiva. In bilico anche Pavia e Bergamo, per queste due città è improbabile che l’anno si concluda senza il superamento della soglia, mentre le giornate di aria tossica sono decisamente meno per i capoluoghi insubrici e per quello valtellinese».
Il Cigno Verde lombardo denuncia che «Il “bilancio di medio termine” della qualità dell’aria per il 2024 conferma per la Lombardia la distribuzione dei palmares di capoluoghi più inquinati non solo a quelli posti al centro dell’area metropolitana (Milano e Monza), con i loro irrisolti problemi di traffico urbano e autostradale, ma anche quelli che delimitano l’area agricola padana in cui si concentrano gli allevamenti intensivi: il quadrilatero tra Mantova, Brescia, Lodi e Cremona produce infatti oltre il 40% del latte, e il 50% della carne suina Made in Italy, grazie ad un patrimonio zootecnico che ha pochi eguali in Europa quanto a numero di capi».