Bologna, Legambiente difende il modello Città 30 km/h: «Proteste fisiologiche»
Ciafani: «Mostra risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e consente all’Italia di recuperare i ritardi»
[18 Gennaio 2024]
All’inizio di questa settimana quello di Bologna è stato il primo grande capoluogo italiano ad adottare il modello Città 30 km/h, adottato per ridurre l’inquinamento atmosferico e aumentare la sicurezza stradale.
Un cambiamento non apprezzato però da tutti i concittadini, soprattutto di fronte al fioccare delle prime multe, che vanno da un minimo di 30 euro ad un massimo di 845 euro.
Poche comunque le infrazioni accertate: nel primo giorno sono state solo 7 le sanzioni emesse per il superamento del limite dei 30 km/h e 5 per superamento del limite dei 50 km/h.
«Le proteste di cittadini e cittadine sulle prime multe sono legate alla paura del cambiamento e perciò fisiologiche – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Esprimiamo pieno sostegno al sindaco Matteo Lepore nel portare avanti un provvedimento innovativo e importante».
Un modello di mobilità che molte altre città e capitali europee hanno già traguardato con successo. «Mostra risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e che consente all’Italia – argomenta Ciafani – di recuperare i ritardi europei rispetto alla scarsa sicurezza stradale e la tutela degli utenti più vulnerabili. Siamo sicuri che, superate le resistenze iniziali, i dubbi lasceranno spazio alle certezze».
Sulla stessa linea Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna e Claudio Dellucca, presidente del Circolo Legambiente Bologna: «Il progetto di Bologna Città 30 richiede un profondo cambiamento culturale nella direzione giusta, per rendere più sicuri e vivibili per tutti le strade e gli spazi cittadini. A questo punto occorre procedere con interventi urbanistico-architettonici per favorire il rispetto dei limiti nei tratti più critici della rete stradale, affiancati a una campagna di sensibilizzazione ed informazione rivolta a tutti gli utenti della strada. Sarà ugualmente importante prevedere attività di controllo della velocità con personale e dispositivi adeguati; serve però il coinvolgimento attivo della cittadinanza per far sì che la “città 30” diventi un approccio condiviso e non imposto».
E a livello nazionale? «Al Governo e Parlamento chiediamo di approvare – conclude Ciafani – tutti gli emendamenti sul nuovo Codice della strada che riguardano la moderazione della velocità e le Città 30, all’esame della Commissione trasporti della Camera, per avere un Codice della strada che sia innovativo e che non lasci Bologna essere l’unica città europea in tutta Italia (insieme ad Olbia) a misura di persona».