Riceviamo e pubblichiamo
Nessun pericolo dalla marmettola? Legambiente Carrara risponde all’assessore Lorenzini
«Le enormi quantità abbandonate al monte non si limitano a inquinare fiumi e sorgenti, ma incrementano anche la frequenza e intensità di alluvioni e siccità»
[1 Settembre 2023]
Sono giusto trascorsi 40 anni dalla pubblicazione (nel 1983) del volume “Corsi d’acqua del litorale apuano: effetti inquinanti della polvere di marmo” che, sfatando il mito (interessato) dell’innocuità ambientale della marmettola, ne documentava l’impatto drammatico sulla fauna acquatica – ben superiore a quello di scarichi fognari e industriali – descrivendone i meccanismi d’azione.
Ad ogni pioggia il Carrione assume una colorazione marroncina o bianco latte, a seconda del prevalere di terre (abbandonate al monte dalle cave) o della marmettola che, contro ogni buonsenso e ogni normativa, continua indisturbata a ricoprire le superfici di cava, i ravaneti e le strade.
Quello che vediamo, però, è solo uno dei corni del problema perché quella stessa melma inquinante, dopo ogni evento meteorico, va a intorbidare le nostre sorgenti, mettendo a rischio una riserva idropotabile essenziale per la nostra comunità. Abbiamo tutti consapevolezza che le sorgenti delle Apuane sono minacciate quotidianamente da un’escavazione sempre più distruttiva e insensibile alla tutela dell’ambiente, come denunciano non solo le associazioni ambientaliste, ma anche i report dell’Arpat e i rilievi delle associazioni speleologiche.
In questo quadro, appaiono pertanto singolari le sue affermazioni, riportate nella titolatura de La Nazione “È un fenomeno tipico del nostro territorio. Nessun pericolo”. Vogliamo credere che le sue parole siano state fraintese e che, anzi, sia sua cura sollecitare gli uffici preposti a intervenire in maniera decisa, con multe, sospensioni delle attività e altri provvedimenti, imponendo alle cave la rimozione di terre e marmettola, sulla falsariga delle innumerevoli proposte che Legambiente ha avanzato nel corso di questi decenni (si veda, a titolo di esempio, il nostro “Dossier marmettola – proposta e richiesta di misure efficaci per prevenire l’inquinamento da marmettola delle sorgenti e dei fiumiapuani” – del 1 giugno 2016, inviato a Ministero, Regione, Parco Apuane e Arpat.
Facciamo infine presente che le enormi quantità di terre e marmettola abbandonate al monte, non si limitano solo a inquinare fiumi e sorgenti, ma, in presenza di eventi meteorici importanti, purtroppo molto probabili soprattutto nel contesto del riscaldamento climatico che stiamo vivendo, incrementano anche la frequenza e intensità delle alluvioni e delle siccità: si vedano ad esempio i nostri due video Idee per fermare la fabbrica della siccità (25/8/22) e Manuale di difesa contro il rischio alluvionale(4/3/22).
Le chiediamo, quindi, di attivarsi per adottare tutte le misure di prevenzione necessarie e improrogabili per affrontare il pericolo di future alluvioni e siccità e per tutelare le nostre sorgenti.
di Legambiente Carrara
Aggiornamento. Riportiamo di seguito la replica dell’assessore Lorenzini a Legambiente Carrara:
Capisco le preoccupazioni di Legambiente, ma ci tengo a rassicurare i rappresentanti dell’associazione che la situazione è costantemente monitorata e i controlli sono continui.
Negli stessi Pabe, d’altro canto, è presente uno specifico regolamento che chiarisce in maniera univoca come debba essere gestita la marmettola e a riguardo i tecnici dell’ufficio Ambiente eseguono continui sopralluoghi e accertamenti che in caso di irregolarità possono concludersi con sanzioni. In cava nei mesi passati è andata anche la commissione Marmo e i consiglieri hanno potuto vedere con i loro occhi come viene gestito questo scarto della lavorazione grazie, tra l’altro, alla presenza di vasche di decantazione.
Riguardo all’intorbidimento delle acque del Carrione durante e dopo forti piogge e temporali Arpat si è invece espressa in più occasioni, l’ultima il 30 agosto, sottolineando come questi siano dovuti ‘alla complessa situazione che si è creata, con il tempo, nei bacini estrattivi a monte di Carrara (e non solo) ed in particolare alla presenza di molte attività estrattive, concentrate in uno spazio dimensionalmente contenuto, carsico e fortemente acclive’.
Si tratta dunque di una situazione complessa e figlia della particolare conformazione del nostro territorio che, come ribadisce anche la stessa Arpat, ‘può difficilmente essere risolta con la sola intensificazione dei controlli’. Questo tuttavia non significa che l’impegno dell’agenzia e del Comune non sia massimo per ricercare e punire eventuali comportamenti non corretti.