L’ambiente il settore con il maggior numero di procedure aperte
Discarica di Malagrotta, dall’Ue arriva una nuova causa d’infrazione
L’Unione punta il dito anche contro le gabbie delle galline ovaiole
[2 Ottobre 2013]
Sale il numero di procedure di infrazione Ue a carico dell’Italia, e tra i vari settori l’ambiente mantiene il suo triste primato: sono state infatti introdotte 6 nuove cause alla Corte di giustizia europea, fra cui una riguardante la discarica di Malagrotta, e un’altra le gabbie delle galline ovaiole. L’Italia in questi due casi rischia di essere condannata per violazione del diritto europeo.
In particolare per quanto riguarda rifiuti conferiti nella discarica di Malagrotta e in altre discariche per rifiuti urbani del Lazio, secondo la Commissione europea, l’Italia è venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva del 1999 sulle discariche. Perché è stato consentito il conferimento dei rifiuti “tal quali”, cioè non trattati in tali discariche.
La direttiva relativa alle discariche del 1999 prevede – mediante rigidi requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche – misure volte a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente, in particolare l’inquinamento delle acque superficiali, delle acque freatiche, del suolo e dell’atmosfera e i rischi per la salute umana risultanti dalle discariche di rifiuti, durante l’intero ciclo di vita della discarica. E impone agli Stati di far si che solo i rifiuti trattati vengano collocati a discarica.
La direttiva 2008 relativa ai rifiuti prevede poi che gli Stati membri adottino le misure appropriate per la creazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili.
Per quanto riguarda, invece, le gabbie galline ovaiole la violazione dell’Italia – relativa alla direttiva 1999 – riguarda il fatto che non è stato garantito a partire dal 1° gennaio 2012, il non uso di gabbie non modificate.
La direttiva del 1999, infatti, mira a realizzare la convenzione europea per la protezione degli animali negli allevamenti e a mettere in pratica principi quali la disponibilità di un ricovero, di cibo, acqua e di cure appropriate in funzione delle esigenze fisiologiche ed etologiche degli animali.
Le due nuove cause e in generale l’alto numero di infrazioni a carico del nostro Paese sottolinea ancora una volta quanto sia difficile per l’Italia attuare regolarmente ed entro i termini previsti le politiche ambientali europee.
Le difficoltà potrebbero essere legate alla complessità del processo di formazione della normativa europea e alla sua lontananza dalle realtà statali. Potrebbero anche essere legate alla situazione materiale di partenza italiana troppo distante dagli obiettivi di politica ambientale indicati dall’Ue. Potrebbero essere legate ai conflitti tra le competenze in materie della Regione e dello Stato. Comunque sia rimane il fatto che l’adempiere alla normativa europea è un obbligo delle istituzioni nazionali locali e che la normativa ambientale italiana è per la stragrande maggioranza di derivazione europea. Una normativa, fra l’altro caratterizzata di per sé da una scarsa chiarezza: le norme si stratificano, non si implementano, non si armonizzano in particolare con gli obiettivi europei. L’Italia non riesce ad armonizzare il diritto interno agli obiettivi europei e non integra la disciplina esistente con la nuova disciplina. Le istituzioni tendono a operare come un recettore passivo della normativa europea, si assiste cioè a un recepimento “notarile” caratterizzato dall’approvazione norme che si limitano a ripetere la disciplina contenuta nelle direttive. Tale meccanismo che consente al legislatore di adempiere rapidamente e di scampare possibili aperture di procedimenti di infrazione, esclude l’inserimento nel nostro ordinamento di strumenti e meccanismi che potrebbero adeguare gli obiettivi delle direttive alle condizioni e alla realtà specifica nazionale e locale.