Legambiente contraria all’impianto a biomasse di Borgo Santa Rita (GR)
[10 Luglio 2013]
Legambiente non è convinta del progetto per l’impianto a biomasse di Borgo Santa Rita in provincia di Grosseto, che a suo parere presenta diverse criticità, legate in primo luogo al fatto che la centrale prevista risulta essere sovradimensionata e di taglia troppo elevata.
Un impianto di questo tipo, spiega l’associazione ambientalista, necessiterebbe di un’enorme quantità di biomassa per essere alimentato: circa 30mila tonnellate all’anno. Una cifra sproporzionata in considerazione della biomassa legnosa prodotta in provincia di Grosseto e del fatto che in Maremma esistono già altri progetti di impianti che attingerebbero dallo stesso bacino forestale.
Inoltre la società Ge.Ca.Srl non ha presentato alla provincia di Grosseto nessun piano di approvvigionamento per l’utilizzo della biomassa forestale e il considerevole traffico di mezzi per il trasporto delle biomasse comporterebbe criticità evidenti nel contesto territoriale di Borgo Santa Rita.
«Siamo consapevoli del ruolo fondamentale che hanno le biomasse nel nostro Paese e nel nostro territorio in particolare – ha dichiarato Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – ma la realizzazione di ogni nuovo impianto va fatta bilanciando aspetti positivi, come lo sfruttamento di una fonte energetica rinnovabile, e quelli negativi, legati alle conseguenze sull’ecosistema, del territorio e della popolazione residente. E proprio per questo la realizzazione dell’impianto di Borgo Santa Rita, oltre a non aver informato in maniera trasparente la cittadinanza, possiede numerose criticità, dalla taglia troppo alta alla quantità enorme di biomasse non proporzionata alla filiera corta (e che quindi prevedrebbe approvvigionamenti anche al di fuori del nostro territorio)».
«Questo progetto – ha aggiunto Gentili – invece di favorire la generazione distribuita finirebbe per accentrare le risorse disponibili in un unico impianto, limitando lo sviluppo capillare delle energie rinnovabili sul nostro territorio. Non vorremmo che succedesse quanto già avvenuto per la filiera degli impianti a biogas, che invece di utilizzare sottoprodotti agricoli e colture invernali più adatte alle nostre condizioni pedoclimatiche sfruttano una quantità significativa di colture esageratamente idroesigenti (come il mais). Il rischio, come detto, è lo sfruttamento eccessivo e centralizzato delle nostre aree boschive».
Legambiente torna a ribadire la fondamentale importanza della diffusione delle energie rinnovabili in Maremma, compresa la filiera delle biomasse, ma ricordando che gli impianti vanno realizzati in base alle potenzialità del territorio, a servizio di utenze domestiche, imprese e attività agricole e artigianali. «La filiera delle biomasse rappresenta infatti una risorsa significativa anche per la Maremma, ma occorre rispettare alcune condizioni essenziali quali: utilizzo di una quantità non elevata di biomasse; utilizzo di sottoprodotti agro-forestali; trasparenza dell’informazione alla cittadinanza; recupero dell’energia termica prodotta; compatibilità con il territorio in cui sarà fatto l’impianto, sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico che del traffico veicolare aggiuntivo» hanno concluso dall’associazione.