La migrazione è un conto in sospeso del capitalismo. L’ultima liberalizzazione
E' meglio, a quanto pare, essere un oggetto inanimato che una persona vivente che respira
[19 Maggio 2015]
Una lattina di fagioli ha più libertà di viaggiare per il mondo di una persona. Nel corso degli ultimi 200 anni c’è stata una drastica riduzione delle norme che limitano le cose che viaggiano attraverso le frontiere. La tariffa media sulle merci che si spostano da un paese all’altro è ora circa il due per cento.
Mentre le cose sono sempre più libere di muoversi in tutto il mondo, per le persone è vero il contrario. Quasi tutti i Paesi sviluppati limitano in una certa misura l’immigrazione. E mentre i tre quarti degli Stati membri dell’Onu hanno sottoscritto le regole che impediscono il traffico di esseri umani e il contrabbando, meno di un quarto hanno approvato regole globali per tutelare i diritti dei migranti. La priorità è quella di tenere la gente fuori, non di accoglierla.
Che cambiamento da un centinaio di anni fa. Quando, più di un milione di persone migrarono ogni anno del tutto legalmente dell’Europa nel decennio dopo il 1900. Queste erano persone che esercitavano le loro libertà per realizzare le loro ambizioni di una vita migliore per se stessi e le loro famiglie. Un sogno dei capitalisti liberali, si potrebbe pensare. Ma non sembra. Per tutto il XX secolo, le barriere sono aumentate, e le scelte delle persone sono state limitate in tutto il mondo.
Le barriere commerciali e le restrizioni non hanno mai fermato il traffico di esseri umani. Hanno solo portato al contrabbando, al crimine e perfino alla morte. E le regole in materia di migrazione non fermano le persone in movimento. Le barriere crescono, ma la migrazione continua ad aumentare: dal 1990 il numero dei migranti internazionali è aumentato di quasi il 50%. Proprio come per il commercio, la combinazione porta inesorabilmente al contrabbando di persone, al crimine ed ai massacri quotidiani del Mediterraneo che quest’anno hanno reclamato quasi 2.000 vite.
Il trend inarrestabile, l’evidenza è chiara. E tutto questo contribuisce a rafforzare i casi per ridurre le restrizioni alla libertà delle persone a migrare. Ma la pressione politica per la liberalizzazione della circolazione è quasi assente. Invece, i leader politici vengono invitati a rispondere ai migranti morti con più restrizioni, piuttosto che avere un approccio umano, realistico ed economicamente valido nel guardare a come le regole possono essere liberalizzate. Chi parlerà per la gente?
Non saranno i partiti politici, almeno non nel Regno Unito: le recenti elezioni qui hanno visto un consenso quasi universale sul fatto che l’immigrazione è qualcosa che deve essere fermato. Non saranno le Ong, le voci tradizionali di chi non ha voce in altri luoghi. Mentre ci sono stati alcune campagne per una risposta umanitaria alla morte dei migranti, le organizzazioni per lo sviluppo sono state quasi completamente in silenzio su come rendere realmente più equa la migrazione. Non saranno i sindacati, intrappolati nella falsa logica che una persona in più in arrivo al paese è un posto di lavoro in meno per i loro membri, una visione che è stata smentita più e più volte, ma che, come uno zombie, non morirà. Nessuno, a quanto pare, parlerà per i milioni di persone che si spostano.
C’è qualcosa di vergognoso nella nostra accettazione della libertà per le cose, quando non siamo disposti a concedere la stessa libertà ad altri esseri umani. Se si desidera viaggiare in tutto il mondo, è meglio, a quanto pare, essere un oggetto inanimato che una persona vivente che respira.
Tra i primi lobbisti per la liberalizzazione del commercio ci sono stati i riformatori della Corn Law Cobden e Bright. Ora, è quasi incredibile che 200 anni fa fosse legittima una posizione politica che diceva che il commercio dovesse essere limitato anche quando la gente moriva di fame per mancanza di cibo. Ci sono volute persone coraggiose di contestare questa tesi, persone che la storia ha dimostrato essere del tutto nel giusto. Fra 200 anni potremmo anche guardare indietro con la stessa incredulità all’idea che la libera circolazione delle persone sia qualcosa di diverso da una cosa globalmente buona, per chi si si sposta e per chi resta.
La migrazione non sarà e non può e non deve essere fermata. E ‘un bene per i Paesi, ed è un bene per i milioni di persone che votano con i piedi, però molte restrizioni sono messi sulla loro strada. Chi avrà il coraggio di portare a compimento l’ultima liberalizzazione del capitalismo e dare alle persone la stessa libertà delle automobili, dei vestiti e dei computer?
Claire Melamed
Direttrice Growth, Poverty and Inequality programme di Overseas Development Institute (ODI). In precedenza è stata responsabile politica di ActionAid UK. Ha anche lavorato per Christian Aid, per l’ONu in Mozambico ed ha insegnato alla University of London alla Open University. Si occupa di “MY World” con l’Undp e lavora alla “data revolution”.