Transizione ecologica e Covid, l’occasione persa delle città italiane: non sono diventate più green

Clean Cities Campaign: Milano, Torino, Roma e Napoli in fondo alla classifica. L’obiettivo emissioni zero per la mobilità urbana entro il 2030 è ancora un miraggio

[24 Febbraio 2022]

Secondo il rapporto “Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities”, pubblicato dalla Clean Cities Campaign, una coalizione di organizzazioni che chiedono ai sindaci delle città europee impegni concreti per raggiungere una mobilità a emissioni zero entro il 2030, «Alcune città europee hanno reagito alla pandemia di covid-19 iniziando a ripensare la mobilità urbana e accelerando la transizione ecologica. In Italia, invece, (quasi) solo passi indietro».

Il rapporto è stato  lanciato oggi in occasione della tappa romana della campagna itinerante di Legambiente, uno dei partner nazionali della campagna Clean Cities in Italia, e Andrea Poggio, responsabile mobilità del Cigno Verde, ha detto che «Legambiente è impegnata nella campagna CleanCities con incontri e manifestazioni il ben 17 città italiane, per mostrare come renderle pulite e sicure, con tutti i servizi di prossimità (“città dei 15 minuti”), anche usando bene i fondi europei per il rilancio. Il nostro appello ai sindaci: misuriamoci con l’obiettivo di dimezzare auto e inquinamento e raddoppiare tram e treni, fermare i diesel e promuovere elettrico, biciclette e monopattini, ridisegnare e ridurre la velocità a 30 km/h nell’80% delle strade».

Il rapporto ha analizzato 36 città in 16 Paesi europei. E le ha classificate sulla base dello stato della mobilità urbana e della qualità dell’aria. Tra le variabili considerate: lo spazio urbano dedicato a pedoni e biciclette; i livelli di sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade urbane; i livelli di congestione del traffico urbano; l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale; l’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici; le politiche di riduzione del traffico, dei veicoli inquinanti e l’offerta di servizi di sharing mobility.

Ne è risultato che «Mentre alcune grandi città europee, come Parigi, hanno fatto significativi passi avanti, l’obiettivo di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030 è ancora lontano. Ancora di più in Italia. Le quattro città italiane analizzate sono tutte nella parte bassa della classifica: Milano al 20esimo posto; Torino al 23esimo; Roma al 32esimo; e Napoli ultima in classifica, al 36esimo posto».

Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, ha commentato: «Le mappe dell’inquinamento da biossido di azoto di Milano, Roma e Napoli realizzate dai ricercatori avvalendosi dei dati di monitoraggio raccolti dai cittadini nell’ambito del progetto NO2, NO Grazie dipingono città dove il traffico la fa da padrone nel peggiorare la qualità dell’aria, è responsabile della morte prematura di migliaia di persone ogni anno e sottrae spazio vitale ai cittadini che, dopo aver sperimentato le città in “lockdown”, anelano aria pulita, verde e mobilità attiva. I dati pubblicati oggi confermano questa grave situazione a livello nazionale. La ricetta per città con aria più pulita, sicure per chi si muove senza inquinare e vivibili è ormai chiara: aspettiamo solo un sindaco all’altezza che faccia da apripista per una vera urgente rigenerazione ambientale delle nostre città».

Al primo posto in classifica c’è la capitale norvegese Oslo, seguita da Amsterdam, Helsinki e Copenaghen. I punteggi vanno dal 71,5% di Oslo al 37,8% di Napoli. Ma secondo  Clean Cities Campaign, «Nessuna delle 36 città può dirsi soddisfatta. Infatti un punteggio inferiore al 100% indica che si sta facendo troppo poco per raggiungere la mobilità a emissioni zero entro il 2030.

Anna Donati, responsabile mobilità di Kyoto Club, ha aggiunto: «Senza dubbio le città italiane sono indietro in tema di mobilità sostenibile rispetto a molte città europee e lo conferma anche il Report City Ranking. Esiste, inoltre, una significativa differenza tra le quattro città italiane considerate, come annualmente viene documentato dal Rapporto MobilitAria di Kyoto Club e CNR IIA.. E’ molto evidente che le città che primeggiano per la mobilità sostenibile in Europa, attuano da decenni investimenti e servizi in modo deciso e con una strategia di lungo periodo, proprio quello che manca nella realtà italiana. Questa è la dura lezione per le amministrazioni comunali italiane: serve visione, coraggio e determinazione costante per aumentare i servizi di TPL, la mobilità attiva e la sharing mobility, verso trasporti a zero emissioni».

Claudio Magliulo, responsabile della campagna Clean Cities in Italia, sottolinea che «Le città italiane potevano uscire dalla pandemia trasformate in meglio: meno inquinamento dell’aria, meno auto in circolazione, più bici e trasporto pubblico. Purtroppo non hanno raccolto la sfida e spesso hanno fatto addirittura passi indietro. Altre città europee, invece, hanno dimostrato che si può reinventare lo spazio urbano nel tempo di una stagione: Parigi ha ad esempio investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica. E così facendo è riuscita a strappare a Stoccolma il quinto posto in classifica, tallonando le  altre capitali scandinave».

Eppure, come fa notare Clean Cities Campaign, la crisi climatica impone scelte radicali: «Azzerare le emissioni della mobilità urbana entro il 2030 sarà essenziale per tenerci sulla strada degli obiettivi sul clima di Parigi: -55% CO2 entro il 2030 e neutralità climatica a metà secolo. Quasi tre europei su quattro vivono nelle città, dove si concentra anche la maggior parte delle attività economiche e dei consumi. La transizione energetica ed ecologica, quindi, passa necessariamente per le aree urbane. A partire da come ci muoviamo. Il settore dei trasporti, infatti, contribuisce a un quarto delle emissioni di gas serra in Italia e in Europa, ed è l’unico ad aver registrato un aumento delle emissioni dal 1990. Ma una mobilità non sostenibile significa anche congestione urbana e inquinamento dell’aria. Delle 30 città con la peggiore qualità dell’aria in Europa, 10 sono italiane. E infatti il nostro Paese è oggetto di molteplici procedure d’infrazione europee per l’assenza di politiche adeguate in materia».

Magliulo ricorda che «Le città italiane sono tra le più inquinate e congestionate d’Europa. Non si tratta di un incidente di percorso, ma del prodotto di decenni di centralità dell’auto e di dipendenza dai combustibili fossili.

Abbiamo progettato le nostre città, e le abbiamo modificate negli anni, con in mente l’automobile” conclude il responsabile di Clean Cities Italia. E’ il momento di invertire questo paradigma, ripensando lo spazio urbano e la mobilità, a favore degli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici o di sharing mobility. Ma per farlo, e rapidamente, i sindaci italiani dovranno dimostrare più coraggio e lungimiranza».