L’amianto e le politiche comunitarie: il parere del Comitato economico e sociale europeo
[4 Agosto 2015]
La rimozione completa di tutto l’amianto utilizzato e di tutti i prodotti contenenti amianto deve rappresentare un obiettivo prioritario per l’Unione europea. Per questo l’Ue deve adottare un approccio coordinato e deve garantire una stretta collaborazione in materia di politiche e regimi di finanziamento a livello europeo e nazionale. Lo afferma il Comitato economico e sociale europeo (Cese) nel suo parere sul tema “Liberare l’UE dall’amianto”.
A tale proposito il Cese invita l’Ue a collaborare con le parti sociali e altri soggetti interessati a livello europeo, nazionale e regionale per elaborare e condividere piani d’azione destinati alla gestione e rimozione dell’amianto. Piani che dovrebbero includere una serie aspetti: istruzione e informazione, formazione dei dipendenti pubblici, formazione nazionale e internazionale, programmi di finanziamento della rimozione dell’amianto, attività di sensibilizzazione alla rimozione dell’amianto e dei prodotti contenenti amianto (anche da edifici, strutture pubbliche e siti di ex stabilimenti di produzione dell’amianto), pulizia di immobili e costruzione di impianti per la distruzione dell’amianto e del materiale di risulta contenente amianto, monitoraggio dell’efficacia dei requisiti legislativi vigenti, valutazione dell’esposizione del personale a rischio e protezione della salute.
Nonostante i divieti vigenti, all’interno degli edifici si trovano ancora milioni di tonnellate di amianto e non tutti gli Stati membri hanno ancora istituito un registro dei siti contenenti amianto né dei quantitativi da rimuovere. Manca quindi un punto di partenza adeguato per il corretto smaltimento di tutte le fonti di amianto ancora presenti in Europa.
Inoltre, una parte consistente dell’ambiente edificato nell’Ue contiene amianto. Del resto il settore dell’edilizia ha avuto una forte espansione tra il 1961 e il 1990, periodo durante il quale il patrimonio edilizio, in quasi tutti gli Stati membri, è più che raddoppiato e si è fatto ampio uso dell’amianto.
La ristrutturazione dell’ambiente edificato, dunque, rappresenta un duplice vantaggio: da un lato offre notevoli potenzialità di miglioramento del rendimento energetico degli edifici, contribuendo quindi al raggiungimento degli obiettivi della tabella di marcia per il 2050, e dall’altro, rappresenta un’opportunità unica di rimuovere l’amianto.
Ma nonostante che l’Ue abbia messo a punto una politica ambiziosa in materia di efficienza energetica a tale politica non vengono affiancate strategie di rimozione dell’amianto. Per questo il Cese raccomanda vivamente di garantire tale affiancamento, nel quadro di una politica coerente in grado di integrare gli ambiti d’intervento pertinenti.
Comunque, uno dei problemi principali riguarda le conoscenze o meglio la mancanza di conoscenze sull’amianto. Molti lavoratori svolgono attività che li espongono all’amianto: si tratta in particolare di coloro che operano nei settori della manutenzione e della bonifica, anche se vi sono molte altre categorie potenzialmente interessate (copritetti, elettricisti, istallatori di impianti di riscaldamento, addetti al riciclaggio, coordinatori della salute e sicurezza sul lavoro, ispettori del lavoro ecc.). Per cui il Cese invita la Commissione a elaborare, in collaborazione con le parti sociali e altri soggetti pertinenti, programmi e attività di sensibilizzazione incentrati sui rischi derivanti dall’amianto e sulla necessità di una formazione appropriata per tutti i lavoratori che possono entrare in contatto con materiali contenenti amianto, nonché a migliorare l’informazione riguardo alla normativa vigente in materia di amianto e a fornire orientamenti pratici su come rispettarla, rivolti anche ai cittadini dell’Ue.
L’integrità fisica è un diritto umano fondamentale, sancito, tra l’altro, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E le politiche dell’UE devono essere concepite in maniera da proteggere questo diritto: si tratta soprattutto delle politiche in materia di sanità pubblica e di salute e sicurezza sul lavoro, ma anche di altri settori che si occupano delle possibilità di esposizione all’amianto e delle modalità di trattamento di tale materiale.