Potrebbe essere una specie di orso sconosciuta
Lo Yeti esiste? L’analisi del Dna a un passo dal mistero [VIDEO]
Reinhold Messner: «Sono stato preso in giro per anni...»
[22 Ottobre 2013]
Lo Yeti, l’abominevole uomo delle nevi raffigurato come una creatura scimmiesca che cammina in posizione eretta e vaga nell’Himalaya, tra il Tibet ed il Nepal, con puntate fino alla Siberia ed ai monti dell’Asia centrale ex sovietica, potrebbe essere in realtà un’ antica specie di orso polare, almeno secondo quanto emerge da una nuova ricerca sul Dna eseguita da Bryan Sykes con l’Università di Oxford su due peli che secondo gli abitanti del luogo appartenevano all’inafferrabile Yeti.
Sykes ha scoperto che la genetica collega quei peli alla mandibola di un orso polare, ritrovata nelle lontanissime isole artiche norvegesi delle Svalbard, risalente a circa 120.000 anni fa e ad altri campioni di circa 40.000 anni fa).
«Questo è un risultato emozionante e del tutto inaspettato che ci ha del tutto sorpreso, c’è ancora più lavoro da fare per interpretare i risultati, non credo che significhi che ci sono antichi orsi polari che vagano in giro per l’Himalaya – ha detto Sykes in un’intervista all’Indipendent – Ma possiamo speculare su quale potrebbe essere la possibile spiegazione. Si potrebbe dire che c’è una sub specie di orso bruno nell’Alto Himalaya, discendente dall’ orso che era l’antenato dell’orso polare. Oppure potrebbe significare che c’è stato una più recente ibridazione tra l’orso bruno e il discendente dell’antico orso polare
Gli orsi polari (Ursus maritimus) potrebbero essersi separati dall’orso bruno (Ursus arctos) non più tardi di 150.000 anni fa, ma una ricerca più recente sostiene che sarebbe stata necessità un’evoluzione più lunga, dettando altri tempi: circa 4-5 milioni di anni fa. Le due specie possono comunque ibridarsi e proprio questa è una delle principali minacce per gli orsi polari, dato che mentre il global warming scioglie il ghiaccio dal quale dipendono gli orsi bruni si possono spostare più a nord.
La ricerca dello Yeti può essere fatta risalire ad Alessandro Magno, che esigeva che gli abitanti dei villaggi della valle dell’Indo gliene portassero uno per vederlo, cosa che non avvenne. Il mito dello Yeti si pensa abbia avuto origine in Tibet e sia stato diffuso in tutta la regione dagli sherpa lungo le rotte commerciali verso il Nepal, ma segnalazioni di grandi e misteriosi primati si registrano in tutti i continenti, ad eccezione dell’Antartide. Ma la mania dell’abominevole uomo delle nevi è più recente, risale al 1951, quando l’alpinista britannico Eric Shipton scattò sull’Everest una fotografia di una “impronta Yeti”.
Nelle sue ricerche sullo Yeti il famoso alpinista sudtirolese Reinhold Messner ha trovato un riferimento allo Yeti in un manoscritto tibetano risalente a 300 anni fa che lo descriveva proprio come un tipo di orso, come ha detto in un’intervista a Radio Capital: «Lo yeti è un orso? E’ che novità è? Lo sto dicendo da decenni (…) Il mio approccio è stato sempre quello della leggenda e non scientifico, visto che non sono uno scienziato. Lo Yeti non esiste, è infatti una figura leggendaria. La leggenda si basa però sugli avvistamenti di orsi. Sono stato preso in giro per anni da tutti, alpinisti e giornalisti. Dicevano che ero matto e che mi ero fuso il cervello stando troppo in alta montagna. Chi di loro ora mi chiederà scusa? Nessuno, ma questo non importa nulla».
Ma l’analisi del Dna di Sykes è la prima prova scientifica di questa ipotesi. I due peli analizzati dallo scienziato britannico vengono da oltre 1.285 km di distanza: uno dal Ladakh occidentale, in India, e l’altro dal Bhutan, il pelo indiano proviene da un animale ucciso 40 anni fa, mentre i peli del Bhutan sono stati trovati solo dieci anni fa. Nella regione vive già una specie autoctona di orso: l’orso bruno himalayano (Ursus arctos isabellinus).
Va anche detto che la ricerca di Sykes non è ancora stata pubblicata in una rivista scientifica peer-reviewed e che altri scienziati si sono dimostrati molto scettici, forse anche perché i risultati dei test di Sykes saranno oggetto di un documentario in tre puntate che verrà trasmesso in Gran Bretagna da Channel 4, inoltre il ricercatore ha scritto un libro, “The Yeti Enigma: A DNA Detective Story” che uscirà nel 2014.
Bill Amos, dell’università di Cambridge, ha detto al Guardian che la cosa in realtà dipende dal fatto se i peli provenivano da uno “Yeti” o se erano stati deliberatamente presi da un orso polare per costruire una delle tante bufale sullo Yeti di ispirazione. «Che Brian Sykes abbia analizzato i peli va bene. Su da dove provengano i peli e su come siano arrivati lì, sarei più scettico. E’ anche difficile immaginare come questi orsi possano essere rimasti nascosti nel ventunesimo secolo. Se ci fosse qualcosa di simile ad una popolazione media di 20-50, che è il numero minimo che la maggior parte delle persone pensa possa consentire una popolazione vitale, perché queste cose non sono sta viste più spesso da persone in cerca di pellicce del leopardo delle nevi e di tutto il resto? Attualmente c’è molto poco ed è così remoto che non si ottengono numeri realmente apprezzabili».
In effetti, mentre lo Yeti ed il bigfoot americano restavano un leggendario mistero, ogni anno venivano “scoperti” decine di nuovi mammiferi, ma spesso si tratta di roditori e pipistrelli; l’ultimo mammifero di grossa taglia scoperto dagli scienziati è stato il Soala (Pseudoryx nghetinhensis) nel 1992, trovato nelle dense e remote foreste pluviali dei monti dell’Annam, in Indocina. Inoltre le nuove scoperte di mammiferi sono fatte quasi esclusivamente nei tropici.
Per confermare i risultati di Sykes bisognerebbe che un avventuroso (e ben finanziato ed attrezzato) team di biologi cercasse di scoprire questi orsi/yeti così elusivi per determinare esattamente se si tratti di una nuova specie o di sottospecie, di ibridi o di o qualcos’altro.
In un’intervista alla Bbc Sykes ha detto: «Penso che questo orso, che nessuno ha mai visto in vita… potrebbe essere ancora lì e potrebbe avere addosso un bel po’ di orso polare. Se si tratta di un ibrido orso bruno-polare può mostrare comportamenti insoliti come riferiscono i testimoni oculari. Allora penso che potrebbe essere la fonte del mistero e la fonte della leggenda». Ma Sykes, che ha anche studiato presunti peli di bigfoot, non dice che tutti i peli testati provengono da orsi. Nel 2008, gli scienziati analizzarono altri peli di “Yeti”, scoprendo che in realtà provenivano da un ungulato, il goral dell’Himalaya.
Sykes affronta naturalmente la cosa con piglio scientifico: «I bigfootologists ed altri appassionati sembrano pensare di essere stati respinti dalla scienza, ma la scienza non accetta o rifiuta qualsiasi cosa: tutto ciò che fa è esaminare le prove, ed è quello che sto facendo».