Traffico di esseri umani: agire subito per proteggere i milioni in più di vulnerabili causati dal Covid-19
Razzismo e xenofobia tolgono voce alle vittime della tratta e favoriscono i loro carnefici
[30 Luglio 2021]
Oggi è il World Day Against Trafficking in Persons e il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha esortato gli Stati ad agire contro la tratta di esseri umani, evidenziando che «La pandemia di Covid-19 ha spinto fino a 124 milioni di persone in più nella povertà estrema» e che molti milioni di questi sono vulnerabili e indifesi di fronte a questo flagello.
Guterres ha ricordato che «La metà delle vittime nei Paesi a basso reddito sono bambini, la maggior parte sono vittime di tratta per lavoro forzato».
Ma non si tratta di un traffico primitivo e arretrato, il capo dell’Onu ha ricordato che «I criminali di tutto il mondo utilizzano la tecnologia per identificare, controllare e sfruttare le persone vulnerabili. I bambini sono sempre più presi di mira attraverso piattaforme online per lo sfruttamento sessuale, il matrimonio forzato e altre forme di abuso».
In concomitanza con la Giornata mondiale di quest’anno, l’United Nations office on drugs and crime (Unodc) ha lanciato la campagna “Victims’ Voices Lead the Way”, per mettere in luce le storie non raccontate delle vittime e il loro ruolo nella lotta contro la tratta. La direttrice esecutiva dell’Unodc, Ghada Waly, ha detto che «Le voci delle vittime sono fondamentali per prevenire la tratta, sostenere i sopravvissuti e assicurare i colpevoli alla giustizia. La pandemia di COVID-19 ha aggravato le vulnerabilità alla tratta, i contributi delle vittime sono più essenziali che mai».
L’Unodc assiste i Paesi e tutti gli stakeholders ell’attuazione del Trafficking in Persons Protocol e nello sviluppo di approcci incentrati sulle vittime. Attraverso l’ UN Voluntary Trust Fund for Victims of Trafficking in Persons, l’Agenzia Onu fornisce anche un supporto essenziale alle vittime e aiuta a responsabilizzarle come parte della risposta. La Waly ha invitato tutti gli Stati membri a «Sostenere il fondo e ad aiutare ad amplificare le storie delle vittime».
Siobhán Mullally, esperta Onu per la lotta alla tratta di esseri umani, ha ricordato che queste azioni sono ostacolate da razzismo e xenofobia: «Piuttosto che essere protetti e assistiti senza discriminazioni in quanto bambini a rischio, i bambini vittime di tratta sono trattati come migranti irregolari o soggetti a procedimenti penali, e la loro età e credibilità sono messe in discussione. Il razzismo, la xenofobia e la discriminazione di genere stanno mettendo a rischio i diritti umani delle vittime della tratta e consentono a coloro che svolgono questo commercio illegale di continuare impunemente. Invece di essere identificate come vittime di una grave violazione dei diritti umani, le vittime vengono arrestate, detenute, vengono negate loro assistenza e protezione e vengono persino rimpatriate con la forza nei Paesi di origine a causa della profilazione razziale e della discriminazione ai valichi di frontiera e nei sistemi di giustizia penale».
La relatrice speciale ha esortato «Tutti gli attori coinvolti, compreso il settore privato, a combattere il razzismo e la xenofobia nelle forze dell’ordine, alle frontiere, nei sistemi educativi, nei luoghi di lavoro, nei sistemi di protezione dell’infanzia e nelle operazioni umanitarie e di pace. Quando la discriminazione di genere si aggiunge al razzismo e alla xenofobia, le vittime soffrono ancora di più. Le azioni per combattere la tratta devono andare oltre gli stereotipi dannosi delle “vittime ideali” che lasciano molte vittime e sopravvissuti senza la protezione e l’assistenza a cui hanno diritto. Le misure di prevenzione sono limitate anche da stereotipi razzisti e xenofobia e portano a errori di identificazione. Troppo spesso si mettono in discussione le testimonianze delle vittime e si negano i danni ei traumi che hanno subito. La mancata identificazione delle vittime della tratta porta a rimpatri forzati, arresti, detenzione e perseguimento penale, separazione familiare e rifiuto dell’assistenza consolare, piuttosto che a protezione e assistenza».
Guterres ha esortato i governi ad «Adottare misure urgenti per rafforzare la prevenzione, sostenere le vittime e consegnare i colpevoli alla giustizia Questo include l’attuazione dell’United Nations Convention against Transnational Organized Crime del suo Protocol to Prevent, Suppress and Punish Trafficking in Persons».
La Mullally ha anche ricordato ai governi che, secondo il diritto internazionale sui diritti umani, hanno obblighi precisi «Per eliminare la discriminazione diretta, indiretta e strutturale» e che «La Raccomandazione generale n. 38 della Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women (CEDAW) dello scorso anno ribadisce la obbligo degli Stati di garantirne l’applicazione a tutte le vittime senza eccezioni. A meno che gli Stati non intraprendano azioni efficaci per combattere la discriminazione, il razzismo e la xenofobia, i trafficanti continueranno a prendere di mira impunemente le comunità minoritarie, i popoli indigeni, gli apolidi, i migranti e i rifugiati. Le voci di tutti i sopravvissuti e delle vittime della tratta dovrebbero essere portate alla ribalta senza discriminazioni o eccezioni. L’empowerment a tutti i sopravvissuti alla tratta è fondamentale per garantire che i diritti umani di tutte le vittime della tratta siano rispettati senza discriminazioni e con urgenza».